6. Re e regine

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La prima cosa che ho pensato non appena ho visto lo spettacolo panoramico di Mirador del Rio?

Perché diavolo Sabrina Corsi ci ha fatto alzare alle sei di mattina? 
No.

Oddio, ancora oceano. Spero che Francesco Viale non abbia in mente di buttarmi ancora in acqua, sarebbe di sicuro l'ultima vacanza della mia vita.
Ancora no.

Quello cos'è, un bar? Ho una fame!
Lasciamo stare.

La cosa più ovvia, più banale, quella che sono sicura tutti i viaggiatori stanno pensando di fronte a una distesa d'acqua che si interrompe per un pezzo di terra, per poi riprendere a diffondersi infinitamente.
Voglio rimanere qui.

Dico sul serio.
Ora capisco la pubblicità "la vacanza che ti manca" con il bambino che guarda fuori dalla finestra di casa con fare malinconico –nemmeno fosse un uomo vissuto pieno di rimpianti – e poi si volta verso la mamma piagnucolando: voglio tornare sulla nave!

Questa è la mia vacanza che mi mancherà, la nave da cui non voglio scendere.
Lasciatemi qui.

«Stai pensando a quello che sto pensando io?»

Gioia Bianchi è di fianco a me, ma nessuno delle due accenna a spostare lo sguardo.
Siamo come in trance, ci sentiamo così piccole e insignificanti, quasi temiamo di aprire bocca e ringraziamo telepaticamente Sabrina Corsi per averci buttato giù dal letto all'alba.
La pace e il silenzio che si respirano sopra le scogliere di Risco de Famara, a 496 metri sul livello del mare, sarebbe da imbottigliare e conservare per i momenti di stress.
Non sarebbe male avere a portata di mano le sensazioni che proviamo in questi momenti: utopia oltre ogni limite, ma per un momento lasciatemi vaneggiare.

«Probabile» mi limito a risponderle, proprio per paura di allontanarmi troppo da quell'attimo zen che sto vivendo.

Che sia questo il nirvana?
Suvvia, lasciatemi straparlare!

«Grazie a César Manrique.»

Rido. Sono già fuori dalla pace dei sensi, grazie al commento di Sabrina.

«Che c'è?», me lo chiede perché mi sono voltata a guardala con un'espressione ambigua che mescola incredulità e divertimento.

«Sei fissata con questo Manrique.»

Lo dico scherzando, abbozzando il modo che di solito si ha con le amiche, però un attimo mi viene il dubbio di essere stata fin troppo diretta; non so mai quando effettivamente si giunge a superare la soglia della confidenza.
Sarebbe fantastico se ci fosse un campanellino che preannuncia il segnale di via libera.
Lei mi spinge e io tiro un sospiro di sollievo: sta sorridendo e sembra piuttosto compiaciuta che le abbia risposto in quel modo.
Penso che la gente sia strana? Sì, lo penso veramente.

«Sono laureata in architettura» confessa, e noto una luce nuova nei suoi occhi.

Nei suoi, nei miei si può leggere solo l'ennesimo ematoma dell'ego.
Insomma, questa ragazza sembra l'apoteosi della vita, della fortuna... del Nirvana, appunto.
La vita è ingiusta, così come lo sono le pizze con la maionese sopra.

Voglio premere il tasto riavvolgi del walkman che avevo da bambina.
L'erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re... Per forza, è occupata a crescere rigogliosa nel giardino della regina.
Ad ogni modo sono sicura che ci siano già delle piantine fresche anche in quello del re, se non sono già diventate querce.

«L'ultimo giorno dovrai mostrarci le foto» dice, non a me, e io ringrazio i santi che il discorso sia caduto.

Quando si parla del diavolo spuntano le corna.
Lo so, hanno preso il via i modi di dire, non riesco a fermarmi.
L'arrivo di Francesco Viale di recente ha sempre qualcosa di catartico, è riuscito perfino a distrarre Sabrina; e dire che con quella luce negli occhi pensavo che si sarebbe lanciata a parlare delle sue soddisfacenti qualifiche senza saltare una virgola.

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