Primo giorno di addestramento.

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Scritto da me. Divergent, capitolo otto.

Primo giorno di addestramento.

I miei iniziati sono allineati di fronte a me, tutti con l'aria di chi non si è ancora staccato dalle braccia di Morfeo. Una condizione non proprio ideale per lasciargli tenere in mano una pistola, ma non posso permettermi di perdere tempo.

Inizio a distribuire le armi.

"Per prima cosa, oggi imparerete a sparare con la pistola. Poi passeremo al combattimento corpo a corpo." Piazzo una pistola sulla mano della rigida, sfiorandole il palmo con i polpastrelli. Proseguo senza guardarla. "Fortunatamente , se siete qui significa che già sapete salire e scendere da un treno in corsa, quindi non c'è bisogno che ve lo insegni."

Li vedo esaminare le armi con estrema cautela, come se si aspettassero che solo toccandole quelle potessero bucargli la pelle.

"Noi crediamo che con un'adeguata preparazione si possa sconfiggere la viltà, che noi definiamo come l'incapacità di agire nelle situazioni di paura." continuo, e per un attimo l'immagine della ragazza che devo uccidere, nel mio scenario della paura, mi si presenta nella mente. Scuoto la testa come per scacciare quel pensiero intrusivo. "Ogni stadio dell'iniziazione è finalizzato ad affrontare un aspetto specifico della preparazione. Il primo stadio è prevalentemente fisico, il secondo prevalentemente emotivo, il terzo prevalentemente mentale."

"Ma che cosa..." mi interrompe l'iniziato candido, Peter, sbadigliando. "Che cosa c'entra sparare con una pistola con il... coraggio?"

Infastidito dalla poca considerazione che tutti, nessuno escluso, hanno dell'arma che tengono tra le mani, decido di spaventarli un po'.

Punto la pistola contro Peter, premendo la canna sulla sua fronte, e abbasso il cane.

L'idiota non indietreggia, né da segno di volersi difendere. Resta solo a bocca aperta, gli occhi sgranati.

Se al mio posto ci fosse stato qualcun altro, un nemico, la pallottola gli avrebbe già perforato il cervello. Una questione di secondi, nel momento in cui esiti sei morto.

Prontezza di riflessi, è ciò che serve per sopravvivere negli Intrepidi. "Sveglia!" esclamo. "Hai in mano una pistola carica, idiota. Agisci di conseguenza." Mi stupisce il fatto che non risponda, ma gli sono grato. Non sono dell'umore giusto per affrontare la lingua lunga di un candido impertinente come Peter. Abbasso la pistola.

Passo in rassegna i visi di tutti, e quando sono certo di avere la loro attenzione, proseguo: "Per rispondere alla tua domanda... è molto meno probabile che te la fai addosso e cerchi la mamma, se sei preparato a difenderti."

E non lo è, sembra che abbia più paura dell'arma che tiene in mano, che dell'eventualità che qualcuno possa puntargliela contro.

Mi dirigo verso i bersagli. "E questa è un'informazione che vi sarà utile anche più avanti, in questo modulo. Dunque, guardatemi."

Mi giro verso la parete sulla quale sono appesi i bersagli.

L'ho già fatto così tante volte che il metallo fresco e liscio della pistola non mi è più estraneo, così come il suo peso.

Mi sistemo, divaricando i piedi e tenendoli ben piantati per terra.

So di non aver bisogno di mettermi in posa per centrare il bersaglio, ma devo insegnare a dei trasfazione che è necessario, direi fondamentale, assumere una posizione comoda che però mantenga il corpo in perfetto equilibrio.

Sollevo l'arma con una mano, tenendola ferma con l'altra e fisso il centro del bersaglio, inglobando tutta la mia attenzione su quel punto.

Inspiro ed espiro, poi sparo.

Il proiettile segue la traiettoria che volevo e colpisce il centro del cerchio.

Trattengo un sorriso soddisfatto e mi volto a guardare gli iniziati che si stanno già preparando a sparare.

Appoggio la pistola sul tavolo e incrocio le braccia al petto, osservando le posizioni dei piedi, la tensione delle spalle, il tremore delle mani di ognuno dei ragazzi. Non posso aspettarmi di meglio, non alla prima lezione.

Cammino alle loro spalle, trattenendomi dal sorridere ogni volta che qualcuno di loro sussulta a causa della detonazione.

Peter impara in fretta, anche se tiene ancora la pistola come se la temesse e non come se fosse l'arma che agisce sotto il suo unico comando. In linea di massima, questo è il problema che scorgo in ogni trasfazione.

La Rigida è terribile. Tris, si chiama. Non ha centrato il bersaglio neanche una volta, e a ogni colpo sembra quasi che la pistola stia per rimbalzarle in faccia.

Mi fermo dietro di lei, appoggiandomi sul bordo del tavolo, e la osservo attentamente.

Una ragazza Abnegante, tra gli Intrepidi, è come un gattino in mezzo a una mandria di leoni ... un gattino dallo sguardo fulmineo e feroce, e dalla lingua lunga e tagliente come la lama di un coltello.

Mi copro la bocca con la mano per nascondere un sorriso.

I raggi del sole rendono i suoi capelli più chiari di quando già non siano, facendoli sembrare dorati. Luccicanti.

E' così minuta, dentro ai suoi vestiti troppo larghi, che ho l'impressione di star assistendo all'addestramento di una bambina di dodici anni, anziché di sedici.

Ma sembra un tipo risoluto, determinato.

Si ferma e lancia un'occhiataccia al ragazzo accanto a lei. Un erudito, Will.

Lui le sorride.

Mi sollevo, infastidito.

E' un erudito, e gli eruditi mi innervosiscono. O forse è solo...

Tris spara, la posizione dei piedi è perfetta, sono ben ancorati a terra, ma non ha solidità nelle braccia per cui il contraccolpo le fa quasi perdere l'equilibrio.

Il proiettile colpisce il bordo del bersaglio, e il suo corpo si rilassa visibilmente.

Sorride all'erudito, e io mi ritrovo a stringere il bordo del tavolo con forza. Allento la presa, sentendomi ridicolo. Dopotutto non sarebbe la prima volta che due trasfazione diventano una coppia.

Mi allontano da lei, ignorando l'impulso di separarli.

Divergenti di Wattpad! Ho composto una canzone ispirata ad Allegiant, si chiama Dust, dategli un ascolto cliccando qui -> https://youtu.be/3DYH122a4rY

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