Tornare a casa

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Quando Simone arriva davanti al palazzo di Manuel, dove ha vissuto anche lui per un po', non sa esattamente cosa sta facendo lì. Non può pensare di essere il tipo di uomo che dimentica tutta la sofferenza solo perché riceve due moine. I sentimenti che prova per Manuel sono reali, è sempre stato innamorato di lui ed è molto probabile che lo sarà per sempre, ma non riesce a fidarsi, a passare sopra tutto quanto.
Si sono feriti a vicenda ripetutamente, hanno gestito in maniera pessima tutta la loro relazione, non c'era dialogo, non c'era fiducia. Eppure... eppure eccoli qui, due anni dopo, ancora al punto di partenza, ancora insieme, ancora legati da un filo invisibile impossibile da tagliare. Ci ha provato la stupidità, ci hanno provato altre persone, ci ha provato il tempo, la vita, ma nessuno ci è riuscito.

Alvise si è quasi messo a saltare - per quanto il suo menisco malandato lo consenta - dalla gioia quando Manuel gli ha confidato di aver bisogno di passare un po' di tempo da solo con Simone. L'uomo si è offerto di andare a prendere a scuola Isabel e di portarla al cinema e poi magari anche a cena fuori, qualsiasi cosa pur di lasciare a quei due un momento tutto loro per stare insieme.
Claudio si è dimostrato subito d'accordo con il compagno ed insieme, come due zii affettuosi, hanno organizzato un bel pomeriggio per Isabel.

L'appartamento di Manuel è in disordine, vorrebbe dare la colpa alla figlia, ma la verità è che non è mai stato molto bravo ad occuparsi delle faccende domestiche. Quando la casa raggiunge condizioni seriamente preoccupanti, allora si decide a dare una sistemata. Alvise si è più volte offerto di dargli una mano, ma Manuel ha sempre rifiutato.

Quando Simone arriva al quarto piano e suona il campanello, il padrone di casa si pente di non aver riordinato almeno un po'. È tutto sottosopra e si vergogna terribilmente.

«Ehi ciao... accomodati e non fare caso al disordine.»
«Sono abituato al tuo disordine.»
«Già... è tutto un po' un casino da quando non ci sei più tu ad occuparti di me.»

Simone sorride e fa un cenno vago con la testa.
Gironzola un po' per il salotto e deve controllare le sue emozioni quando sul tavolo trova un sacco di piccoli bigliettini di varie forme e dimensioni con sopra scritti appunti e pensieri.

«Vedo che non ti è passata questa mania...»
«Già, solo che ora non c'è nessuno che li raccoglie.»

A Simone si stringe un po' il cuore per il tono usato da Manuel. Sembra più piccolo del solito, quasi indifeso e vulnerabile. Prova l'istinto di abbracciarlo, ma deve vincerlo. È necessario parlare, fare chiarezza.

E ne hanno tutte le intenzioni, davvero, tutti e due.
Ma poi... poi basta uno sguardo, un sorriso, una carezza su una mano ed improvvisamente tutto esplode.

Simone si avventa su Manuel con disperata passione. Gli passa le mani sulla schiena, piantandogli quasi le unghie nella pelle. E lo bacia, lo bacia con talmente tanta forza ed intensità da essere perfino doloroso.
In quel bacio c'è tutto, un amore folle, disperato ed eterno, la rabbia, la delusione, la passione, il bisogno estremo di essere una cosa sola.

Manuel si aggrappa al suo collo e risponde al bacio con la stessa intensità ed è come tornare finalmente in un luogo familiare. Simone è casa, famiglia, amore. Simone è tutto.

Si liberano dei vestiti velocemente, quasi strappandoli tanta è la voglia di essere nudi e raggiungono la stanza di Manuel, la stanza che un tempo era la loro, continuando a baciarsi, accarezzarsi, stringersi.

E quando Simone affonda nel corpo di Manuel, nella sua carne bollente, la sensazione è quella di entrare nella sua anima. Lo osserva rovesciare gli occhi all'indietro dopo un paio di spinte più decise delle altre e si sente un privilegiato ad avere il permesso di poterlo vedere così libero e perso nella passione.

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