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Lasciare Crimellian non mi è risultato tanto semplice, dopo aver trascorso quei meravigliosi momenti con Paul. Ciò nonostante sapevo di dover tornare alla vita reale, con i piedi per terra, al mio matrimonio con Alexander. Siamo sposati da più di un mese e la mia abitudine riguardo i nostri rapporti sotto le lenzuola non è cambiata. Lo sto tenendo lontano, almeno finché mi è possibile. Posso ancora recitare la parte della brava moglie, sempre fedele e attaccata al suo amato. Ora che non ha più intenzione di fare guerra a Crimellian, sono sollevata e di notte riesco a dormire senza avere gli incubi. Adesso mi volto. Alexander è disteso accanto a me, addormentato, gli occhi chiusi, il respiro regolare che si scontra con la mia pelle. Gli do le spalle e mi porto la mano sulla pancia, avvertendo una fitta improvvisa. Prendo lunghi respiri e alla fine riesco a seguirlo nel mondo dei sogni. Al mattino, appena resto da sola in stanza faccio richiamare una delle mie infermiere di fiducia. Mi chiede cosa sento, quali sono i miei sintomi. "Fitte allo stomaco, mal di testa, improvvisa perdita dell'equilibrio...". Lei annuisce, prendendo uno strano oggetto dalla sua borsa. Mi chiede di spogliarmi, quindi mi libero del corsetto e la lascio adagiare l'arnese d'argento sulla mia pancia. "Cosa c'è? Mi hanno avvelenato di nuovo? Perché mi sento quasi uno schifo..." mi porto una mano alla bocca, ingoiando la saliva. "No, nessun veleno, mia signora...".

"Allora cosa? Me lo dica, per favore...". Allontana l'oggetto, riponendolo di nuovo in borsa. Alla fine mi sorride. "Lei aspetta un bambino". Strabuzzo gli occhi, sconvolta. "Sta parlando seriamente? Sono incinta?" l'infermiera annuisce, emozionata. "Il duca ne sarà felice. Un bambino è sempre un miracolo per un uomo da poco salito al trono". Ingoio di nuovo la saliva. "Si può scoprire da quanto tempo sono in gestazione?". Lei sembra pensarci su. "Non so dirglielo con certezza. Forse qualche settimana, ma non è ancora entrata nel primo mese". Sospiro, e non capisco se mi sento sollevata o delusa. Il bambino non è di Alexander. "Questo deve rimanere tra noi. Lo dirò al duca a tempo debito". L'infermiera accetta l'accordo, raggruppando le sue cose per poi lasciarmi da sola. Mi rivesto, avvicinandomi alla finestra. Sono consapevole di essermi andata a cacciare in un bel guaio. La dolce consorte del duca di Celinden ha commesso adulterio e ora deve essere messa alla gogna. Non posso in alcun modo incorrere in questo improvviso impedimento. Devo essere di tre settimane, non si vede ancora nulla sotto le ampie vesti perciò posso giocarmela a mio vantaggio. Farò in modo che il bambino risulti essere il figlio di Alexander. Sono promessa a lui. È un accordo da cui non posso sollevarmi e per questo è mio dovere rendere il nostro matrimonio il migliore che ci si potrebbe aspettare. Mi cambio d'abito, raggiungendo il duca nella sala del treno. Appena mi vede sorride e congeda le sue guardie. "Non sei mai venuta a cercarmi durante le riunioni con il consiglio...".

"Mi dispiace. Ti ho disturbato?" lui fa di no con la testa, porgendomi la mano. "Al contrario. Sono sempre felice di poter ammirare la tua bellezza. Vieni qui..." mi attira da dietro la nuca, baciandomi con un certo impeto. È un uomo affascinante, coraggioso, imprevedibile. Non metto in dubbio che i suoi occhi scuri e penetranti potrebbero avere un notevole impatto su di me, però contemporaneamente mi sento legata a Paul in un modo che non posso aspettarmi di percepire con altri. Le mani di Alexander finiscono sui miei fianchi. Si inumidisce le labbra. "Che ne dici? Stasera vorrei passare del tempo con te... parlare, guardarti. Staremo solo fermi davanti al camino. Voglio guardare la tua bellissima pelle olivastra illuminarsi al chiarore delle fiamme" gli sorrido, trovandolo insolitamente dolce e romantico. "O potremmo anche starcene nudi davanti al camino" aggiungo, vedendolo mostrare un ghigno malizioso. "Duchessa Kaylan Schibst, suppongo tu voglia diventare la donna perfetta".

"Credevo di esserlo già da tempo". Mi sposta una ciocca di capelli dal viso. "Ceneremo insieme, solo io e te e congederò tutte le guardie. Il castello sarà tutto per noi". Fino alla sera, restiamo separati come a tenere a bada certi istinti. Forse è la gravidanza o forse è la mancanza di Paul ma questa sera mi sento sovraeccitata al pensiero di passare la notte con Alexander, il mio romantico, tenebroso e pericoloso marito. Mi preparo per l'occasione, sciogliendo i capelli sulla schiena e indossando una nuova camicia da notte che faceva parte del corredo nuziale.

