18.

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Cerco con tutte le forze di non demoralizzarmi; le fatiche che ho impiegato per fuggire andranno vane. È così ingiusto.
Il suono di qualcosa che colpisce la porta scuote via i miei pensieri. Sono arrivati. Sono già qui.
La mia testa si volta automaticamente verso Sabrina, che per tutto il tempo non ha proferito parola, e se ne sta accovacciata all'angolo.
Le poso una mano sul ginocchio. - Sabri... - Lei alza gli occhi su di me. - Io ti proteggerò. Ci ho sempre provato, e ci riuscirò. È una promessa.
Lei mi fissa, poi un sorriso le appare sul viso piccolo. Un sorriso di gratitudine. - Ti credo, Dani.
Sorrido tristemente, e mi rivolgo ai Missionari.
- Devo avvertirvi. - un altro colpo. - Il ragazzo dagli occhi neri può entrare nelle vostre teste, e farvi credere alle illusioni che vi fará vedere. È difficile uscirne, ma provateci. Dovete solo credere che non è reale, crederlo fermamente, e tornerete nella realtá.-
Loro annuisco in segno di assenso.
- È questo che ha fatto a te? - Mark mi guarda. - È entrato nella tua testa facendoti vedere cose non vere?
- Sì.
- Tipo cosa?
- Tipo la morte di mia mamma, o la mia morte. Sentivo tutto il dolore che si possa sentire, ma sto bene, Mark.
Forse non avrei dovuto dirglielo, perchè ora i suoi occhi brillano di una rabbia che non gli ho mai visto. Potrebbe uccidere con quello sguardo. - Io lo ammazzo.
- Mark, ti prego - gli poso una mano sul braccio. - Non fare niente di avventato. Però... -
Aspetta che io continui, e vedendo che non lo faccio, dice: - Però?
- Lui voleva entrare nella mia testa quando avessi avuto una delle mie visioni, per capire da dove vengono, e di conseguenza capire cosa sono. Solo che quando è capitao, sono riuscita a nasconderlo (questa è una storia complicata), e lui non se n'è accorto inizialmente, poi ha capito. Voleva sapere cosa avevo visto, e io gli ho detto una bugia. Gli ho detto che avevo visto lui che ti batteva molto facilmente. Sembrava molto fiero di questo.
- Così lui penserá di poterti battere facilmente, e abbasserà le difese. E avrai un'opportunitá. Ma devi essere astuto. È forte, Mark, è fortissimo.
Noto nei suoi occhi una scintilla di ammirazione. - Ce la farò.
Un briciolo di speranza nasce nel mio petto, ma è una speranza così effimera che stento a crederci.
Forse gli altri ci sperano, ma io non tanto, anzi, quasi per nulla. Non conoscono Amyas come lo conosco io: è un vero mostro. In tutti i sensi.
Altri colpi alla porta, e noto che il Missionario che ci protegge ha una smorfia di dolore sul volto. Si sta sforzando troppo.
- Basta. - dico. - Basta, fatelo smettere. Entrerá comunque, non possiamo permetterci che neanche uno di noi sia debole. - lo indico.
- Nascondete Sabrina - continuo. - E preparatevi. Potremmo non uscirne vivi.
Sabrina, ora, è nascosta in un condotto d'aria che abbiamo trovato dietro un armadio di scope. Che poi, s cosa gli servono le scope? Per pulire? Stento a crederci. Quando gli altri sono distratti, le parlo attraverso la rastrelliera che copre il condotto.
- Questo... Questo potrebbe essere davvero un addio. - mi si spezza la voce. Devo fare un respiro molto profondo per poter continuare. - Se mi succede qualcosa, ricorda che ti ho sempre voluta bene. Sei stata, in poco tempo, una delle mie amiche più care. O forse l'unica, credo. Se ho prenderò determinate decisioni, è solo per proteggere le persone che amo, inclusa te. Ricordalo sempre. E non dimenticarti di me. - mi sbrigo ad asciugare la lacrima che è appena sfuggita, e mi alzo. Copro di nuovo il nascondiglio con l'armadio, sbatto le palpebre, e penso solo a quello che dovrò fare tra pochissimo: combattere. Istintivamente poso una mano sul coltello che tengo ancora nei jeans, come un talismano protettore.
Poi, sento la porta sfondarsi. Tutti i Missionari si alzano e io mi avvicino a loro. Si posizionano davanti a me con fare protettivo, e un immenso senso di gratitudine mi pervade.
- Salite. - sento quell'odiata voce, che, come al solito, comanda un ordine.
- Andiamo. - ribatto.
Saliamo le scale, e ci ritroviamo nella vasta sala. Bene, avremo più spazio per lottare.
Amyas è solo, e la sua possenza domina la sala. Punta immediatamente gli occhi su di me. - Mi hai ingannato per bene, vero, Danielle?
Mark sussulta, mentre io mantengo un'espressione impassibile.
- E l'ho fatto anche bene, non trovi?
Sento la sorpresa di gruppo che nasce tra i Missionari alla mia risposta diretta.
- Devo ammetterlo, sei stata brava. - ghigna. - Ma vinco sempre io, Danielle. - fa un passo avanti, e il gruppo si stringe di più.
Lui lo nota, e scoppia a ridere. Solo ora noto i denti: bianchi, con gli incisivi leggermente grandi. E mi accorgo che, se sorridesse, ma se sorridesse veramente, avrebbe un sorriso da far invidia. Avrebbe un sorriso umano. E questo quasi mi fa vacillare. Ma mi costringo a guardargli di nuovo gli occhi, per trovare i buchi neri e malvagi, che mi ricordano la cattiveria di cui è capace. Ma perchè un ragazzo così bello, deve avere un cuore di pietra?
Fa un altro passo, e si ferma a osservare la combriccola dei Missionari. - Patetici. - affila lo sguardo, e quest'azione mi ritorna in mente, e neanche il tempo di pensarci sopra che gli ho giá tirato un calcio sul torace di marmo.
Va a finire a dieci metri di distanza, e prendo questo vantaggio per avvertire i miei amici. - Può pietrificarvi, non permettetegli di farlo! Non dategli il tempo! - finisco la frase quando una mano mi afferra il collo da dietro, soffocandomi. La sua statura mi sovrasta, e noto che non ha pensato a bloccarmi le gambe, quindi circondo la sua con la mia e la storgo, per farlo squilibrare. Ci riesco, e mi libero dalla sua stretta. Gli tiro un pugno in pieno volto, e geme di dolore.
"Ahia" penso, scrocchiando le nocche.
Si massaggia la mascella, e mi guarda. - Vedi, Danielle? Tu non sei umana.
- Lo so - ringhio, e cerco di afferrargli il capo per spezzargli l'osso del collo. Ma lui mi blocca i polsi così forte che gemo. - Tu sei come me.
- No! - libero i polsi, e con la velocitá di cui sono capace, lo colpisco col gomito sulla schiena facendolo cadere. Gli tiro una ginocchiata sul mento, e lui reclina la testa all'indietro. Gli circondo le tempie con le mani per spezzargli l'osso del collo, e lo osservo negli occhi. E noto che, nonstante il colore demoniaco, hanno una profonditá quasi umana. Sono belli. Ma commetto un errore, perchè lui approfitta di questa vacillazione per capovolgermi sul pavimento e bloccarmi sotto di sè.
Vuole uccidermi, come nella visione? No, non può uccidermi, io non posso permetterglielo. Devo salvare Mark, devo salvarli tutti. E devo salvare Sabrina, gliel'ho promesso.
- Sei così audace. - mi dice Amyas. - Nessuno ha mai osato sfidarmi, prima di te. Nessuno. Perchè tu lo fai? Dove lo trovi il coraggio?
Mentre parla, io, con la massima lentezza possibile, cerco di arrivare con le dita al coltello che tengo nascosto.
- In fondo, tu non sei più forte degli altri. Quindi perchè lo fai? Non hai paura.
- No.
- Perchè?
- Tu non mi fai paura, Amyas - s'irrigidisce quando pronuncio il suo nome. - Perchè tu hai un lato umano.
Non si arrabbia, come mi aspettavo avrebbe fatto.
- Sì, forse ce l'ho, ma è nascosto. È molto nascosto.
Mi sto avvicinando alla mia arma.
- E so che tu non sei un Fyreit. Sei qualcos'altro, vero? Hai gli occhi neri, hai doni speciali, e sei più forte di loro. Quindi, cosa sei?
Si blocca.
E ora ne approfitto io. Prendo il cotello e glielo infilo nel torace.
Apre la bocca a forma di O, e inverto le posizioni, mettendomi a cavalcioni su di lui. Gli sfilo la lama.
- Non sottovalutarmi. Mai.
E lo reinfilo vicino al cuore.
- Ah! - urla.
- Se ti colpisco il cuore, muori? - lo spingo più in profonditá.
Grugnisce di dolore.
Gli afferro la testa e gli spezzo il collo. Vedo i suoi occhi chiudersi lentalmente, la mano abbandonarsi sul suolo, e il capo ormai privo di vita. È finita.
Sfilo il coltello e lo pulisco dal sangue sulla sua maglietta, e lo inserisco di nuovo nei pantaloni.
Ce l'ho fatta. L'ho sconfitto. Quasi piango per la gioia, e mi giro verso i miei compagni. Sono immobili, proprio come statue; merda, li ho avvertiti troppo tardi. Sono tutti ansimanti, spaventati, con gli occhi sgranati. Però ora sono liberi, perché Amyas è morto.
- Che vi è successo? - corro da loro.
- Non riuscivamo a muoverci - Mi dice il Violetto - E io, non so gli altri, ho visto cose... orribili.
- Sì, anche noi. - dicono gli altri.
Annuisco. - E' orrendo.
- Già - Mark avanza verso di me. - Dani... - mi stringe la mano. - Ce l'hai fatta.
Sento il nodo alla gola che mi stringe in una morsa, e crollo su di lui, stringendolo in un abbraccio. - Sì... - dico, con voce flebile. - Ce l'ho fatta.-
Ma la guerra non è ancora finita. La regina è rinchiusa qui, e ci vorrà del tempo prima di trovarla.
- Danielle - Benny mi chiama. - Dobbiamo tornare nel nostro mondo. Dobbiamo tenerti lì, al sicuro, poi torneremo qui e finiremo ciò che abbiamo iniziato.
Vorrei ribattere, dire che io non li lascio soli, che potrei servirgli, ma non lo faccio. Non è il momento adatto. Poi mi salta in mente la mia amica.
Corro fino a raggiungere il suo nascondiglio, e la libero. Ha gli occhi sgranati, è impaurita.
- Te l'avevo detto che ti avrei protetta.- le stringo affetuosamente le braccia.
- Oh, Danielle. - mi abbraccia forte, e crolla. Scoppia in singhiozzi che la quassano da capo a piedi, le lacrime scorrono sulle sue guancie come un fiume in mezzo alla valle, e io non faccio altro che porgerle la mia spalla, e stringerla.

Lotewers - Il regno delle creature misticheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora