Speculare

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L'odore pungente della magia invadeva l'aria. La Sala Grande era piena di gente. Non l'avevo mai vista così gremita e non avevo mai percepito un'atmosfera così strana. Lasciai passare lo sguardo sui presenti, il cuore stretto in gola. La battaglia finale contro Voldemort era terminata, avrei dovuto sentirmi più leggera, più euforica, più sollevata. E invece l'unica cosa che riuscivo a provare era un vago senso di nausea e una stanchezza che rendeva la mia mente lenta e intorpidita. Se c'era una cosa che odiavo era proprio questa sensazione. Inspirai a fondo. Ron, seduto vicino a me, parlava e mi cingeva le spalle con un braccio. Mi sentivo in gabbia. Una gabbia con le sbarre dai riflessi dorati, ma pur sempre una gabbia. E io sentivo il bisogno di una persona. Un essere il cui spirito era speculare al mio. Draco. Il solo pensare al suo nome mi confondeva. Era come un pugnale che feriva il mio stesso essere. Mi guardai in giro, nel vano tentativo di distrarmi. Notai così Harry e Ginny. Innamorati, bastavano a loro stessi.

-Come sei silenziosa-

Quasi trasalii, strappata dai miei pensieri. Voltai appena la testa, i capelli che mi scivolavano sulla guancia, quel tanto per guardare il viso amichevole di Ron. Lui era mio amico. Probabilmente sarebbe stato qualcosa di più se non ci fosse stato lui... Draco Malfoy. Mio tormento, come solo gli amori impossibili possono essere.

-Non stai bene?- continuò Ron, non nascondendo un velo di preoccupazione nella sua voce. Mi ritrovai a pensare che Draco lo avrebbe fatto. Avrebbe negato di essere preoccupato per poi controllare che stessi bene. Con lui era sempre così, un negare, una lotta estenuante a chi era più forte, più bravo, semplicemente migliore. Eppure senza di lui non riuscivo a stare.

-Io... sì, sto bene- mentii. Una menzogna inevitabile.

Qualcuno rideva a gran voce. Era una festa, certo, anche se aveva il leggero e amaro gusto del lutto. Notai Neville che ripercorreva a parole gli ultimi eventi, sicuro come mai era stato prima.

-Se vuoi riposare... - tentò Ron, lasciando cadere le parole così, nell'aria densa di gioia, come sassi lanciati nell'acqua.

-Ho bisogno del bagno- mormorai. Mi sciolsi dalla sua stretta leggera. Scivolai via. Non potevo stare ferma lì, non potevo illuderlo in quel modo. Era sbagliato. Forse però era inevitabile.

-Hermione... -

-Torno subito- mi affrettai a dire. Non volevo certo che si offrisse di accompagnarmi o mi seguisse. Le mie gambe mi condussero fuori. A metà strada mi resi conto che loro sapevano dove dovevo andare. Da lui. Da Draco. Dalla mia anima speculare. Era come se sapessero dove si trovava. L'aria fresca della notte mi accarezzò il viso.

E lui era lì, seduto a terra, l'erba che gli sfiorava le caviglie, lo sguardo perso in alto, a guardare quelle stelle enormi e fredde. Indifferenti a ogni cosa. Mi bloccai, impietrita da lui, dalla sua semplice presenza. L'osservai, come un bambino può osservare un animale esotico, perché per me Draco era questo. Un animale esotico che cammina tra le persone. I capelli biondi gli ricadevano, spettinati, sul volto pallido. I gomiti erano posati sulle ginocchia, le gambe era vicine al petto. C'era qualcosa di tormentato in lui. Ingoiai la paura del rifiuto. Con Draco era sempre possibile. Lui era imprevedibile. Non sapevo mai come comportarmi quando gli ero vicina. Un serpente. Sì, un serpente che poteva morderti, senza motivo o quasi.

-Hai intenzione di rimanere impalata a guardarmi ancora per molto, Granger?-

Trasalii. Certo, mi aveva vista. Lui vedeva sempre tutto. Sospirai, fingendo una calma che non avevo. Con lui non ero mai calma. Dentro di me il mondo esplodeva. Puntini neri calavano davanti a me. Li ignorai.

-Perché sei qua?- domandai. Avrei voluto avere un tono sicuro, ma la mia voce tremava. Perché era così difficile?

-Dove altro avrei dovuto essere, Granger?- e il mio nome pareva quasi un insulto tra le sue labbra.

-A festeggiare, come gli altri-

-A festeggiare? Ma cosa c'è da festeggiare?- il suo volto avvampò, strinse i pugni, ridusse gli occhi a due fessure. Rabbia. Provava rabbia. Era un sentimento comune per lui... e anche per me. Eravamo uniti da un filo invisibile. Dolorosamente invisibile. Rabbia e un pizzico di disperazione.

-Abbiamo vinto- tentai, ma non riuscii a fingermi felice. Aveva ragione Draco e ciò mi turbava.

-Questo è vincere?- fece un gesto ampio, a indicare la distruzione che splendeva ovunque. Sapevo a cosa si riferiva. Alle morti, al dolore, alle incomprensioni. -Secondo me abbiamo perso tutti-

Non parlai. Le parole di Draco erano forti, inquiete, aggressive. Erano parole che rispecchiavano la sua personalità.

-No, secondo me no... abbiamo perso- sussurrò, cupo.

-Tua madre ti starà cercando- mormorai, per cambiare discorso, per trascinarlo lontano da un pensiero che avrebbe solo potuto farmi male.

-Lo so, ma avevo bisogno di stare solo... ti sei messa con Weasley?- e la sua voce era strana, acuta, dolorante e sanguinante come un animale ferito. Non mi guardava, gli occhi rivolti alle stelle, ma ero certa che in un qualche modo mi vedesse comunque.

-Cosa t'importa?- la domanda, troppo brusca, mi uscì spontanea.

Draco s'irrigidì. Il momento magico era finito. La tensione serpeggiava di nuovo tra di noi. Io ero confusa. Molto confusa.

-Hermione-

Sobbalzai, un'onda di nausea mi soffocò.

-Weasley- disse Draco. Una parola carica di odio, rabbia, disperazione. -Corri da lui, il fidanzatino ti aspetta-

Aprii la bocca per negare, per dire che Ron non era il mio fidanzato. Avrei però mentito.

-Vai da lui- continuò Draco.

-Hermione- di nuovo Ron. Perché non faceva silenzio? Perché non mi lasciava in pace? Le tempie cominciarono a pulsarmi. Non mi mossi. Le gambe non mi ubbidivano. Forse era meglio così. Ron ci avrebbe visti e avrebbe capito. Un senso di libertà mi scosse. Tutto si sarebbe risolto in quel modo. Crudelmente semplice. E poi Draco si alzò. Lo guardai, la mente velata dalla confusione. Aprii le labbra per proferire delle parole che non uscirono, rimasero congelate in fondo alla mia gola. L'osservai andare via. La schiena dritta, il portamento elegante, i capelli biondi che brillavano sotto la dolce luce delle stelle. Non mi mossi quando scomparve. Non mi mossi fino a quando Ron non mi trovò così, la mente svuotata, le lacrime che scavavano nei miei occhi, il cuore semplicemente a pezzi. 

 

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