All'ora di cena, raggiungo la stanza con il camino a passo leggero ritrovando la porta semichiusa da cui rilevo un fascio di luce riflesso sul pavimento. Poso la mano sul pomello, spingendo piano per poterla spalancare. Scorgo una figura in piedi davanti al fuoco acceso. Alexander si volta nella mia direzione, guardandomi dalla testa ai piedi. "Allora non scherzavi, stamattina".

"Non ha ancora imparato a conoscermi, mio signore?" lo raggiungo mentre mi offre un calice di madera. "Come ti avevo promesso, ho fatto allontanare tutte le guardie e gli uomini del consiglio".

"Quindi siamo totalmente soli?" Alexander annuisce. "Soli, sì. Possiamo fare quello che vogliamo" beviamo dai nostri calici nello stesso momento, guardandoci negli occhi con una certa impazienza. Lui fa il suo ultimo sorso, per poi ripulirsi la bocca con il dorso della mano. Per la serata, indossa solo una camicia bianca e un pantalone scuro. I capelli scompigliati, la barba ancora incolta. "Ho una gran fame!" commento, lasciando il bicchiere sul tavolo. Mi invita a sedere sul tappeto. Mi segue, accomodandosi al mio fianco con un vassoio ricolmo di varie cibarie da cui non esito nel nutrirmi. Alla fine del pasto, nel momento del dessert, Alexander prende la fragola con il cioccolato e me la porta alla bocca. Mi umetto le labbra, imbarazzata. "Che buone!" ancora con la bocca piena, prendo una fragola e la porgo al Duca, aspettando che la addenti prima di lasciare la presa. "Kay... posso confidarti una cosa?" annuisco, sorridendogli amorevolmente. "Sposarmi non era nei miei piani, non lo è mai stato. Volevo regnare da solo. Anzi, devo ammettere che da piccolo non vedevo l'ora che mio padre venisse a mancare per prendere il suo posto..." ingoio la saliva, ritrovando il suo lato crudele "...ma da quando ti ho conosciuta, hai stravolto tutti i miei piani. Ora voglio solo renderti felice, prendermi cura di te. Ci credi?". Non gli rispondo. Porto la mia mano sulla sua guancia per ripulirgli il labbro superiore dal cioccolato. Trattiene il mio tocco, afferrandomi il polso. "Sei così bella, intelligente. Una donna speciale. Solo una come te poteva incastrarmi, e ci sei riuscita alla grande". Con la mano libera, fa scivolare le dita sulla mia coscia. "Sei stato con altre prima di sposarmi?" Alexander fa di sì con la testa. "Mi organizzavano degli incontri ogni fine settimana. Pagavano delle donne per tenermi compagnia".

"E con loro hai provato piacere?" si fa serio, mantenendo la mano sulla mia gamba. "Non quanto l'ho provato con te. Quando c'è amore, il rapporto sessuale risulta più piacevole..." annuisco, riconoscendo la sensazione. "...e adesso il tuo avvenente marito ha bisogno di quel piacere dalla sua bellissima moglie". Mi avvicino a lui per prima, attirandolo da dietro la nuca. Nel frattempo, la sua mano finisce nel mio interno cosce facendomi sussultare contro le sue labbra. "Così..." sospira lui, baciandomi con un certo fervore. Lo libero della camicia, scompigliandogli i capelli del colore della fuliggine. Lo faccio distendere, mettendomi sopra di lui per potermi svestire della camicia da notte. Repentinamente lui mi afferra il seno lasciandomi piccoli baci e un morso nell'incavo del collo. Durante l'amplesso, il calore del camino si mischia a quello che inebriamo dai nostri corpi smaniosi quindi perduriamo in questa notte insolita, che inaspettatamente trovo piacevole. Le mani di Alexander mi afferrano i glutei, fino a scivolare lungo la mia schiena nuda. Le dita si fermano tra i miei capelli mentre con i denti sembra volermi strappare via il labbro inferiore. Sembra che l'ultimo mese di astinenza lo abbia reso più infervorato. La sua voglia di me è palpabile, e gli faccio intendere che la cosa è reciproca ricambiando la veemenza. Non potrà dubitare dopo questa notte di passione. Nei giorni seguenti, faccio fatica a mantenere il segreto e conto i minuti nell'attesa di potergli dire che sono incinta. Molto presto, la pancia sarà evidente e non potrò più nasconderla sotto gli abiti e i corsetti stretti. È un sabato quando lo vedo spogliarsi per farsi un bagno. Mi invita a raggiungerlo ma mi limito a scuotere la testa, portandomi una mano alla bocca. "Cosa c'è?" – "Non lo so. Ho un senso di nausea..." fingo – più o meno – per poter attirare la sua attenzione. "Vuoi che chiami l'infermiera?".

"No, non servirà. Forse so che cosa ho..." lui mi osserva con i suoi grandi occhi "...Alexander, penso di essere incinta". Subito balza fuori dalla vasca, afferrando un panno per poterselo avvolgere intorno alla vita. "Dobbiamo esserne sicuri. Chiamo l'infermiera". Gli evito di farlo, prendendogli il viso tra le mani per poterlo baciare. "Saremo genitori". 

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