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Capitolo 19

I raggi mattutini illuminavano la stanza attraverso le tende bianche e colpisvano la schiena di una persona. Fighter, assonnato, si svegliò e allungò una mano a tastare il letto al suo fianco, come a cercare qualcuno che dovrebbe essere sdraiato abbracciato a lui. Ma quello spazio era vuoto, così alzò la testa dal cuscino per guardarsi attorno. Vide che Tutor non era là.

Fighter si alzò a sedere e si guardò attorno, finché il suo sguardo scivolò sul ragazzo in pantaloncini seduto sul tavolo, con le gambe a penzoloni dal bordo del balcone.

Le punte dei capelli ondeggiavano nel vento, scoprendo un viso che con sguardo assorto fissava lo scenario davanti a sé. Fighter non riuscì a trattenersi, prese la macchina fotografica e scattò una foto, poi uscì per avvicinarsi al giovane seduto all'esterno.

"Pensavo che fossi fuggito, lasciando i soldi sul letto", disse Fighter infilandosi tra le gambe del ragazzo seduto sul tavolo. Tutor aprì le gambe e fece una smorfia, guardando storto il ragazzo che aveva davanti.

"Quasi. Ma tu non sei stato tanto bravo da ricevere dei soldi."

"Ehi! Sembra un insulto!" Fighter allungò una mano a colpire la fronte di Tutor. Si guardarono, sapendo entrambi che la loro relazione non era più quella di prima.

"P'Fight."

"Dimmi."

"Dici che abbiamo fatto una cosa giusta?"

"Ieri notte? Perché? Oppure... te ne stai pentendo?" La sua espressione desolata fece spuntare un sorriso carezzevole sul volto di Tutor. Alla fine, era Fighter a preoccuparsi troppo a causa della loro storia.

"No, affatto", rispose Tutor, allacciando le mani dietro al collo di Fighter: "Non me ne pento, è solo che... mi sento strano."

"Io cosa dovrei dire? Stanotte hai usato il tuo nome, Tor. Non sei stato troppo cattivo?"

La parola che Tor aveva usato per riferirsi a sé stesso si era già impressa nel cuore di Fighter. Vieni dal tuo Tor.

"Smettila, Phi."

"Un po' di coraggio. Come dovremmo chiamarci? Dovremmo chiamarci così d'ora in poi?"

"..." Tutor non rispose. Era molto più imbarazzato per essersi chiamato con il proprio nome. Dev'essere stato perché la sera precedente, quando l'aveva usato, era nel mezzo della crescente eccitazione.

"Voglio davvero che usi il tuo nome."

"..."

"Non puoi?"

"Posso, ma... Non ci sono abituato, P'Fight. Posso aspettare un po'?"

"..."

"Per favore", gli rivolse una smorfia carina. Aveva un'espressione così testarda quando lo supplicava! Aveva voglia di mordere quella bocca. Pensava che comportandosi così lo avrebbe convinto?

Accidenti. Aveva ragione.

"Va bene", Fighter venne sconfitto. "Allora, prima hai detto di sentirti strano. Strano come?"

"Non lo so, P'Fight. Non so spiegarmelo, ma non è una cosa negativa. È solo che... Non so come spiegarlo." Tutor rispose con voce perplessa. La sua faccia mostrava un po' di apprensione. Anche se non era molta, capiva cosa stava provando l'altro ragazzo. Una ragione che rendeva nervoso Tutor era che non aveva ancora raccontato alla sua amica d'infanzia, HwaHwa. Lo faceva sentire come se avesse un peso sul cuore. Poteva anche essere piccolo come un granello di polvere, ma per Tutor era sufficiente per sentire male al cuore e non riusciva a scrollarlo via.

Why R You? [Fighter x Tutor] Traduzione italianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora