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Non sono una stronza, per niente. Resto una persona onesta, di cui ci si potrebbe fidare ad occhi chiusi. Lo sono stata per anni, con Halden e anche per Paul, che ho promesso di servire fino alla fine dei miei giorni. Mentire sulla gravidanza lo trovo ingiurioso, una mossa riprovevole ma era necessariamente da compiere, vista e considerata la situazione. Paul è un sovrano importante ed è coniugato con una principessa a cui potrei solo prostrarmi per lucidarle le scarpe. Non posso competere. Invece Alexander mi ha accettata per quella che sono: una semplice civile rimasta orfana, con ambizioni più grandi di me e che pensavo di non poter mai realizzare. Ora sono qui, a Celinden e occupo il trono al fianco del duca che questa mattina mi guarda con certi occhi. È felice, emozionato, totalmente preso da me e risoluto. In effetti, non l'ho mai visto così e apprezzo l'entusiasmo con cui sta affrontando la notizia. Lo guardo e sono felice anche io, però mi sento in colpa. Adesso si solleva dal trono, per annunciare al suo popolo il lieto evento. Sono tutti accalcati nella grande sala, ansiosi di ascoltare quello che ha da dire. Io mi tengo le mani in grembo, ansiosa, colpevole e sopraffatta da troppe, discordanti emozioni. 

"Vi ho riuniti qui, oggi, per annunciarvi una grandiosa, emozionante notizia che mi ha reso l'uomo più felice al mondo..." Alexander allunga il braccio nella mia direzione, porgendomi la mano per invitarmi a mettermi in piedi. Lo affianco, sentendomi in imbarazzo con troppi occhi addosso. Occhi di persone che adesso mi stimano e rispettano, ma che non perderebbero un minuto del loro tempo nel giudicarmi, se sapessero che cosa si cela davvero dietro questa piccola pancia nascosta dall'ampio vestito. Alexander stringe le dita nelle mie, sorridendo. "Io e la duchessa saremo presto genitori del mio primo erede..." dalla folla si leva un applauso fragoroso, seguito da grida di gioia. "...adesso prendete un calice a testa dal nostro buffet. Bisogna brindare". Alexander mi offre un bicchiere, baciandomi sulla guancia. Aspetta che siano tutti muniti del calice per poter proseguire. "Al futuro di Celinden. Che possa essere ricco di festosità, ricchezze e che il nostro regno possa durare in eterno. Alla nostra!". Alexander mi cinge a sé per il fianco, scoccandomi un altro bacio al lato della bocca per poi farsi un lungo sorso di madera. Lo seguo con una certa riluttanza, iniziando ad immaginare quello che ci accadrà da oggi in poi. Spero soltanto che il bambino o bambina assomigli a me. 

E pensare che quest'uomo che è al mio fianco, mio marito, il mio uomo, il mio duca, una volta era una persona che temevo, per la quale ho trascorso quasi un mese a letto, febbricitante e in punto di morte ma la fiamma della vita ha preso una piega inattesa. Questo essere bizzarro, dallo sguardo freddo e contemporaneamente caldo come le fiamme dell'inferno, ora mi sarà più che mai devoto perché porto suo figlio in grembo – o almeno è quello che pensa. Non ha alcun dubbio al riguardo e le cose resteranno così, fin quando riuscirò a tenere il segreto. Spero fino al giorno della mia morte e se questa verità dovesse venire a galla, esalerò il mio ultimo respiro molto presto.

I mesi seguenti trascorrono in totale tranquillità. Il ventre mi si gonfia sempre di più ogni giorno che passa, e la nuova vita scalpita per poter uscire ma deve tenere duro. È ancora troppo presto – secondo il duca Alexander. In realtà sono già un mese avanti. Sono contenta che la notizia non è arrivata alle orecchie di Paul, però credo che a questo punto anche sua moglie possa essere incinta e saremo entrambi felici. Lui è ancora nei miei sogni, quelli che mi fanno sentire accaldata al mio risveglio, quelli che mi rendono rigida al tocco di Alexander, quelli che mi migliorano le giornate. Apro gli occhi al mattino e non mi sento soddisfatta. Quello che sto facendo... quello che mi sto creando tutt'intorno... non sono io. Non combatto più, non mi alleno e sin da piccola ho promesso di farlo per sempre. In questo momento, non mi fanno avvicinare alle armi neanche per sbaglio, per la mia condizione però necessito di brandire una lancia ancora una volta. Mi manca Halden e i pomeriggi che passavamo insieme. 

Vorrei che mi facesse visita, che sapesse che sto bene. Chiedo ad Alexander se potrebbe richiamare il suo latore e dirgli che devo mandare una missiva a Crimellian. Inizialmente aggrotta la fronte, scettico sulla mia richiesta e quando puntualizzo che è solo per il mio migliore amico, il suo viso si rilassa, cambiando espressione. "Ma certo, mia cara. Puoi inviare tutte le missive che desideri. Jenx ti aiuterà". Lo ringrazio con un sorriso, per poi avvertire Jenx che subito provvede al servizio chiesto. Ricevo Halden due giorni più tardi, trattenendolo tra le mie braccia più che posso. Ci lasciano soli nella mia stanza, quindi lo faccio accomodare alla poltrona. "Mi hai preso alla sprovvista. Non mi aspettavo una tua lettera dopo tutti questi mesi".

"Lo so, sono un'amica pessima però sono cambiate un sacco di cose nel frattempo. Prima di tutto, aspetto un bambino" Halden sgrana gli occhi. "Ti trovo più tonda ma pensavo fosse solo perché adesso hai la possibilità di mangiare meglio" sogghigno. "Non solo. Ormai manca poco... sarò una madre, Hal. Riesci a crederci?" lui mi sorride con nostalgia. "Sei sempre bellissima. La gravidanza rende sempre più belli". Prendo un grosso respiro, accomodandomi al capezzale del letto. "Che notizie porti da Crimellian? Cosa si vocifera da quelle parti?". Halden sospira, rivolgendomi uno sguardo complice. "Vuoi sapere qualcosa in particolare? Tipo di Paul?". Mi stringo nelle spalle.

"Come sta?" Halden fa spallucce. "È il solito Paul. Bacchetta chi non segue gli ordini e per il resto del tempo si chiude in biblioteca. Non abbiamo parlato molto. Non si confida nemmeno più con Rayan".

"E la duchessa?".

"Non è ancora gravida, se è questo che vuoi sapere. Hanno avuto dei problemi. C'è un evidente astio tra i due reggenti... non mi sorprenderebbe scoprire che lei si è trovata l'amante".

"Non potrebbe mai fare una cosa simile, e Paul non lo meriterebbe" Halden scoppia in una risata. "Magari tu non l'avresti mai fatto, ma lei non lo ha sposato per amore. È suo padre che glielo ha imposto". Gli offro del tè, e lo osservo sorseggiarlo con un certo gusto, appena si passa la lingua sul labbro superiore. Torniamo ad essere soli, e gli occhi di Halden si posano guardinghi su di me. "Presumo a te vada piuttosto bene con il Duca..." mi indica la pancia e improvvisamente avverto un nodo alla bocca dello stomaco, che mi fa scivolare in una consapevolezza repentina che non posso respingere. "Hal, noi due ci conosciamo da tanto tempo. Sei l'unica persona al mondo di cui mi fido, l'unica a cui potrei raccontare qualsiasi cosa e per questo non posso tenere il segreto con te".

Halden si sporge in avanti. "Cosa ti turba, Kay?". Mi porto la mano sul grembo, accarezzandola da sopra il tessuto blu di Prussia. "Il bambino... beh, è quasi impossibile che sia di mio marito".

"Scherzi? E allora di chi può..." fa una pausa, ci riflette su e alla fine strabuzza gli occhi. "Non dirmelo, Kay. Tu e Paul..." annuisco, colpevole. "Non lo abbiamo previsto ma lo abbiamo voluto. Io lo amo..." faccio fatica a trattenere le lacrime mentre Halden si porta una mano sulla bocca, sconvolto. "Mio Dio, e lui lo sa?" scuoto la testa. "Non deve saperlo. Ora siamo in due ad essere a conoscenza di questo segreto. Non uscirà dalla mia camera da letto, d'accordo?" Halden annuisce, sollevandosi dalla poltrona. "Amica mia, ti sei cacciata proprio in un bel guaio... non sarebbe successo niente se avessi sposato me" afferma in un tono ironico che mi fa tornare a sorridere. Lo abbraccio di nuovo, ringraziandolo. "È bello poter parlare di nuovo con te. Ti vorrei qui ogni giorno. I consiglieri di Alexander non sono così cordiali. Se ne stanno lì immobili ma non ti ascoltano veramente. È sfiancante". Halden si fa serio. "Paul dovrebbe saperlo. Sai quanto lui desideri un erede, e ora che non riesce a concludere nulla con la Duchessa, si sentirà impotente e inutile". Sospiro. "Lo so. Ti direi di fargli arrivare una lettera da parte mia ma è meglio se non ho alcun contatto con lui. Deve sapermi felice, nient'altro. Gli hai parlato della mia missiva?".

"Sì, sa che dovevo venire a Celinden..." gli prendo le mani, guardandolo negli occhi. "Allora devi ripetere insieme a me: Kay sta davvero alla grande. È più felice che mai e non sente in alcun modo la mancanza di casa". Lui si divincola dalla mia presa. "Non posso mentire così, al mio Duca. Omettere dei dettagli è diverso, ma dirgli che sei felice con Alexander...".

"Io sono felice, è un bravo marito e mi ama. Non è una bugia, chiaro?". Halden inizia a fare su e giù sul pavimento. "E devo nascondergli anche la gravidanza?".

"No, puoi dirglielo. Quando il bambino verrà al mondo, lo sapranno tutti quindi preferisco che Paul lo sappia da te ma non dirgli che è lui il padre". Gli scocco un bacio sulla guancia intanto che una lacrima mi riga la guancia. "Sono felice, Hal. Davvero. Non devi più prenderti cura di me, non devi più temere che mi facciano del male. A Celinden sono al sicuro, e Alexander mi rende una persona migliore". Lui annuisce, salutandomi un'ultima volta prima di andare via. All'improvviso, una fitta allo stomaco mi avverte di una contrazione. Prendo un grosso respiro. "No, ti prego. Aspetta ancora qualche settimana. È troppo presto..." dico tra me e me, stringendo i denti per il dolore sotto all'ombelico. 

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