Il Mare

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Sardegna, Perda Longa, 3500 A.C circa

(assaggia)

Non era la prima volta che l'inferno mandava Crawly a piantare un menhir: creare falsi idoli era stato dal principio uno dei suoi compiti principali. Quella volta però, incredibilmente, si trovava in un luogo piacevole. Le terre del nord erano fredde e piovose: sicuro, l'erica era bella e morbida da dormirci sopra, ma la maggior parte delle volte era umida e lo gelava fin nelle ossa. Il corpo che aveva a disposizione non sembrava immune dai fastidi che provavano anche i comuni umani, e la cosa non mancava di indispettirlo.

Comunque, in quell'occasione non poteva lamentarsi.

Il posto, per una volta, era davvero bello. Aveva miracolato una decina di menhir in diverse località dopo essersi materializzato su quell'isola. Crawly non usava le ali: da quando Lei lo aveva cacciato dal paradiso per un peccato che lui giudicava veniale, aveva scelto di rinchiuderle sotto la pelle e non le aveva più voluto nemmeno guardarle. Non gli servivano, dato che poteva apparire sulla terra dove voleva, e comunque non c'era quasi nessuno che potesse vedere cosa faceva: gli umani erano pochi e le rare volte che ne aveva incontrato qualcuno lo avevano scambiato per una divinità. Non aveva ancora deciso se la cosa lo compiacesse o no.

L'estate stava volgendo al termine, l'aria profumava di mirto e ginepro, misto ad altre piante tipiche della zona. Gli lasciava un sapore acre e pungente ma gradevole, pulito. Dalla cima del colle dove si trovava Crawly poteva vedere non troppo lontano la distesa azzurra del mare. Sembrava particolarmente bella e luccicante nella luce calda del primo pomeriggio. Decise che aveva tempo a sufficienza per avvicinarsi, prima che qualcuno lo cercasse. Sempre che qualcuno lo facesse. All'inferno, dopo il primo compito portato a termine ai tempi dell'Eden, si erano disinteressati di lui in fretta. Nessuno si curava granchè di quello che faceva o non faceva, e Crawly passava sempre più tempo sulla superficie, che avesse o meno qualche missione da svolgere.

Fu una passeggiata abbastanza piacevole ed era giunto ormai alle propaggini della spiaggia, quando un cespuglio irto di aculei gli strappò parte della tunica.

Imprecò da principio, ma poi si guardò intorno.

Il sole era talmente caldo e la sabbia sottile e bianchissima tra le dita dei piedi talmente piacevole, che semplicemente la sfilò e la lasciò cadere dietro le spalle. Nudo, continuò a camminare verso l'acqua. Non aveva mai avuto desiderio di immergersi, ma quel posto sembrava talmente bello che non seppe resistere. Il mare era calmo e trasparente.

Il primo contatto con l'acqua fu leggermente sgradevole: era più fredda di lui, ma oramai si era incaponito. Camminò fino a che non gli raggiunse il ventre. Guardando verso il basso poteva tranquillamente vedere le gambe pallide, leggermente distorte dalle increspature sulla superficie del mare. C'erano alcuni pesci di piccola dimensione che gli nuotavano intorno.

Chiuse gli occhi, volgendo il viso al sole.

***

"Mio caro ragazzo! Che fai qui?".

La voce di qualcuno che conosceva lo fece sussultare.

Aziraphale, Guardiano della Porta Orientale, camminava nell'acqua verso di lui e quasi luccicava alla luce del sole, tanto era bianco. I capelli bagnati rilucevano di centinaia di piccole gocce, così come la peluria sul torace niveo.

Crawly si sarebbe dovuto allontanare, ma non lo fece.

"Che fai qui?" disse, invece.

"Oh nulla di che, di tanto in tanto passo a controllare. Gli indigeni sono gentili. E beh... devi ammettere che è un posto veramente molto bello" gli rispose Aziraphale stringendo appena le spalle, mentre le labbra gli si increspavano di un sorriso leggero.

"Lo avevi già fatto? Nuotare dico. Immergerti" chiese Crawly, muovendo le mani nell'acqua, affascinato.

"Qualche volta. Trovo sia piacevole. Hai provato a... lasciarti andare?" gli disse.

"Lasciarmi andare? Cosa intendi?". Crawly era curioso e sospettoso allo stesso tempo. L'angelo era comunque un suo nemico, anche se non si era mai dimostrato pericoloso.

"Beh, puoi galleggiare. Se ti lasci andare intendo. Devi gonfiare il torace, riempirlo d'aria".

Aziraphale piegò le ginocchia e scese nell'acqua fino alle spalle. Crawly lo guardò chiudere gli occhi e abbandonare le membra, mollemente, piegare il collo indietro ed emergere lentamente fino ad essere come sdraiato nell'acqua. Le braccia aperte si muovevano appena, a mantenere la posizione. Sembrava rilassato.

Si rialzò poco dopo, gocciolando. Sorrideva ancora, luminoso.

"Vedi? Puoi provare, se credi. Sarò qui in ogni caso" lo incoraggiò.

Crawly ripetè le stesse operazioni che aveva visto fare all'altro, rabbrividendo quando l'acqua gli coprì le spalle. Tirò indietro il capo e i lunghi capelli si sparsero intorno a lui, ondeggiando come alghe rosse. Inspirò profondamente e si sentì sollevato verso l'alto. Galleggiare era la cosa più simile al volo che avesse provato negli ultimi 500 anni. Splendido.

Un attimo dopo aveva perso la concentrazione e si trovò ad annaspare con la bocca piena d'acqua, mentre Aziraphale lo tirava su per i fianchi.

Tossì, aggrappandosi alle spalle tornite. Per un lunghissimo momento si trovò rannicchiato, con la faccia premuta sul torace dell'altro. Inspirò profondamente, a bocca aperta, contro il suo petto. Strano come, sebbene non avesse davvero bisogno di respirare, la sensazione di soffocamento dell'acqua in gola lo avesse sconvolto.

Quando sentì il sapore del sale mischiato a quello della pelle di Aziraphale in bocca, Crawly si scoprì, di nuovo, più umano di quanto avrebbe voluto.

Più di quanto fosse lecito.

Il senso della vita - Good Omens CollectionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora