La lontananza

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Simone si sveglia felice quella mattina.
Fischietta sotto la doccia, bacia il muso di Saetta, riempie di coccole Fulmine e si veste ballando per casa. Il suo buonumore continua quando, uscendo dal palazzo, incontra la signora De Rossi e la saluta con un grosso sorriso.
Entra in ufficio con la stessa espressione felice e canticchiando.

"La lontananza sai è come il vento na na na na na na na".

«Oh buongiorno Simone, sei di buonumore oggi.»
«Buongiorno Alex. Sì, infatti.»
«Beh mi fa piacere. Forse allora oggi è finalmente il giorno giusto per chiederti di prendere un caffè con me.»
«Mi dispiace, non posso. Sono fidanzato in realtà.»
«Lo sei? Non lo sapevo.»
«Lo sono?»
«Simone se non vuoi uscire con me puoi dirlo chiaramente, non c'è bisogno di inventare scuse.»
«Non sono scuse, giuro. È solo una situazione complicata.»
«Ci hai messo mezzo secondo a dirmi che sei fidanzato, tanto complicata non direi...»

Simone è sconvolto da quella realizzazione, il suo cuore non si sente libero di uscire con un bel ragazzo. Ed Alex lo è, lo è davvero. E se Manuel non si fosse insinuato così tanto sotto la sua pelle, probabilmente uscirebbe con lui senza esitare un attimo.
È fidanzato? Com'è potuto accadere? Come ha fatto a non accorgersi di esserci di nuovo finito dentro in quel modo? Aveva giurato a se stesso che non avrebbe commesso gli stessi errori del passato ed invece eccolo qui, a dichiararsi fidanzato dopo un innocente bacio a mezza bocca.

Si scusa con Alex, percorre il corridoio dell'ufficio e si chiude in bagno.
Ha un po' di problemi a respirare, come se gli stesse venendo un attacco di panico.
Si allenta la cravatta e sbottona il primo bottone della camicia.
Ha caldo, sta sudando e quel bagno non ha certamente un profumo di rose. Come cavolo si è ridotto? Un ammasso di gelatina informe.
È arrabbiato con Manuel, è riuscito ad incasinargli il cervello ancora una volta.
Toglie il cellulare dalla tasca, lo sblocca e fa partire una telefonata.

"Pronto?"
«Un bel ragazzo mi ha appena chiesto di andare a prendere un caffè.»
"Chi è lo stronzo?"
«Non è uno stronzo, è un mio collega ed è molto gentile.»
"Buon per te."
«Gli ho detto di no.»
"Ah..."
«Sai perché gli ho detto di no? Lui me l'ha chiesto ed io gli ho subito risposto che non potevo perché sono fidanzato.»
"Beh se non ti piace potevi pure trovare una scusa migliore eh."
«No no, ti assicuro che mi piace...»
"Simò... me lo devi dire per forza?"
«Sì, perché gli ho detto di no per colpa tua!»
"Mia?"
«Questa è follia! Stavo per sposarmi, ti vedo mezza volta con quella tua testa pelata e addio Dario! Ci mettiamo insieme, viviamo insieme, tu mi pianti praticamente all'altare perché hai i cazzi tuoi per la testa, poi passano due anni, mi fai gli occhi dolci, mi baci mezza volta e ciao a tutti sono Simone e sono fidanzato!»
"Stai bene? Mi stai facendo paura."
«No che non sto bene, è evidente!»
"Respira..."
«Ma hai capito quello che ti sto dicendo?»
"Sinceramente no... scusa."
«Ti sto dicendo che o con te o con nessun altro.»
"Oh quindi quando hai detto che sei fidanzato ti riferivi a oh... ora è tutto chiaro."

Manuel quella mattina si è svegliato con un sorriso da orecchio ad orecchio, felice come non capitava da moltissimo tempo.
Ha svegliato Isabel con un bacio, il solletico ed un sacco di coccole, le ha preparato la colazione, l'ha portata a scuola. È stato cortese con tutti, ha dispensato sorrisi, lasciato il suo posto in metro ad una signora e chiacchierato del più e del meno con un anziano su una panchina.

La telefonata di Simone ha rischiato, almeno per la prima parte, di mettere fine a quella sua giornata perfetta, ma poi eccola lì, la grande rivelazione.
"Con te o con nessun altro."
Come può smettere di sorridere? Come può controllarsi se l'amore della sua vita gli ha appena detto di essere ancora innamorato di lui?

«Stai sorridendo! Lo sento che stai sorridendo! Io sono qui che sto per impazzire e lui sorride con quella sua faccia di bronzo!»
"Faccia di bronzo?"
«Piantala di sorridere!»
"Non posso..."
«Invece devi!»
"Come faccio a non sorridere se mi hai appena detto che mi ami ancora?"
«Io non l'ho detto.»
"Era sottinteso."

Manuel lo sente ridere al telefono, è una risata nervosa, ma sembra un po' più calmo di quando hanno iniziato quella conversazione.

«Manu... io non so che fare...»
«Io vorrei baciarti ora.»
«Ci siamo già passati di qui e sappiamo tutti e due com'è andata a finire.»
«Amore, ti prego. Non chiudermi fuori, non fare il mio stesso errore. Io ed Isabel siamo qui e se tu ci vuoi noi siamo tuoi, se vuoi questa famiglia noi siamo qui.»
«Sono in ufficio ora, non rendermi le cose difficili.»
«Passa dopo il lavoro. Dico ad Alvise di andare a prendere Isabel a scuola, stiamo un po' soli, parliamo.»
«Parliamo e basta?»
«Sì, lo giuro.»
«Non ti credo nemmeno un po'. Ti conosco, ma ok. A più tardi.»
«Ti aspetto a casa... nostra.»

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