Sbatto le palpebre, stordita.
Oh mio Dio, penso di nuovo.
- Ragazzina, lui è Amyas, e passerai con lui un bel po' di tempo. - non la guardo, ma riesco a percepire il suo sorrisetto maligno.
- Grazie, Celia, ora vai. - dice lui.
La sua voce è profonda, rauca, bellissima.
Sento la porta sbattere, e improvvisamente siamo soli.
Mi costringo a non fissarlo, ma non ci riesco. Inizialmente sono attratta dai suoi occhi: neri, completamente neri. Come un'unica iride. Due veri e propri buchi neri. Sensazionali.
Poi, però, vago con lo sguardo e ammiro i capelli del colore delle piume di corvo; la mascella pronunciata, le labbra assolutamente perfette e la pelle diafana.
La statura è slanciata, snella, e le braccia muscolose spuntano dalle maniche della t-shirt.
Il fisico è asciutto: spalle larghe, gambe lunghe, torace ampio e fianchi stretti.
Mark è il mio compagno, ma non si può rimanere impassibili dinnanzi a cotanta bellezza. Anche alla più casta delle caste cadrebbe la mascella.
Non emetto parola.
Non so che dire.
Cosa dovrò fare con lui?
- Ciao, Danielle.
Sussulto quando pronuncia il mio nome, e lo osservo.
Compio un cenno con la testa visto che le parole non hanno intenzione di uscire.
- Allora, come ti hanno trattato? - ghigna, incrociando le braccia al petto.
Lo sa benissimo come mi hanno trattata.
- Bè, diciamo che avrebbero potuto fare di meglio. - ribatto, con tono sarcastico.
- Sai perché sei qui?
- No.
- Te lo diró io: Celia, la ragazza che ti ha portato qui, ha origliato il tuo ragazzo che diceva di non capire cosa sei. - annuisco mentalmente. Sì, me lo ricordo. - Hai delle visioni, hai sempre visto il portale, sei immune ai loro poteri, ma non hai niente che indichi che tu possa essere una Lotewer - fa una smorfia a quella parola.
- E quindi?
Ma da dove cazzo viene questo coraggio? Se continuo così finisce male.
- Quindi... - si avvicina a me - Mi hanno incaricato di scoprire quel che anche il tuo ragazzo vuole: sapere cosa sei.
- Ma perchè? Che v'importa?
- Magari ti potresti scoprire utile.
- Anche se fosse, io non mi schiererei mai con voi.
- Oh, Danielle - si avvicina ancora. È a 5 centimetri da me, e devo inclinare il collo per guardarlo; è altissimo. - Lo faresti, eccome.
E so che è una minaccia.
Involontariamente, rabbrividisco.
- E come... - gracchio. Mi schiarisco la voce. - E come farai a scoprirlo?
- Semplice - un angolo delle labbra gli si solleva. - Rimarrai qui a tempo pieno, in modo che quando avrai visioni, io potrò entrare nella tua testa e vedere quel che vedi tu, così da capire.
- E se non succede?
- Succederà - replica, convinto.
- E cos'hai intenzione di fare? Restare qui a farmi da guardia finchè io non cada a terra tremante in preda a una visione?
Non risponde, sorride e basta. Poi mi volta le spalle e si allontana.
Solo ora noto che al centro della stanza c'è una poltrona, ugualmente bianca.
A cosa serve?
- Oh, no, tranquilla. Questa per ora non serve. - ghigna, rispondendo al mio sguardo preoccupato.
Si avvicina a un interruttore, lo preme, e improvvisamente la stanza diventa nera. Come quella di prima.
- Si chiama Tenebris Somnia. È una stanza che entra nella tua testa, e crea delle allucinazioni così reali da sembrare vere. È la stessa di quella in cui ti trovavi prima, solo che ti hanno trasferito qui perchè questa puó anche essere illuminata, e ci servirá. - sento la sua voce nel buio. Poi la riaccende, ma in mano ha un bicchiere d'acqua.
- Ora - è improvvisamente dietro di me. - Bevi. - mi posa nelle mani il bicchiere.
Dentro c'è dell'acqua. Semplice, e limpida acqua.
- Perchè?
- Bevi - ripete. Il suo tono minaccioso mi pietrifica, e sono grata di non poterlo vedere in viso.
Avvicino il bicchiere alle labbra e prendo un sorso.
- Ancora. Bevila tutta.
Lo faccio.
- Bene. - riprende il bicchiere e la stanza si fa di nuovo buia.
- E ora? - chiedo.
- E ora voglio proprio vedere dove andrai.
Ma prima che possa ragionare su cosa intende, sono improvvisamente stanca. Le palpebre mi si chiudono da sole, il corpo si rilassa, e sento solo il pavimento freddo su cui crollo prima di ritrovarmi nella mia stessa testa.
Il prato è lo stesso, il posto è lo stesso.
Ma il silenzio no.
So chi manca: Sabrina.
Apro gli occhi, e mi alzo a sedere.
- Sabri? - la chiamo.
Niente.
- Sabri, ci sei?
Perché è scomparsa? Lei c'è sempre.
- Danielle.
Mi volto.
Non ci credo. - Mark! - corro verso di lui, e gli salto in braccio.
Lui mi stringe a sè. - Oh, Danielle.
Le lacrime mi escono dagli occhi senza controllo. Una parte di me sa che tutto questo non è reale, ma l'altra parte vuole solo godersi questo momento.
Perché il calore del suo corpo, i capelli setosi contro la mia guancia, il suo tocco familiare, sono così confortevoli che mi rifiuto di dar retta alla mia parte diligente.
Gli afferro il viso tra le mani, e glielo bacio tutto senza tregua. Poi combacio le labbra e lo sento ricambiare.
- Oh, Dani, mi sei mancata tantissimo.
- Mark... - sussurro. Il suo nome è un'implorazione.
- Sono qui, Dani. - mi stringe a sè
- Sono qui.
- Bleah, che schifo.
Alzo gli occhi e incrocio due iridi nere prima di vedere Mark scomparire in una nuvola di fumo e l'impatto della mia schiena contro il suolo.
A oscurare il cielo azzurro alla mia vista c'è il viso di Amyas.
- Frustrante, vero? Vedere il tuo desiderio più grande sparire davanti ai tuoi occhi.
- Come facevi a sapere che era il mio desiderio?
- Io ho un dono, Danielle. Penetro nella mente delle persone.
- L'hai visto nella mia mente?
Annuisce, soddisfatto.
Ma cos'hanno tutti, contro le menti?
- Come fai? I Fyreit non hanno doni. -constato.
Sorride. - Giusto, i Fyreit non hanno doni.
E sparisce in una nuvola di fumo nero.
Sgrano gli occhi e mi guardo attorno.
- Sai qual è la vera tortura della Tenebris Somnia? - riappare dietro di me.
Non rispondo.
- È quella di far vivere gli incubi della mente, non i sogni. Perchè altrimenti diventa un piacere.
Deglutisco.
- E ho scoperto anche una cosa: far vivere i propri incubi stimola il cervello. Lo traumatizza, e la paura alimenta i neuroni. E questo è un punto a nostro favore, perchè in questo modo le tue visioni faranno in fretta a venire.
Oh, no.
Improvvisamente la consapevolezza mi invade il corpo, e mi volto verso di lui.
- Vuoi torturarmi finchè non abbia una visione?
- Esatto.
Indietreggio di un passo.
- No.
Lui si avvicina sempre di più, e d'istinto mi metto a correre.
Come posso svegliarmi? Devo svegliarmi.
Devo scappare.
Come faccio?
Non posso.
Non ce la farò.
L'aria mi sferza le guance mentre sfreccio tra gli alberi, cercando di scappare.
Ti prego, non prendermi.
Ti prego.
Sento due mani circondarmi la vita e spingermi all'indietro.
Mi ha preso.
- No! - urlo, ma due occhi azzurri.
sostituiscono le iridi nere che mi aspettavo di vedere.
- Sabrina! Lui è qui! Devo andare via! Vieni! - la prendo per mano, ma non si muove.
- Ti prenderá ovunque tu vada, Danielle. Questa è la tua stessa prigione. Non puoi scappare.
Sospiro.
- Allora cosa devo fare? - mormoro disperata.
- Niente, non puoi fare niente.
La voce sfuma, e... - Buh!
Amyas mi è davanti.
Tutte queste sparizioni e comparse iniziano a mandarmi in confusione totale.
- Presa. - sorride.
Il respiro accelera. Cosa mi fará adesso?
Cos'ha intenzione di fare?
Ma improvvisamente vengo distratta da una figura che corre verso di me.
Spalanco la bocca.
Mamma.
Mamma è qui.
La mia mamma.
- Danielle! - grida, e quando mi è vicina, dice: - Oh, amore mio, dov'eri finita? - mi stringe tra le sue braccia. Le braccia della mia donna. Le braccia di casa.
- Mamma - singhiozzo.
Si allontana e mi accarezza il viso. - Quando torni a casa? - la sua voce è dolce, come sempre. La voce che ho ascoltato da quando sono nata. La voce della mia vita.
- Non lo so, mamma. Non so quando tornerò.
O se tornerò.
- Perchè? Io e tuo fratello ti stiamo aspettanto. - continua - Ti ho fatto la pasta al tonno per pranzo. Tu adori la pasta al tonno.
Adam.
Mio fratello mi salta al pensiero.
L'ho tenuto da parte per tutto questo tempo, tanto ero sconvolta dagli avvenimenti.
Posso dire tutto quel che volete su di lui, ma resta mio fratello. Una delle persone che amo più al mondo.
Siamo cresciuti insieme.
Abbiamo condiviso tutto.
- Adam... - sussurro.
- Sì, anch'io. - mi giro. Il mio fratellone è accanto a mamma, e le stringe una spalla.
- Oh, Adam - lo abbraccio.
- Mi manchi, sai. - mi scompiglia i capelli.
Ridacchio.
- Ho bisogno dei soldi per le sigarette. - scherza.
Gli do una spinta. - Basta fumare, coglione!
Ride.
- Chi era il ragazzo che stava prima con te, Dani? - mamma riprende a parlare, improvvisamente preoccupata.
È vero. Amyas dov'è?
Mi giro per cercarlo.
- Uno. - mormoro a mia madre.
Mi volto di nuovo verso di loro.
- Bella la tua famiglia, Dani. - Amyas è tra Adam e mamma. Ha entrambe le braccia posate sulle loro spalle, come in un gesto amichevole.
Ma io non ci vedo nulla di amichevole.
- Lui è molto giovane - guarda mio fratello. - Lei no, non trovi? - indica mamma.
Amyas affila lo sguardo verso di me e improvvisamente mi pietrifico. Non posso muovermi. Cerco di muovere le braccia, ma niente. Solo le palpebre si abbassano e si rialzano.
Sono come una statua vivente.
Poi afferra mia madre dal collo e la solleva.
Lei inizia a urlare di dolore, e io urlerei con lei, se non fosse che non posso muovere le labbra.
La tiene così per pochi secondi, poi le infila una mano nel petto.
Sento la pelle squarciarsi e un grido distruggere il silenzio.
Ho solo una reazione fisica: lacrime.
Solo lacrime.
Sento il nodo in gola chiudermi come una morsa e bruciare. Vorrei urlare, vorrei fare qualcosa, ma non posso far nulla. Mi ha immobilizzata.
E mi rendo conto che il dolore che sto provando in questo momento è niente in confronto a quello che ho provato quando la Fyreit mi aveva torturato, quel giorno, al parco.
Questo è il dolore più devastante, lancinante, e orribile che io abbia mai provato.
Riesco a sentire il cuore spezzarsi e cadere in mille pezzi.
Poi, lui ritira la mano e riesco a vedere una massa di sangue solida cadere a terra.
So che è il suo cuore.
Il cuore della mia mamma.
Il cuore della donna che io amo più della mia vita. Il cuore della donna che mi amata, cresciuta e protetta da quando sono nata.
La donna che veneravo.
E tutto questo si riassume in un cuore gettato a terra e un corpo che crolla al suolo, vuoto, privo di anima.
Amyas si volta verso di me, e improvvisamente sono libera dalla prigionia. E finalmente lo faccio: urlo come mai prima d'ora, e nello stesso istante singhiozzo violentemente.
La vista mi si annebbia, e non vedo più nulla.
So solo che continuo ad urlare, anche quando il mio sguardo si apre in una stanza bianca.
E lo vedo: di nuovo lui, che mi guarda. Non so precisamente spiegare le emozioni che gli passano per il viso, ma non sono nè soddisfazione nè compiacimento.
- Basta!
Sbatto la schiena contro uno schienale morbido, e mi accorgo di essere sulla sedia vista prima.
Il mio corpo è scosso da violenti spasmi, impediti da manette che mi legano ai braccioli della sedia. Anche le gambe sono legate.
Cerco di divincolarmi, ma non per provare a liberarmi - so che non ci riuscirei - ma perchè non posso tenere immobile il mio corpo.
- Danielle! - il grido di Amyas è ovattato. Poi sento le sue mani afferrarmi le spalle e stringermi forte.
Così forte da farmi stare ferma nonostante io cerchi di divincolarmi.
Non mi fa muovere di un centimetro.
- Lasciami! - grido. - Non toccarmi! - cerco inutilmente di dargli un calcio, ma ciò che sento è solo il rumore mettalico delle manette contro la mia gamba.
- Non è reale! Era un sogno! E ora calmati, Cristo, mi stai stressando!
Lo sto stressando?
Ho visto mia madre morire davanti i miei occhi e mi accusa di stressarlo.
E, ora, per la prima volta nella mia vita, sento il vero desiderio di uccidere una persona.
Di desiderare la sua morte.
La rabbia si impadronisce di me e prendo dei respiri profondi, profondissimi per calmarmi.
- Ce l'hai fatta. Sei sensibile, eh?
Tengo gli occhi chiusi e mi costringo a non dar peso alle sue parole.
- Bene, ti stai arrabbiando. Rabbia, disperazione, paura. Si inizia bene. Un'altro episodio così e sarai giá a buon punto.
Sgrano gli occhi.
- Sì, succederá un'altra volta, mi spiace per te. Vedrai di nuovo morire un tuo caro.
No, no, no, no.
Il petto inizia ad alzarsi e abbassarsi velocemente, preso di nuovo dalla paura.
- Ehi, no, non ricominciare. Hai urlato per 5 minuti prima di smettere, è stato scocciante.
Sto per insultarlo pesantemente, quando vengo bloccata dal raschiare della mia voce. La gola sembra andarmi in fiamme. Mi è andata via la voce. Di sicuro per quanto ho urlato.
- E ora, direi che tu debba ribere l'acqua. - si dirige verso la porta.
Cosa? No. Se bevo l'acqua sognerò di nuovo. E lui ucciderá Adam.
Ho capito: l'acqua ha un sonnifero al suo interno.
Amyas torna con un bicchiere d'acqua quasi pieno.
- Non ti torturerò. Hai subíto abbastanza per oggi. Devi solo dormire, e questo ti aiuterá.
Rimango immobile e lui, sospirando, è costretto a somministrarmi la bevanda con forza.
Mi afferra il mento per tenermi ferma, e posa il bicchere sulle mie labbra, poi tira il mento in giù, in modo che io le schiuda, e sento il primo sorso d'acqua scorrermi per la gola.
Faccio una smorfia: fa male.
Poi, alla fine, prendo il bicchiere tra le mani e bevo.
E, ancora incatenata alla sedia, crollo in un sonno profondo. Il primo vero sonno da quando sono qui.
E mi soprendo di quanto ne avessi bisogno.
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Lotewers - Il regno delle creature mistiche
FantasyDanielle inizia il terzo anno di liceo, sperando che le porti avventure e nuove conoscenze. E Sabrina, con il suo carattere solare e gioioso, appare nella vita di Danielle. Le due stringono un legame che si rafforzerá sempre di più. Ma, con Sabrina...