III

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Leo amava Calipso, ma dopo quel giorno si ripromise di forgiarle una statua. Pochi istanti prima che i proiettili raggiusero i giovani, la maga evocò un potentissimo getto di vento che fece schivare ai due la pioggia di bronzo celeste, scaraventandoli ai lati opposti della sala. Il figlio di Efesto colpì con forza il muro di mattoni e rimase stordito mentre la maga atterrò su uno dei divani e si rimise subito in piedi. Di getto corse verso il fidanzato. quando lo raggiunse, il ragazzo tossì un paio di volte.

-Grazie, chica

Il suono del nuovo arrivato che batteva le mani interruppe i due. Il ragazzo aveva il solito sorrisetto stampato in volto, ma questa volta una scintilla di curiosità ardeva dentro gli occhi arancio brillante.

-la fuggitiva di Ogigia! Non mi aspettavo di trovarti qui... l'imperator Caesar ti ha cercata per vario tempo, e pensare che eri proprio sotto al nostro naso, fortunatamente le torrette si sono inceppate... devo proprio dar loro una bella ripulita

La ragazza rispose in modo brusco.

-cosa sei? Cosa vuoi da noi?

Il giovane scosse la testa mentre, come se nulla fosse, si mise a controllare le bocche di fuoco bronzee.

-sono stato anche io un semidio, state cercando di prendere tempo per escogitare un modo per battermi facendomi parlare. Un po' banale, mi aspettavo di meglio dalla grande Calipso e da uno dei miei fratellini.

Leo sgranò gli occhi.

-sei un figlio di Efesto?

L'altro diede una botta ad una delle torrette, ed entrambe rientrarono nel pavimento.

-Vulcano, prego. Ma non servono presentazioni, ho deciso che attuerò un piccolo cambio di piani

Indicò la giovane maga.

-tu verrai con me alla Nova Domus Aurea... mentre tu... beh, non penso tu sia necessario, ma tranquillo, non ti ucciderò, ti metterò solo in gabbia per un po'. I fratelli semidivini devono sostenersi a vicenda giusto?

Il ragazzo gli fece un occhiolino, che servì solo ad aumentare la rabbia del figlio di Efesto. Le mani del ragazzo si incendiarono, ma fu Calipso ad agire, scagliando un'impetuosa raffica di vento contro l'avversario. Il ragazzo fece un gesto con la mano destra ed un muro si frappose tra i due, bloccando il getto di vento. Nel frattempo, Leo non era rimasto con le mani in mano: dopo aver spento le fiamme cercò un telecomando dalla sua cintura e digitò su di esso un codice; dalle scale giunse un ronzio. In pochi istanti cinque sfere di Archimede giunsero volando tramite delle piccole eliche nella sala. Purtroppo Festus era nell'officina seminterrata a riposare e ci voleva tempo per farlo riattivare. Presto le sfere si misero tra l'invasore ed i due giovani. Il nuovo arrivato, non appena si accorse delle sfere, fece un sorriso di pura gioia che stupì gli altri due.

-non ci credo! Anche tu sai usare le Spherae Magnae!

Il figlio di Efesto lo squadrò confuso.

-le cosa cosae?

L'altro continuò ignorando la domanda.

-anche se non sembrano accordate alla perfezione, ecco, ti faccio vedere...

Il ragazzo allargò le mani ed il figlio di Efesto non credette ai suoi occhi: una decina di sfere di Archimede scese levitando da scompartimenti segreti si lati dell'alto soffitto. Ma queste erano diverse dalle sfere che Leo possedeva, queste parevano più raffinate e soprattutto risplendevano di oro imperiale. Il figlio di Vulcano parve godersi genuinamente la sorpresa dell'altro giovane, poi però torno serio.

-adesso, se non vi dispiace, ridatemi l'officina

Senza nessun apparente segnale, da ciascuna delle sfere spuntò una torretta d'oro. Il giovane si affrettò a chiarire.

LA VENDETTA DELLE LEGIONIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora