10.

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La stessa notte, mi addormento col sorriso sulle labbra, pensando alla bocca di Mark sulla mia pelle, le sue mani sul mio corpo, e la dolcezza delle sue parole sussurrate.
Il giorno dopo, il mio primo pensiero è lui, e tutta la mattinata la passo sorridendo.
A colazione, mia mamma, con il suo occhio da falco, nota qualcosa. Quando esce per andare al lavoro, io sono in camera a prepararmi.
Sto per infilarmi la maglietta, quando mi ritrovo Mark davanti, con la mano che mi tappa la bocca.
Sgrano gli occhi, colta, per l'ennesima volta, alla sprovvista.
Poi, quando è sicuro che io mi sia calmata, mi libera. Un sorriso gli alleggia sulle labbra. - Oggi andiamo nel mio mondo, niente scuola.
- Eh? - sono in confusione. Troppe soprese insieme.
- Hai capito - mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
- Cazzo! Ma tu devi avvertirmi prima di decidere qualcosa, se ne sono coinvolta. Come ci si deve vestire? Come devo comportarmi? E se non gli piaccio?
- Ssh - mi interrompe. - Basta che non ti vesti scura, e sei a posto. Per il resto, noi Lotewers, siamo molto ospitali. Ti ripeto: non sarai l'unica umana lì.
- Quanti altri?
- 5/6. Coloro che sanno il nostro segreto, sono persone speciali scelte con cura. Può essere la compagna di un giovane Lotewers innamorato, il migliore amico, o altro.
Sono pochi, ma importanti.
- Quindi io sarei importante?
- Forse - mi bacia la punta del naso. - Finisci di prepararti, io ti aspetto qui sotto - indica la finestra. - Poi chiamami quando hai finito.
Annuisco, e lui salta dalla finastra. Sussulto, anche se so non gli succeda nulla.
Quando finalmente mio fratello esce, io indosso un jeans chiaro, le mie solite Converse, e una maglietta scollata turchese.
Mi affaccio alla finestra. - Mark - chiamo.
- Eccomi - si mostra. - Prendi quello che ti serve, e scendi.
Afferro il cellulare, l'unica cosa veramente utile, e lo raggiungo in poco tempo.
- Okay, andiamo.

Il parco è sempre il solito: vuoto, silenzioso e inquietante.
Ora che so il suo vero utilizzo, lo guardo con occhi diversi.
Mark mi porta ai piedi del grande albero, e intreccia la sua mano con la mia.
Posa l'altra sulla corteccia, chiude gli occhi e sussurra parole da me incomprensibili.
Improvvisamente, sento il terreno sparire da sotto i miei piedi. Gli occhi mi si serrano involontariamente, e non ho neanche la forza di urlare per lo spavento.
In una frazione di secondo, batto la schiena su un terreno morbido, che riconosco subito essere un prato.
I miei occhi sono ancora chiusi.
- Dani... - Mark mi chiama.
Prendo dei respiro profondi, e mi azzardo a sollevare le palpebre. Il sole è forte, ma rassicurante, e mi alzo a sedere.
Sono nello stesso parco di prima; identico. Solo che l'atmosfera è diversa, è gioiosa.
- Siamo arrivati - mi prende per mano, e mi fa alzare in piedi.
Sgrullo i miei jeans, e sistemo i capelli.
Mi guardo attorno: persone come me passeggiano tranquillamente, qualcuno mi guarda con occhi curiosi, e altri ci ignorano, come se nessuno forse apparso dal nulla.
- Benvenuta - sorride allegro.
Mi aspettavo chissà cosa, invece è tutto assolutamente normale. È come un mondo parallelo; i palazzi che ci sono, sono gli stessi del mio mondo.
È tutto identico, tranne le persone.
Mark, prendendomi per mano, mi fa uscire dal parco.
Qualcuno mi lancia occhiate, ma tutte innocenti. Nessuno mi guarda male.
E mi sento giá a mio agio.
- Hai fatto bene a venire, con un testimone, la mia storia sarà credibile.
- Perchè non dovrebbero crederti?
- I Prefetti sono molto diffidenti, soprattutto in questo periodo.
- Ma chi sono?
- Sono come i politici da voi: si occupano delle leggi e di farle rispettare.
- E... come sono?
- Sono... particolari. Difficile da spiegare, li vedrai tu stessa. Ah, e sono tutti uguali.
- Come?
- Sì, sono identici. Come dei cloni.
- E come si fa a riconoscerli?
- Un punto di riferimento sono le voci, ma hanno abiti differenti, per non confondere le persone.
- Gentile da parte loro - mormoro sarcastica.
Sorride, beffardo.
Mi porta in metro. Cavolo, anche loro ce l'hanno!
Quando entriamo nel treno, non faccio a meno di notare una cosa: c'è una fermata in più.
- Mark, da me quella fermata non c'è - gliela indico.
- Ah, sì - sorride - Un ritocchino.
Quando la metro parte, quasi cado. È velocissima.
E io che pensavo la mia andasse veloce!
È una figata assurda.
In 10 minuti, arriviamo all'ultima fermata (con la mia, ci arriverei in 20 minuti), e scendiamo.
Quando finalmente siamo fuori, ciò che spicca è sbalorditivo.
Un'enorme costruzione bianca si erge in lontananza. Man mano che ci avviciniamo, noto la brillantezza di quel colore; non è un materiale usato normalmente.
Quando raggiungiamo l'edificio, mi azzardo a toccare una parete. È... porcellana.
- Ma è splendido - esordisco.
- Hai visto? È totalmente fatto di porcellana.
- Ma è fragilissimo.
- È forse l'edificio più resistente e sicuro in tutta la cittá.
Non ho parole per rispondere. Continuo a osservare: sembra un castello, solo più piccolo. Qualche guglia spunta qua e lá, e...
E Mark mi trascina all'interno.
Un grande sala si estende bianca e perfetta al centro della costruzione.
Ci sono solo due gradinate ai lati, che portano a tre porte.
Ma Mark resta lì, fermo.
Un momento dopo, appaiono tre figure.
Scendono lentamente i gradini fino a posizionarsi davanti a noi.
Sono ugualmente splendidi; le loro tuniche colorate e vivaci sfiorano armoniosamente il suolo, e la loro pelle bianca spicca in contrasto con i loro capelli corvini e gli occhi d'orati.
Sono tutti giovani: quello al centro indossa una tunica rossa, quello a destra una blu, e l'altro una verde.
- Buongiorno - saluta Mark.
Mi aspettavo un inchino, o qualcosa del genere.
Sì, ho visto troppi film.
- Buongiorno, Markus - dice il rosso.
Markus? Il nome completo, di sicuro
- Chi è la signorina? Non è una di noi. - il suo non è un tono accusatorio.
- Sì, Celso, lei è Danielle - sorrido imbarazzata - È un'umana, e non rappresenta assolutamente un pericolo.
- Bene - annuisce Celso. - Hai bisogno di parlarci?
- Sì, urgentemente.
Gli altri due assumono un'espressione interrogativa.
- Andiamo nell'altra sala.
- No - lo ferma Mark - Vado di fretta, vorrei parlarne qui, se possibile.
Celso annuisce. - Dicci.
- Una Fyreit ha messo piede nel parco. - inizia Mark - Ha usufruito dell'innocenza di un'umana - rabbrividisco al pensiero di Sabrina in pericolo - Che era entrata nel parco. Sono sicuro che sia riuscita a vederlo a causa della debolezza delle barriere. E, al nostro arrivo, si è finta morta. Al ritrovamento dell'umana, ella non ricordava niente di ciò che era accaduto, quindi significa che la Fyreit era ancora viva, visto che la compulsione si sarebbe dovuta annullare, ed è scappata.
Celso annuisce.
- Come sapevate che l'umana era nel parco? - chiede il ragazzo in verde.
Mark, senza esitazione, risponde. - Passeggiavamo da quelle parti, Antimo, quando Danielle - mi indica - si è accorta di riuscire a vedere il parco. Ci siamo avvicinati, e abbiamo visto la Fyreit. L'umana l'abbiamo trovata successivamente.
Rimango impassibile alla bugia appena raccontata da Mark.
Perchè non gli ha detto che ho avuto una visione? E che io, in realtá, ho sempre visto il parco?
- E ora sarà andata a fare la spia, dicendo dove si trova il nostro portale. - continua.
- Dacio - Celso parla al ragazzo in blu. - Avverti i cittadini, e i Missionari, che uniscano le loro forze per creare barriere più potenti. - Dacio annuisce, e sparisce nel nulla.
- Antimo, organizza la preparazione per eventuali rifugi e provviste. - anche Antimo sparisce.
- Grazie per averci avvertiti, Markus - dice Celso.
- È un dovere.
- Avrei un'ultima domanda, però.
Mark annuisce, spingendolo a continuare.
- Cosa ci faceva l'umana, lì?
- Non lo sappiamo. Tutto quel che sapeva è stato cancellato dalla Fyreit.
- Bene. Era indenne? Aveva ferite, o altro?
- Nulla.
- Quindi la Fyreit le ha solamente fatto dimenticare tutto per svolgere un lavoro pulito e non lasciare indizi.
- Sembra di sì.
- Va bene. E la ragazza cosa ci fa qui? È solo una tua compagnia?
- No, era testimone quando l'umana è stata trovata, pensavo sarebbe servita.
- Noi ti crediamo, Markus. - fa un passo indietro. - Arrivederci. - e scompare.
Quando io e Mark siamo fuori, una raffica di domande mi riempie la testa.
- Hai mentito. - affermo.
- Sì, Danielle, ho mentito. Non potevo dirgli che avevi avuto una visione, o ti avrebbero tenuta con loro per capire cosa sei.
Da quanto tu stessa hai sognato, Sabrina era stata aggredita, al contrario di ciò che pensano i Prefetti. Se gliel'avessi detto si sarebbero create complicazioni.
Voglio scoprirlo da solo: perchè la Fyreit ha aggredito Sabrina?
- Forse per il solo gusto di farlo - esordisco.
- Tu non li conosci - mi lancia un'occhiata. - I Fyreit sono forse le creature più astute e furbe su quest'universo, e non aggredirebbero mai una persona per puro divertimento. C'è tutto un ragionamento dietro ciò che fanno.
Hanno aggredito la tua amica per una ragione, e io voglio sapere quale sia; potrebbe essere una parte importante del loro piano, e metterci in vantaggio.
- Ma Sabrina non aveva ferite di nessun genere. Nella mia visione, l'aveva presa per il collo, e lì non c'era niente.
Mark storce le labbra.
- E l'aveva uccisa, mentre lei era viva. Forse la mia premonizione non era del tutto vera. Era solo un modo per farmi capire che Sabrina era lì.
- Può darsi. - sospira. - Non ci capisco nulla. - si prende i capelli e li tira.
- Ehi - mi alzo in punta e lo bacio sulle labbra. Lui, inaspettatamente, mi afferra per la nuca e mi avvicina, baciandomi con più voracità, come se ne avesse bisogno.
Quandi ci separiamo, abbiamo entrambi il respiro affannoso. - Markus, eh? - sorrido, divertita.
Lui sbuffa. - Mi fa schifo quel nome. Chiamami così, e ti picchio.
Rido. - Tranquillo, Mark mi piace di più.
- Bene - mi prende in braccio, a mo' di sposa, e mi bacia un'altra volta.

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Angolo autrice
Ehilà!
Scusate per il ritardo, ma la scuola mi ha preso tempo. Ci stanno massacrando questi ultimi mesi, e io cerco di recuperare.
Spero vi piaccia, e buona lettura!♡
~Sofia☆

Lotewers - Il regno delle creature misticheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora