16.

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Guardo Carlos incredula. Non riesco a muovermi, non riesco a parlare. Rimango bloccata lì, con la bocca socchiusa e gli occhi incollati ai suoi. 

"Che stai dicendo, Carlos?" chiedo con un filo di voce, dopo qualche secondo, scuotendo ripetutamente la testa.

"Flam, io... Mi dispiace tanto, davvero" dice soltanto, accarezzando il dorso della mia mano.

I miei occhi iniziano a diventare lucidi, le mani pizzicano, sento le ginocchia deboli. 

"Come lo sai?" chiedo ancora. "Te l'ha detto lui?" 

Lui scuote la testa. "Li ho visti" 

Il mio sguardo si incupisce. "Li hai... visti? Dove? Quando? Chi è lei? La conosco?"

"Flam, non ti fa bene sapere tutto questo, ora. Dovresti solo-" inizia a dire Carlos, avvicinandosi con la sua sedia alla mia e cercando di accarezzarmi una spalla.

Mi alzo di scatto davanti a lui, senza togliere lo sguardo dal suo. "Rispondimi!" strillo. "Devi rispondermi, ho bisogno di sapere queste cose, ok?" 

Lui arriccia le labbra e annuisce. "Li ho visti a lavoro" dice soltanto.

"L'ha portata lì?" chiedo in un sussurro, con gli occhi ormai pieni di lacrime.

"Lei lavora con noi, è un'ingegnera. Si chiama Giulia" dice. "Ti prego, Flam. Adesso calmati, va bene? Mangiamo qualcosa" mi propone dolcemente, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. 

"Non ho fame" rispondo, girando la testa dall'altro lato. "Voglio solo andare da lui" aggiungo, camminando a passo veloce verso la porta.

Carlos si alza di scatto e mi afferra dal polso, costringendomi a fermarmi. "No, tu non vai da nessuna parte" sentenzia, rigido. 

"Non hai il diritto di dirmi cosa fare e dove andare" ribatto, iniziando ad alzare la voce.

"Non puoi guidare in questo stato" afferma, scrutandomi. 

"Allora accompagnami" dico, di getto. "Devo andare da lui, Carlos. Devo vederlo"

Ci guardiamo per dei secondi che sembrano interminabili. Carlos sembra combattuto; non risponde subito e non ha intenzione di lasciare la presa sul mio polso, come se avesse paura che io possa scappare.

"Va bene" dice infine. 

***

Quando arriviamo sotto casa di Riccardo, Carlos spegne il motore della macchina e si gira a guardarmi, prima che io possa aprire la portiera. "Sicura di sentirtela?" mi chiede.

Incrocio le braccia al petto e scuoto nervosamente la testa, iniziando a piangere, prima lievemente, poi in modo sempre più violento. 

Carlos mette un braccio attorno alle mie spalle e si sporge verso il mio sedile, così da potermi abbracciare più facilmente. Mi stringe forte a sé e appoggia dolcemente le sue labbra sulla mia fronte, poi comincia a parlare. "Sfogati, Flam. Puoi farlo, con me" sussurra. 

Strizzo la sua maglietta nelle mie mani e continuo a piangere, quasi immaginando che, quel tessuto, fosse Riccardo. Singhiozzo, urlo, mi dispero e mi lascio andare come non avevo mai fatto prima, con Carlos.

"Lui non... Questo non è il mio Riccardo" mormoro, asciugando le lacrime che scendono sulle mie guance con il palmo della mano. "Il ragazzo di cui mi sono innamorata quattro anni e mezzo fa non l'avrebbe mai fatto" osservo.

Carlos scioglie l'abbraccio e mi guarda negli occhi, accarezzandomi il viso. "Calmati, ok?" bisbiglia. "Vuoi che io salga con te?" mi chiede poi.

Annuisco lievemente, guardandolo con gli occhi gonfi e rossi dal pianto. 

"Asciugati queste lacrime adesso, ok? Non voglio vederti così, e soprattutto lui non deve vederti così" dice dolcemente, passando i suoi pollici sotto i miei occhi.

Dopo essermi ricomposta leggermente, prendo coraggio e scendo dalla macchina, prima di suonare decisa al campanello di Riccardo.

"Sì?" 

"Riccardo, sono io" dico, sforzandomi di far sembrare la mia voce il più normale possibile.

Lui apre subito il cancello ed esce dalla porta di casa con un sorriso, che però muore sul suo volto non appena riconosce Carlos dietro di me. "Che ci fa lui qua?" chiede, con tono duro.

"Mi ha raccontato tutto. Mi fai schifo, Riccardo. Non pensavo fossi capace di fare una cosa simile" inizio, andandogli incontro puntando un dito verso il suo viso. "Che senso ha avuto tornare da me mentre vedevi già un'altra ragazza? Perché sei tornato, perché?!" alzo la voce, guardandolo mentre abbassa lo sguardo verso il pavimento. "Volevi solo farmi soffrire? O volevi dimostrare qualcosa a te stesso?" continuo. 

"Amore, io non so cosa ti abbia raccontato, ma io-" prova a giustificarsi, venendomi incontro.

"Non ti azzardare a chiamarmi amore e a mentirmi. Abbi le palle di essere sincero, almeno ora" lo interrompo, con voce tremante.

"Flami, io..." inizia, piagnucolando. "Non so cosa mi sia preso, io non volevo, è stato solo un attimo di-" prova di nuovo a giustificarsi.

"Un attimo?!" interviene Carlos, serrando la mascella. "Non raccontare cazzate, Riccardo. Lei non merita altre bugie, e tu lo sai bene" 

Riccardo abbassa la testa e fissa la punta delle sue scarpe, non sapendo cosa dire.

"Non hai neanche il coraggio per parlarmi?" ricomincio, andando vicino al suo viso, che si alza e raggiunge la mia altezza solo quando ormai sono vicinissima a lui.

I suoi occhi sono freddi, impassibili. Non c'è neanche la traccia di una lacrima, di un minimo senso di pentimento, dispiacere o senso di colpa. Mi guarda con le sopracciglia aggrottate, come se volesse simulare una sorta di tristezza. 

"Quando ci siamo lasciati, mi hai detto che non volevi farti odiare da me. Beh, mi dispiace. Ci sei riuscito, adesso." dico con un filo di voce, prima di allontanarmi da lui. "Andiamo, Carlos?" chiedo poi, girandomi definitivamente.

Lui annuisce e, prima di voltarsi per uscire nuovamente dal cancello, rivolge un ultimo sguardo, deluso e pieno di rabbia, a Riccardo, che rimane lì fermo a fissarci. 

***

Carlos mi ha riportata nel mio appartamento e mi ha costretta a mangiare qualcosa. "Ti servono energie, soprattutto nei momenti brutti come questo" mi ha detto.

Ho mandato dei messaggi molto riassuntivi ad Eleonora per raccontarle tutto, ma ho specificato di non voler vedere nessuno e di non riuscire a parlarne, in quel momento. 

Carlos è stato molto disponibile e, dopo essere riuscita a convincerlo di stare tranquillo e di tornare a casa, mi ha ordinato di chiamarlo se ne avessi avuto bisogno, anche per la benché minima cosa. 

È stato decisamente un angelo; l'ho ringraziato un milione di volte prima di lasciarlo andare. In fondo, non tutti avrebbero fatto questo per me, dopo tutto quello che è successo tra noi e dopo che gli ho chiesto praticamente di sparire dalla mia vita. 

Questo episodio mi ha fatto capire definitivamente quanto io mi sia sbagliata sul suo conto, inizialmente; sarò eternamente grata per aver avuto la possibilità di cambiare idea su di lui. 

Unexpected - Carlos Sainz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora