Non posso credere di essermi lasciata convincere.
«Avete capito che sono una principiante, vero?» chiedo con una voce tremolante che chiaramente suggerisce il mio nervosismo.
«Ora che ce lo hai detto per la quinta volta consecutiva, ci è davvero più chiaro» replica Sabrina, lanciandomi un'occhiata divertita.
«Anche io non sono una surfista provetta, ho solo fatto un corso e provato qualche volta durante i miei viaggi.»Questa scoperta avrebbe dovuto farmi sentire meglio?
«Non hai detto che questo è il tuo ventesimo viaggio? Per me è la prima, primissima volta» ribadisco, guardandola di sbieco.
«L'ho detto?» bofonchia la coordinatrice, volgendo lo sguardo. «Comunque sono giorni che stai sulla pratica, anche l'istruttore ti ha dato il via libera.»
«Non ti devi preoccupare, non è così difficile come sembra. Dopo alcune cadute vedrai che riuscirai perfino a rimanere in piedi sulla tavola» s'inserisce Erina Marchesi, la prima a proporre la mia entrata in scena.
Questo non mi fa affatto sentire meglio.
Mi abbandono sulla tavola per un momento, a contatto diretto con l'acqua fresca dell'oceano.
Non sento nemmeno il freddo, e questo non è un buon segno: sono così in tensione che il mio corpo è andato in palla, come da sua abitudine.Vorrei dare tutta la colpa alle ragazze, ma la verità è che sono cocciuta come un mulo, e dannatamente competitiva.
Nonostante sia un agglomerato stretto di paure, non riesco ad accettare di non sapere fare qualcosa senza prima una prova.
Il mio nervosismo sta sostanzialmente nel timore di risultare ridicola, e la presenza poco distante di Leonardo Costa e Francesco Viale non mi incita affatto.
Potevano non essere dei surfisti provetti?
Al diavolo il viaggiatore angelico e quello ritardatario!«L'unica che poteva capirmi è rimasta saggiamente sulla riva a passeggiare» borbotto, sconfitta.
Mi volto indietro e noto che Gioia Bianchi si è fermata a osservarci; suppongo che quel pugno chiuso che ha rialzato sia il suo modo di incoraggiarmi.
Mi ricorda la scenetta che ci ha viste coinvolte insieme ad Alberto Gironi nei vigneti di La Geria. Il nostro inno alla diversità.
Seguo il suo esempio e slancio il pugno in aria, ridacchiando, perché inevitabilmente mi sento un po' ridicola.Ritorno con lo sguardo sulle viaggiatrici di fronte a me con una combattività diversa.
Se non si fosse capito, odio perdere e sembrare piccola e indifesa: il mio orgoglio riempirebbe due valigie formato maxi.«Per me sei una di quelle che impara in fretta. Sei già così a tuo agio sulla tavola» sottolinea Erina Marchesi, indirizzandomi un sorriso pieno di positività.
Lo apprezzo molto, anche se ogni volta che la osservo non riesco a non sentirmi un po' discriminata.
Riesce a splendere perfino con quella tuta di neoprene dai colori improponibili e i capelli corvini sparsi un po' ovunque per via del vento.
Possibile che sappia fare tutto e che sia pure stata benedetta con quel tipo di bellezza esotica?
In questo mondo non c'è davvero giustizia.«Se lo dice un'esperta, mi fido» le rispondo, sorridendole a mia volta.
«Però ora andate, se rimanete qui a farmi da babysitter vi perderete le onde migliori.»«Ci sono molte onde piccole, perché non provi?» mi incita Sabrina.
Sembra davvero curiosa di vedere come me la cavo, oppure vuole semplicemente assistere a qualche mia caduta di stile.
Preferisco dare fiducia alla prima ipotesi.«Rimango ancora un po' a fare pratica. Non mi sento ancora così sicura.»
«Okay. Nel caso ti volessi buttare, fai come abbiamo provato: nuoti seguendo la schiuma e poi ti alzi per cavalcare l'onda» mi ricorda Erina Marchesi.
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Sorry, I'm la(t)te!
Ficção GeralPiacere, sono Sofia Fabbri, una tipica precaria italiana. La mia vita ruota intorno agli annunci di lavoro, ai colloqui di lavoro e, dulcis in fundo, agli "abbiamo già preso qualcun altro" di lavoro. Ero giusto impegnata nell'ennesima ricerca in int...