Due..

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«Diana, mio piccolo inferno» dissi, in quel momento in cui il mio cuore iniziò a battere di nuovo, dopo un'anno in cui era stato congelato con la forza e con il dolore

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«Diana, mio piccolo inferno» dissi, in quel momento in cui il mio cuore iniziò a battere di nuovo, dopo un'anno in cui era stato congelato con la forza e con il dolore.

A vederla lì, in piedi, spiazzata completamente dalla mia presenza, in quel cortile, in cui l'avevo baciata, toccata, venerata e protetta così tante volte, mi si gela il sangue.

Il respiro mi si spezza.
Il cuore mi accarezza.
Il tempo rallenta.
Queste sono le sensazioni che provo in questo momento.

Nell'esatto momento, in cui incontro i suoi occhi, ricordo tutto quello che abbiamo passato insieme. Il modo in cui mi toccava, in cui mi desiderava e la desideravo, il modo in cui la definivo casa.

Quando ho fatto l'amore con lei la prima volta pensavo di impazzire, credevo che il mio cuore non potesse reggere tanta emozione facevo fatica a respirare. Il profumo della sua pelle era stato creato per me: era una droga, e da quel momento avevo bisogno almeno di una dose giornaliera per
stare bene.

Ed é proprio quando questa dose giornaliera é venuta a mancare, che io mi sono mi sono chiuso ancora di più, nel mio piccolo mondo fatto di guai.

L'ho scrutata per più di cinque minuti, e lei ha fatto lo stesso con me.

In quel momento, nessuno più osava parlare, ormai tutti sapevano della nostra storia, e di conseguenza sapevano anche che chiunque avesse osato parlare in quella situazione, sarebbe rimasto inchiodato sotto gli sguardi e le parole di due bombe, che sono cariche, ma non sono mai esplose, e questo sembra proprio essere il momento.

Non era cambiata, era lei, sempre bellissima. Con il suo viso, le sue forme prosperose ereditate dalla mamma, i suoi capelli scuri ricadevano come sempre in tutta la loro morbidezza sulle spalle, le sue labbra rosee e carnose erano leggermente aperte, probabilmente per lo stupore di vedermi lì.

Eppure c'era qualcosa che non andava, i suoi occhi, non erano più gli occhi di cui mi ero innamorato, quelli erano accesi, pieni di vita, pieni di idee malsane da compiere, pieni di malizia e desiderio solo per me, questi invece non vivono, sembrano spenti.

«Oh mio dio, Jack, sei tornato, sapevo che saresti tornato a riprendermi prima o poi» vorrei tanto che fossero le sue parole queste, ma mi ricredo subito quando vedo due mani con delle unghie a punta laccate di rosso, avvolgermi le braccia.

London Hall.

Chi se non lei?
Il mio tormento da quando ho 5 anni.

Già all'asilo ci siamo dati un piccolo bacio a stampo, e da quel momento in poi ne è rimasta ossessionata.

Certo me la sono portata a letto, tante di quelle volte, era la mia puttana in poche parole, fino a quando non mi misi con Diana.
È vero facevamo sesso, ma non le avevo mai dato modo di pensare a noi, come un qualcosa in più.

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