28.

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Flaminia's POV

Apro la porta di casa e mi fiondo sul divano non appena lo vedo. Non ho affrontato un viaggio particolarmente lungo, ma tutto ciò che mi ha spinto ad affrontarlo mi ha destabilizzato. Ho bisogno di riposare, di stare da sola e di riflettere.

Mi serve tempo per elaborare tutto quello che ho scoperto e tutti i segreti che Carlos mi ha nascosto durante tutto questo tempo, non solo come fidanzata, ma in primis come amica.

Sentire ciò che mi ha raccontato oggi è stato pesante, disgustoso e fastidioso. Ho provato un mix di emozioni totalmente nuovo: rabbia, delusione, pena, ansia. Mai in tutta la mia vita avevomai affrontato un momento così confusionario; mi è sembrato di stare su una montagna russa e, di certo, non ero pronta ad ascoltare tutta quell'assurda storia.

Una parte di me vorrebbe solamente prendere a pugni Carlos e tirare tutto quello che mi capita davanti; l'altra, invece, avrebbe solo un infinito bisogno di piangere fino allo sfinimento e dormire per una quantità indefinita di ore.

O forse di giorni, settimane.

Due, per l'esattezza. Avrei solo bisogno di sapere che quel bambino non è di Carlos, che quella ragazza voleva solo incastrarlo per soldi e che per noi c'è ancora una benché minima possibilità.

Perché no, non potrei mai farcela a restare con lui e a far finta di niente, se nella pancia di quella donna stesse davvero crescendo un figlio suo.

Chiudo gli occhi e mi passo una mano sul viso, stropicciandomi le palpebre. Nella mia mente, passano a cento chilometri orari mille immagini: Carlos con un figlio, Carlos con me, Carlos felice con un'altra donna e un'altra famiglia.

Poi, ripenso ad una scena di quella stessa mattina: "Io ti amo, Flam"

Carlos ed io stavamo insieme da troppo poco, non ci eravamo ancora detti cose di questo tipo e non avevamo ancora parlato dei nostri sentimenti. Non nascondo che quelle parole mi hanno scossa e mi hanno fatto esplodere il cuore dalla gioia. Erano mesi che aspettavo che quella frase uscisse dalla bocca del mio fidanzato, e lui aveva deciso di tirarla fuori proprio in un momento come quello, il più sbagliato, il più caotico.

I miei pensieri vengono interrotti dalla suoneria del mio cellulare. Sullo schermo leggo il nome di Carlos, e subito mi irrigidisco.

"Carlos, dimmi" esordisco, premendo la cornetta verde e portandomi il telefono all'orecchio.

Lui tira subito un sospiro di sollievo. "Avevi detto che mi avresti chiamato una volta arrivata, ma non ti ho sentita e mi sono preoccupato" mi spiega.

"Hai ragione, mi è completamente passato di mente" rispondo, passandomi una mano fra i capelli.

"Scusami se ti ho chiamata, non volevo disturbarti. So che mi avevi chiesto di rimanere un po' da sola..." mormora.

"Non preoccuparti, capisco che tu sia stato in pensiero" dico, stendendomi nuovamente sul divano.

"Hai mangiato qualcosa?" chiede subito dopo.

"Carlos..." lo richiamo.

"Lo so, lo so, non dovremmo neanche parlare noi due in questo momento. Ma mi sento una merda, e non voglio che tu stia male per colpa mia" dice, con tono duro.

"Forse avresti dovuto pensarci prima di nascondermi tutte quelle cose, non credi?" chiedo ironicamente.

Lui rimane in silenzio per qualche secondo e sbuffa rumorosamente. "Mi dispiace, Flam..." sussurra.

"Lo so, me l'hai già detto. Ora fammi andare, ok? Ci sentiamo nei prossimi giorni" dico, cercando di chiudere la conversazione.

"Sì, certo. A presto, Flam" mormora.

Appoggio il telefono sul tavolo e sospiro, lasciandomi cadere sullo schienale del divano e affondando tra i cuscini, prima di cadere in un sonno profondo.

***

Carlos' POV

"Non pensi che sia ora di alzarti da questo letto?" mi chiede Ana, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi allo stipite della porta della mia camera con la spalla.

"Ana, per favore..." sussurro, schiacciando il cuscino sulle orecchie e facendo una smorfia.

Lei è la mia sorellina minore. L'ho sempre vista come qualcuno da proteggere, qualcuno da difendere e aiutare in ogni momento, senza se e senza ma. Ora, però, è lei che mi sta aiutando. È lei che, da quando Flaminia se n'è andata due giorni fa, non mi molla un secondo e viene nella mia stanza ogni mezz'ora per controllare come sto.

"Per favore niente, Carlos!" esclama, sedendosi sul letto ai miei piedi. "Hai fatto una cazzata, ok? Tutti sbagliamo, ma non si può tornare indietro e non si possono cancellare le azioni che compiamo, si può solamente reagire e cercare di rimediare ai nostri errori" dice, guardandomi negli occhi.

È sempre stata anche la più saggia fra noi tre.

"Reagisci, Carlos" ripete poi.

"Lo sto facendo" dico poco convinto.

"Questo non è reagire. Vivi in questo letto e tra queste coperte da due giorni!" esclama, alzandosi. "Muoviti, alzati e vieni a correre con me. Poi torniamo a casa, ci facciamo una doccia e prepariamo il pranzo per tutti, mh?" mi chiede, togliendo con un gesto secco il lenzuolo dalle mie gambe. "Ah, dimenticavo: non puoi dirmi di no" aggiunge poi, con un sorriso falso.

Roteo gli occhi al cielo e mi alzo, guardandola male mentre mi infilo dei pantaloncini. "Sei fastidiosa, però grazie" sussurro, abbozzando un sorriso.

Lei mi scompiglia i capelli. "Sei il mio fratellone. Ti conosco e so che sei forte, non voglio vederti così" afferma, abbracciandomi.

"Quel bambino non è mio, Ana..." mormoro tra i suoi capelli, stringendola a me.

Lei scioglie l'abbraccio e mi guarda dolcemente. "Ti credo. Tieni duro qualche altro giorno, poi potrete fare il test" dice, accarezzandomi le spalle. "Ora sbrigati, dai" dice, uscendo dalla stanza. "Ti aspetto di sotto!" esclama poi, allontanandosi.




Unexpected - Carlos Sainz Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora