7.

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Stavolta mi sono preparata.
Ho messo il reggiseno sotto la t-shirt del pigiama, e le ciabatte con i fantasmini.
I capelli sono legati in uno chignon da cui spunta qualche ciuffo ribelle e ho messo solo del correttore qua e lá. Non mi andava di truccarmi, e in fondo, è lui che ha deciso di venire qua; quindi si becca tutto l'orrore della mia faccia struccata.
- Buongiorno! - mi saluta allegro, e io lo lascio entrare.
- Di buon umore, stamattina? - lo prendo in giro.
- Assolutamente sì! - mi bacia sulla guancia e posa il giacchetto sull'appendiabiti.
- Hai rifermato il tempo?
- Nah, tua mamma tornerá tra molto. La spesa occupa gran parte del tempo di tutte le madri. - sorride.
- E tu come fai a sapere che è andata a fare la spesa?- lo guardo insospettita.
- Io so tutto.
- Ma taci! - gli getto un cuscino sulla faccia.
Lo para con l'avambraccio, ridendo.
- Allora, cosa hai intenzione di fare, oggi?-
Finire quello che stavi facendo ieri.
Ehm, ehm, ehm.
- Boh, preparo qualcosa da mangiare, tu hai pranzato?
- No. - mi guarda dubbioso - Sai cucinare?
Lo fulmino.
- Okay, okay. Bene?
Stavolta non lo fulmino. - Giudicherai tu...
- No, no e no. Voglio mangiare decentemente. Cuciniamo insieme.
- Sai, la pasta puó esser cucinata senza bisogno d'aiuto.
- Io faccio il sughetto, allora - mi sorride malizioso.
- D'accordo.
Metto la pentola con l'acqua sul fuoco medio e aspetto che bollisca, poi ci butto gli spaghetti, metto un po' di sale, e giro ogni tanto.
Accanto a me Mark prepara un sugo che emana l'odore più buono che io abbia mai sentito.
Mugugno. - Cos'è?
Sorride soddisfatto. - Sugo al tonno, con aglio e pomodoro.
- Ma dái! Pensavo qualcosa di più elaborato!
- Però è buonissimo - ci mette un dito dentro e poi se lo mette in bocca. - Giá. - si conferma.
Oddio, quant'è eccitante.
Involontariamente stringo le gambe e ricomincio a girare la pasta.
Poi, dopo qualche minuto, per verificare che sia al dente, ne prendo un pezzettino bollente, e lo assaggio.
Però, non so per quale motivo succeda, la pentola si rovescia e tutta l'acqua bollente mi finisce addosso, ustionandomi.
Urlo dal dolore.
La mia pelle è tutta rossa, da alcune parti spellata. Fa malissimo.
Cado a terra e vedo Sabrina sopra di me. Cosa ci fa qui?
- Danielle! Danielle, stai bene? Oddio, rispondi!
Ansimo. - S-sì...
- Cazzo, sei tutta bruciata. Porca puttana!
- Sto bene, sto bene. Andiamo all'ospedale.
- No, dobbiamo andare lì! - mi guarda implorante con i suoi piccoli occhi grigi/azzurri.
- Lì? - nonostante io sia debole e dolorante, alzo le sopracciglia. - Dove lì?
- Lì! Al parco!
- Il parco dell'altra volta?-
- Sì, quello, dobbiamo andare lì!
- Perchè?
- Fidati di me. - Mi fido.
Mi lascio prendere per mano. Usciamo di casa, prendiamo la metro. Le persone ci guardano male: eh certo, ho la pelle rossissima.
Poi arriviamo e lei mi porta al parco.
- Allora? Perchè siamo venute qui?
- Vieni. - mi porta fin sotto l'albero che conosco bene. Ma io sento una brutta sensazione, e mi allontano. Sciolgo la presa della sua mano.
- No, io non vengo.
- Devi fidarti di me.
- No.
- Vado da sola, allora. - si dirige verso il tronco. Mi giro per andarmene, ma davanti a me compare una figura. Una figura bellissima, e allo stesso tempo inquietante.
- Tu non dovresti essere qui. - la sua voce è dura, arrabbiata, minacciosa.
Una ragazza dai capelli lunghi e neri mi fissa. Gli occhi sono viola, e la pelle è cadaverica. Sembra carta bagnata.
- Sì, è che... io... - mi giro verso Sabrina, ma lei non c'è. Mi rivolto verso la ragazza, che tiene la mano sul collo della mia amica, che mi implora aiuto con gli occhi.
- Lasciala! - urlo.
- Lei è voluta venire qui. E qui nessuno può venire. - stringe la presa sul suo collo.
- Non lo sapevamo! - quasi mi escono le lacrime. - Lasciala, lasciala! - mi butto sulle sue braccia, ma lei mi scansa con un calcio.
Gemo dal dolore. - Uccidi me! Uccidi me, non lei, ti prego! - le lacrime scendono come rivoli sulle mie guancie.
- No. Lei, è lei che va uccisa. Non tu. Noi non possiamo ucciderti.
- Voi? Voi chi? - singhiozzo.
Ma non mi risponde, e l'ultima cosa che vedo sono gli occhi vuoti di Sabrina, che lanciano il loro ultimo sguardo di paura.
Urlo.

