Pallina magica

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Quanto dura un anno? La risposta più normale da dare sarebbe: un anno dura trecentosessantacinque giorni.

Ma c'è qualcuno, in un appartamento nella periferia di Roma, che vi risponderebbe che il suo ultimo anno è durato almeno dieci anni.
Da quando quella sera è tornato a casa con sua figlia ed ha trovato Alvise seduto sul suo divano con lo sguardo basso ed un mazzo di chiavi in mano, la vita di Manuel ha iniziato a scorrere quasi al rallentatore.

Sua madre e Dante, i primi giorni dopo la rottura con Simone, hanno provato a farli incontrare, ma alla fine si sono resi conto di quanto la cosa li mettesse a disagio ed hanno smesso di impicciarsi.

Manuel, nonostante il dolore, la rabbia e la voglia di piangere, ha raccolto gli ultimi effetti personali di Simone e li ha portati a casa del padre.
Anita ha potuto solo stare a guardare il cuore di suo figlio andare in pezzi con la speranza che Isabel, la bimba più dolce del mondo, fosse un motivo sufficiente per rialzarsi e rimettersi in sesto.

Simone continua a vivere a Roma e lavorare nello stesso ufficio. Ha preso in affitto una specie di buco con una sola finestra, che chiamare monolocale è fargli un gran complimento.
Non esce con nessuno e non bacia nemmeno nessuno da quando lui e quello che credeva essere l'amore della sua vita si sono lasciati e non ha proprio l'intenzione di cercare qualcuno o di iniziare una nuova storia. Neanche il sesso occasionale e le pomiciate di una sera in discoteca lo attirano più di tanto.
È troppo impegnato a tenere insieme il suo cuore frantumato per poter anche solo pensare di vedere un altro uomo accanto a sé.

Sembra strano perfino da dire, ma alla fine un anno è passato. Un anno di visite programmate ai loro genitori, quasi come se facessero a turno per essere sicuri di non incontrarsi. Arrivano anche ad evitare di parlare dell'altro e le feste in famiglia sono diventate soltanto un ricordo.

Simone ha portato via Fulmine e Saetta quando si sono lasciati e Manuel ne sente terribilmente la mancanza. Germoglio II è ancora nel suo acquario e Isabel vorrebbe tanto prendere un amico pesce per lui.

La piccola si è piano piano ripresa dalla morte della madre, grazie all'affetto di suo padre e di quei due vicini di casa tanto dolci che ormai sono diventati zio Claudio e zio Alvì.

Manuel è ancora addolorato per la fine della sua storia con Simone ed è ben consapevole di aver gestito male tutta la faccenda, ma non vedeva altra via d'uscita.

Non esce con nessuno da un anno ormai, nonostante un giovane architetto che segue i lavori al cantiere gli abbia fatto spesso gli occhi dolci. Non ha bisogno di una nuova relazione, non saprebbe nemmeno gestirla in realtà.

È concentrato sui suoi libri, sui lavori al centro che sono quasi ultimati e sulla sua vita di papà single.

Ha due momenti preferiti durante la giornata, la colazione al bar con Isabel e vederla crollare addormentata con la testa sul suo petto ogni sera quando si mettono sul divano insieme a guardare un film.

Il mercoledì al loro solito bar è la giornata dei maritozzi con la panna ed Isabel si alza sempre con il sorriso in quel particolare giorno.

Di solito la piccola sceglie il tavolo dove consumare la loro colazione mentre Manuel si avvicina al banco per ordinare due maritozzi, un caffè macchiato ed un cappuccino speciale - come l'ha soprannominato la bimba - che altro non è che latte caldo con un po' di schiuma sopra ed una spolverata di cacao.

Isabel è seduta al tavolo all'angolo scelto per quella mattina e sta giocando con una pallina magica che il papà le ha preso pochi minuti prima dal distributore all'ingresso del bar. La fa rotolare sulla superficie in vetro spingendola con le dita.

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