Zante, Grecia, 3200 circa a.C.
(sfiora)
Crawly era seduto con le gambe a penzoloni su di un'alta scogliera.
Guardava in basso, c'era un mare trasparente che rifletteva il colore del cielo. La vegetazione si era riuscita comunque ad arrampicare anche su quel lembo di roccia e cespugli odorosi la ricoprivano quasi del tutto.
Ci aveva messo un poco per salire, ma ne era valsa la pena: il paesaggio che poteva ammirare da lì era davvero meraviglioso, e Crawly poteva per un poco riempirsi gli occhi di tutta quella bellezza. Presto sarebbe dovuto tornare ai suoi compiti.
La terra gli piaceva.
Gli piaceva passare del tempo al sole, a scaldarsi, e gli piaceva guardare quel mondo cambiare, lentamente, sotto i suoi occhi. Gli umani erano vani e sciocchi e sembravano ancora dei bambini, ma lui aveva un debole per i bambini. Passava sempre più tempo tra di loro.
Per tentarli – si diceva – devi essere uno di loro, altrimenti non si fideranno mai.
Questo era lo scopo della sua presenza nel mondo, quindi era necessario capire, conoscere, affondare nella terra con le dita dei piedi. Toccare, assaggiare, vivere.
Passò un uccello sfrecciando velocissimo davanti a lui, e si gettò senza il minimo pensiero giù per quella scogliera, leggerissimo, scattante. Tutta quella forza e quel coraggio in un essere tanto piccolo. Insignificante. Eppure, con più coraggio di lui. Il demone sospirò.
Un tempo, quando era un angelo, anche lui aveva volato, e le sue piume candide splendevano al sole.
Ma poi c'era stata la Caduta. Lui era stato spinto via dal Paradiso, rigettato dagli altri angeli, abbandonato. Era stato dannato, e tutto il suo corpo si era fatto nero. Tenebra i suoi abiti, tenebra le sue ali. Come una sgraziata cornacchia con le ali spezzate, era stato condannato ad un'esistenza terrena, nascosta alla luce. Era diventato meno che una cornacchia: un serpente strisciante, incapace di elevarsi.
Era così che si sentiva Crawly: incatanato a quella terra, senza più il coraggio di guardare il cielo, indegno, infimo.
***
Aziraphale sapeva sempre, in qualche modo, dov'era Crawly.
Come l'ago di una bussola punta sempre verso il Nord, così Aziraphale aveva come un sesto senso, qualcosa che lo tirava proprio in quella direzione. Si incontravano, di tanto in tanto, nei luoghi più disparati. A volte parlavano, a volte si guardavano da lontano, ognuno intento a seguire i propri doveri.
Quel giorno un desiderio improvviso portò Aziraphale nei pressi del mare, su una spiaggia nell'isola greca di Zante. Un luogo che l'angelo non si sentì troppo in colpa dall'associare al paradiso, tanto era bello. Si sedette sulla sabbia e ci affondò le dita, tirandone su una manciata: microscopici frammenti di conchiglie, granelli luccicanti di quarzo, altri più scuri, quasi nerastri. Aziraphale non si stancava mai di meravigliarsi della bellezza del mondo, e La ringraziava per tutto quello che aveva creato.
Si sdraiò e stette per qualche tempo con gli occhi chiusi.
Quando li aprì, vide una chiazza rossa in cima alla scogliera poco distante da lui. Solo Crawly poteva avere una massa di capelli fiammeggianti così. Si mise una mano sopra gli occhi a schermare la luce del sole: era senz'altro lui. Si alzò e spiegò le ali, per raggiungerlo.
Si posò poco dopo a qualche spanna da lui, e si sedette nella sua stessa posizione, con le gambe a penzoloni nel vuoto.
Crawly non emise un fiato. Non si voltò nemmeno. Si limitò a continuare a guardare verso il basso.
"Mi manca sai" disse, dopo qualche minuto.
"Ti manca? Cosa ti manca?".
"Volare. Mi manca volare. Non lo faccio da... beh, lo sai."
Aziraphale lo guardò esterrefatto.
"Ma... Crawly. Perchè? Hai ancora le ali, no?".
"Si, le ho. Nere. Questa è la mia natura angelo: sono fatto per strisciare. Per questo mi chiamo Crawly. Striscio. Sono un serpente, non un angelo": Aveva scandito le parole, quasi sputandole una ad una. Violente, piene di amarezza.
"Crawly, i corvi hanno le ali nere, eppure volano" gli disse dolcemente Aziraphale. "Non sei un serpente. Forse ti chiami Crawly, ma puoi cambiare se solo lo vuoi".
"Sono un demone. Sono già cambiato. Non posso tornare indietro, sono senza perdono".
Crawly non si era ancora voltato verso di lui, ma adesso lo fece, e i suoi occhi dalle pupille verticali lo guardarono fissi, senza espressione. Aziraphale rabbrividì, suo malgrado.
"Vedi? Rabbrividisci". Scrollò le spalle. "E' il mio destino e me lo sono costruito da solo. Non mi serve volare. Non mi servono le ali per andare dove voglio".
Rimasero ancora per qualche tempo seduti su quella scogliera, persi nei loro pensieri.
Poi Aziraphale si alzò.
"Io le ho viste Crawly. Le tue ali. Sono uguali alle mie, hanno solo un colore diverso. Puoi volare esattamente come faccio io. Hai scelto di strisciare, non sei obbligato a farlo. Sei solo un vigliacco" gli disse, guardandolo con aria di sfida.
Il demone si alzò, fremente di rabbia.
"Come OSI dire una cosa del genere? Io sono quello che ha disobbedito a Lei, ricordi? Io ho combattuto, ho perso, è vero, ma ho combattuto nella ribellione, mentre voi angeli siete rimasti nelle vostre fortezze dorate! Siete voi i vigliacchi, voi che non avete avuto il coraggio e la forza di pensare con la vostra testa!". Aveva quasi urlato le ultime parole, e le mani strette a pugno gli si stavano sbiancando sulle nocche.
"Dimostrami che non sei un codardo allora. Vola".
Poi, Aziraphale aprì nuovamente le ali e si alzò qualche metro sopra di lui.
Crawly ribolliva dentro. Le ali gi spuntarono dietro alla schiena come un manto scuro, che quasi risucchiava la luce. Con pochi colpi, si trovò di fronte all'angelo, pieno di rabbia. Era pronto a combattere, ma Aziraphale stava sorridendo. Lo guardava, raggiante, con gli occhi che sembravano strappati al cielo dietro di lui.
"Sono bellissime..." si lasciò sfuggire.
Crawly non le guardò nemmeno. La sensazione di leggerezza era inebriante. Credeva di averla dimenticata, ricacciata in basso nei luoghi della mente dove evitava di andare. E invece era lì, come era sempre stata, quella meravigliosa sensazione di essere senza peso. Il vento gli sfiorava le barbe delle penne, andando a scompigliare la parte più soffice e piumosa, solleticandole lievemente. Socchiuse gli occhi, per concentrarsi solo su quello: il vento, le ali che lo sorreggevano, la leggerezza, il volo.
Quasi non si accorse quando Aziraphale gli prese la mano.
"Andiamo" disse l'angelo.
"Andiamo a toccare le nuvole".
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Il senso della vita - Good Omens Collection
FanfictionRaccolta di Missing Moments. Crowley e Aziraphale scoprono il mondo, ed imparano ad amarlo, tramite l'esperienza sensoriale. Ogni capitolo sarà incentrato su uno dei cinque sensi.