- Danielle!
Una voce piacevole, sensuale e splendida mi richiama.
La riconosco subito.
I miei occhi sono aperti, ma è tutto sfocato, poi pian piano metto a fuoco il viso perfetto di Mark, con gli occhi grigi pieni di paura, e i capelli che mi sfiorano il viso tanto mi è vicino.
- Danielle, mi senti?!
- Mark... - sussurro.
- Oh, Dio! - mi afferra, attirandomi in un abbraccio caldo e forte. Le sue forti braccia mi stringono a sè, e io mi abbandono sul suo petto. Ora sto bene.
Rimane così per un paio di minuti, poi si allontana per guardarmi, e prende il mio viso tra le mani. - Cos'è successo? Stavi per assaggiare la pasta e all'improvviso sei crollata a terra, con gli occhi sbarrati, e tremavi tutta. - la sua voce è ancora venata dal terrore.
- Non lo so. L'acqua mi è caduta addosso, e...
- Che? - mi interrompe. - L'acqua?
- Sì... La pentola si è rovesciata, e l'acqua mi ha bruciato...
- Non è caduto niente apparte te, Danielle.
- Ma allora...
Rimane in attesa, con lo sguardo preoccupato.
- Sabrina... - sussurro, e quasi le lacrime mi travolgono di nuovo.
- Cosa? Sabrina, cosa?
- È... - non riesco a dirlo. Non ce la faccio. No.
- Danielle, cosa? Cosa diamine è successo?- sembra disperato.
- Sabrina mi ha portato... al parco, ma io non volevo... mi sono allontanata e una... ragazza l'ha... l'ha... - inizio a singhiozzare, e le lacrime mi rigano le guancie.
- Il parco? Quale ragazza?
- Non lo so... Aveva i capelli neri, era bianchissima, e gli occhi erano... viola.
- Viola? - lo guardo: è confuso.
- Sì - sussurro.
- Era una Lotewer? - sembra prendermi sul serio.
- N-non penso... Era troppo inquietante...
- Allora non lo era, era qualcos altro. Gli occhi viola li ha solo il sesto colore, e se non era una Lotewers, allora è... - sgrana gli occhi, in preda a un pensiero orribile.
- Cosa? - gli stringo il braccio. - Cosa era?- sono in preda al panico.
- Io non so cosa tu abbia visto, Danielle, ma posso assicurarti che tu non ti sei mossa da qui. Io c'ero. Sono stato tutto il tempo vicino a te.
La mia mente va in subbuglio. - Io l'ho visto! Te lo giuro! Ha ucciso Sabrina! - quelle parole quasi mi uccidono.
Quando vedo che non spiccica parola, continuo. - L'ho vista morta, l'ha strangolata, ha detto che noi non potevamo entrare lì, che visto che Sabrina è voluta andare nel parco andava uccisa, e io no. Ha detto che non potevano uccidermi.
- Potevano? - sembra riscuotersi dal torpore.
Annuisco, pregando che mi creda.
Non dice più nulla.
- Dobbiamo andare da Sabrina, Mark. Ti prego. Ho paura.
- Va bene - mi aiuta ad alzarmi.
Mi vesto in fretta e furia, mi allaccio le scarpe ed esco di fianco e Mark. Corriamo verso la metro, e credo di non averla mai odiata così tanto prima d'ora. Sembra che vada troppo lenta, e io sono immune, seduta, ad aspettare.
Più veloce, più veloce, più veloce.
Me lo ripeto in testa come un mantra.
Finalmente arriviamo, e ci precipitiamo verso il parco.
Quando imbocchiamo la stradina sterrata, sento la stessa brutta sensazione del sogno. Se sogno si può chiamare.
Rallento, afferro la mano di Mark, e la stringo forte. Quando ci avviciniamo all'albero, Sabrina è lì, sdraiata a terra, inerte.

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Angolo autrice
Buongiorno!
Eccomi qui con un nuovo capitolo che ho voluto rendere molto misterioso.
Cosa succede a Danielle?
Spero che vi abbia incuriositi.
Buon pranzo, e buona lettura!♡
~Sofia☆

Lotewers - Il regno delle creature misticheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora