come in un film

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Ho guardato un film dove i sogni diventavano realtà
Dove il dolore , si assopiva  rendendo chiunque,  più forte .
Ho guardato un film dove l' amore trionfava su tutto
Dove , dopo mille vicessitudini , i due protagonisti si ritrovavano più innamorati che mai .

Ma è passato tanto tempo, ora quando guardo un film , non ci capisco più niente
Non vedo più quella realtà piena di sogni . Non vedo più quell' amore che sconfigge ogni paura .
Non vedo più quelle immagini.
si sono dissolte come si dissolve la neve al sole .
Si sono trasformate  quindi ? La neve diventa acqua quando si scioglie .

Quelle immaggini , sono diventate un insieme disordinato di colori sbiaditi.

Forse, come l'acqua , arrivano in ogni dove.  In ogni anfratto della mia mente.
Gocce di colore permeano le membrane di questi occhi Dilaniati da anni di  bisturi ed aghi .

Ora ascolto i film , intuisco i personaggi e la loro storia .

La mia mia mente si nutre di suoni, di ritmi,  mai ripetitivi ed assordanti .
Il mio cuore ha bisogno di sfumature  decise e delicate .
Vivo di fantasia perché la posso modellare.
Perché con essa posso sostituire i vuoti che i miei occhi guardano .

La stessa fantasia  che ha trasportato la mia mente, attraverso una porta magica.
Dove ho trovato rifugio dal dolore.
Ero seduta su una sterile ed anonima poltrona, in quella fredda ssla operatoria.

Poltrona avete capito bene
Quando fai un operazione  oculistica,  non
c'è il lettino . Chissà il perché ,lì per lì , non me lo sono mai chiesto. Però è  strano in effetti ed anche scomodo  .

Ferma in una posizione troppo poco naturale .
Con una specie di telo ,che ti copre interamente  la faccia . Con solo un foro , che ti collega a quella realtà .
Il tuo occhio è  bloccato, come uno squallido nastro su un pacco .
Le uniche parole che ti vengono rivolte ?
" Gueda la mia mano " e poi ti ficcano un ago appena sotto l'occhio e scaricano tutto il contenuto  di quella siringa .

La cosa più  bella ?
Che apprezzi, quel momentaneo e sopportabile dolore,   credetemi .
Perché ti protegge da un dolore più forte è  più disarmante .
È  nullo al confronto di un ago che attraversa il propio occhio .

La prima operazione fatta , durò tanto tempo, troppo .
L' anestesia si esauri,  prima della mia pazienza .
Quando misero i punti , il dolore fu alienante
Ogni millimetro di quell'ago, lo sento camminare ancora oggi .
Inesorabile e strafottente portava quel filo che chiudeva il mio occhio .

La fantasia in quel momento, ti porta dentro un film , salvandoti
Ti circonda con colori, che la realtà  non ti può  più offrire .
Ti dona le parole di conforto che nessuno , intorno a te , in quella fredda e bagnata  sala operatoria , ti ha mai rivolto .

Dopo tanti mesi di incertezze sconfitte e qualche vittoria
Mi trovo seduta dinuovo , per l'ennesima volta su questa poltrona .
In silenzio dato che è quasi inutile emettere suoni che somigliano a parole .

È  la quarta operazione , la quarta volta che mi scontro con questo dolore
Che stringo i denti per non urlare , forse per orgoglio o per abitudine, non so  .

Sono qui ad ascoltare voci, per lo più  sconosciute,  raccontarsi qualche annedoto divertente  o sconvolgente .
Voci vaganti du menti sorde ad ogni mio bisogno , ad ogni mia preoccupazione o difficoltà.

Rispettose del mio essere una paziente .
Scostumate nel confrontarsi con una persona , a prescindere dal suo stato di salute attuale .
Una persona complessa , fatta di sentimenti ed emozioni che si inseguono e si susseguono .
Zittite da un bisturi tagliente .

Potrei usare qui la mia fantasia.
Immaginarmi,  come in un film, un musical magari .
Con medici ed infermieri che cantano per alleviare le mie paure , invece di parlare dei fatti loro senza curarsi di me.
Immagginare una mega torta come anestetico
Oppure un bel liquore forte che anestetizzi anche i pensieri  facendomi sorridere in continuazione .

Beh, quasi mi viene da sorridere ora solo al pensiero .
Come se non mi trovassi con un occhio aperto in balia di dottori che cercano di capire cosa sia meglio fare .

Ma tanto che fretta c'è.  Dove volete che possa mai andare in queste condizioni.
Ma non è  che lo fanno di proposito?

Ma non mettiamogli fretta . Tanto sono io che sono seduta , o meglio sdraiata ( beh la poltrona si allunga , avete presente auella del dentista ? Uguale , piu o meno )  da non so  quanto tempo . Con braccia e gambe intorpodite e congelate , dato che qui fa sempre  freddo , si ghiaccia .
Per non parlare di un inesistente poggiatesta conficcato nella mia nuca, che mi sta mandando fuori di testa .

Ma niente , loro parlano .
" Mettiamo olio di silicore  , dottore ? "
Dice l'assistente , credo .

" No , non è sicuroo dinuovo . Con Demet non posso permettermi di sbagliare "
Risponde il mio medico .

Ma in che senso
"Con Demet non posso sbagliare?.
Sono un caso disperato ?  Ho già subito troppi interventi l'occhio è  piu debole del normale ? Ma poi con altri pazienti è  possibile sbagliare ?

Io non sto capendo . Sono troppo poco lucida ed obbiettiva per ragionare .

Ora riesco solo pensare a quanto tempo  manchi . A quando mi liberano . Si ,  forse non ve lo avevo  detto   ma hanno legato i polsi alla poltrona .
Credo per evitare che gli dia un cazzotto involontario ( o potrebbe anche essere intenzionale ).

Voglio  togliere questo telo  , andare a casa mia . Poggiarmi sul letto con la benda su questo occhio ,
martorizzato ed infastidito.

Sul comodino vicino al letto , già sono pronte le mie fidate medicine .
Insieme dobbiamo contrastare quelle orrende emicranie, che mi trapassano il cervello , dopo ogni operazione .

Questa volta non ci sono le mani del mio amore a tenermi stretta la testa, mentre mi aiuta a regolare il respiro affannato dal dolore .
Non ci sono le ali del mio albatros a stringermi in un abbraccio consolatorio e lenitivo .

Ho soltanto  una sfilza di medicine ,che sono pronta ad ingurgitare  per non patire un dolore che non mi sento pronta ad affrontare , ancora una volta.

Pensando a Can lì  fra le foreste libero .

Buonasera care lettrici .

È  un capito molto forte , mi scuso se per qualcuno troppo.
Ma questo è  un libro che racconta grazie alla nostra Demet un viaggio nella realtà e nel'ipovidenza .
Nella sofferenza e nella rinascita .
Racconta come adattarsi ed imparare di nuovo a camminare .
Racconta come convivere con questo " handicap " d'altronde io lo faccio da più di dieci anni

Qualcuna si apetta una storia d'amore in aottifondo, ma quella è  un altra storia .

Vi dico la verità.
Non sono sicura di proseguire questa avventura .
Certo continuerò a scriverla perché ne ho bisogno .
Ma non sono sicura di continuare a pubblicarla .
La sua particolarità mi rendo conto non può piacere a tutti ed i temi trattati sono difficili . Ma è  questa la storia .
Il mio timore , se così lo possiamo definire è  quello di non trasmettere determinazione e speranza .
Ma tristezza e d angoscia .
E non è  mia intenzione .
Voglio pensarci un po su, ovviamente scrivendo
Non vi assicuro nulla .
Grazie
.




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