17. Mutismo, afrodisiaci e terra vulcanica

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Credo che la fine di questa giornata sarà per me una liberazione.

Siamo nuovamente in auto, ed è sempre lo stesso: essere chiusi in una jeep 4x4 con Francesco Viale non rientra di sicuro nella lista dei momenti più divertenti della mia vita.
Nemmeno io so bene perché la sua presenza mi renda così inquieta, soprattutto se consideriamo che da quando ha messo in moto si è chiuso in uno strano mutismo da autista.

«Le cose vanno a gonfie vele» mi bisbiglia Gioia Bianchi, interrompendo la mia osservazione accurata fuori dal finestrino.

La guardo spaesata mentre cerco di mettere in funzione i miei neuroni anestetizzati.
Siate comprensivi, con la mente sono ancora in spiaggia con il viaggiatore angelico. Inevitabilmente, dopo quel bacio.

«Non guardarmi come se fossi la guardona di turno» persevera, «se tu e Leonardo volevate un po' di privacy, la riva della spiaggia non è stata la scelta più furba.»

Sorride, forse per indorare la pillola.
Non sono così ingenua, è chiaro che abbiamo dato spettacolo una seconda volta.
Questa volta, però, non mi pesa come in precedenza: siamo un uomo e una donna attratti l'uno dall'altro che si lasciano andare alle emozioni.
Perché dovrei tenerle a freno per pudore?
È la vita che cerco, e solo questa voglio assecondare.

«Perché dovrei nascondermi? È una cosa bella, quello che c'è tra me e Leonardo.»

Tento di nascondere la soddisfazione che mi provoca dire il suo nome così a voce alta, e forse proprio per questo il mio viso si sta contorcendo in espressioni buffe.

«Oh! Sono passate poche ore e siamo a un te e Leonardo» commenta, sorniona. «Non vedo l'ora di conoscere i futuri sviluppi.»

È palesemente compiaciuta, sembra davvero felice di questo mio cambio di prospettiva.
O almeno è così che mi va di interpretare la nuova luminosità sul suo viso.

«Fai venire voglia di innamorarsi.»

What?
Guardo Sabrina ancora più spaesata.

«Non lo sono» commento sbrigativa. «Ovvio che mi piace, ma innamorarsi... è tutto un altro paio di maniche.»

«Sarà, ma io so quel che ho visto» mi stuzzica fin troppo apertamente. «Sei cotta a puntino, Sofia!»

Mi fa una linguaccia bambinesca e io istintivamente le scompiglio i capelli biondi sapientemente raccolti.

«Ah! Ci ho impiegato ore» protesta, allontanandosi di scatto.

«Per questo si chiama vendetta» replico, ricalcando la sua linguaccia adolescenziale.

«Non pensare che basti questo per farmi desistere» precisa mentre si liscia la folta coda di cavallo.

È un avvertimento? Una minaccia?
Che sia inserito il blocco di sicurezza delle porte della jeep?

«Com'è stato?» chiede.

Ribadisco: what?

La classica domanda di fronte alla quale prima o poi tutti dobbiamo mentire.
Il come dovrebbe venire bandito, per evitare questo genere di situazioni.
È di sicuro al secondo posto nella classifica dei non chiedere, dopo l'impareggiabile "ti è piaciuto?".

«Com'è stato baciare l'angelico Leonardo Costa?»

Un chiarimento era d'obbligo, non sarebbe passato il messaggio altrimenti. Questo è il crucio di Sabrina.

«Farfalle, adrenalina e tachicardia?» suggerisce.

Perché perdere tempo a inventare l'acqua dietetica, la forchetta da dito o lo stick in burro, quando un telecomando silenzia persone è decisamente più urgente.
Ora capisco molto meglio la paura di questa ragazza di apparire invadente.
Effettivamente...

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