Il lancio dei coltelli.

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Veronica Roth

Titolo originale: Free Four: Tobias tells the story

Tutti i diritti sono riservati.

Testo © 2012 Veronica Roth

Divergenti di Wattpad! Ho composto una canzone ispirata ad Allegiant, si chiama Dust, dategli un ascolto cliccando qui -> https://youtu.be/3DYH122a4rY

Non mi sarei mai proposto come istruttore degli iniziati se non fosse stato per l'odore che c'è in palestra: un mix di polvere, sudore e metallo. È tra queste mura che mi sono sentito forte per la prima volta, e non appena le mie narici si riempiono di quest'aria, provo di nuovo quella sensazione. Addossata alla parete di fondo c'è un'asse di legno con dipinto un bersaglio. Sopra un tavolo si trova un mucchio di coltelli da lancio: brutali oggetti di ferro con un foro nel manico, perfetti per degli iniziati con scarsa esperienza. Di fronte a me sono allineati i trasfazione che ancora mostrano, in un modo o nell'altro, i segni distintivi delle loro fazioni di provenienza: i Candidi con la loro postura dritta, gli Eruditi dallo sguardo determinato e la Rigida che tiene il peso tutto sulla punta dei piedi, per essere pronta a scattare. «Domani sarà l'ultimo giorno del primo modulo» annuncia Eric.

Sta evitando il mio sguardo di proposito. Ieri ho ferito il suo orgoglio, e non solo perché l'ho battuto a strappabandiera. A colazione, Max mi ha preso da parte per chiedermi come sta andando l'addestramento, come se il responsabile degli iniziati non fosse Eric... in quel momento seduto al tavolo accanto al mio e intento a fissare con cipiglio il suo muffin alla crusca.

«Riprenderete i combattimenti più tardi» continua Eric. «Stamattina imparerete a colpire un bersaglio. Ognuno prenda tre coltelli e prestate attenzione a Quattro, che vi mostrerà la tecnica corretta per lanciarli.» I suoi occhi si spostano verso un punto indefinito sopra la mia fronte, in un'ostentazione di superiorità. Io raddrizzo la schiena. Non sopporto quando mi tratta come se fossi il suo tirapiedi, come se non gli avessi spaccato un dente quando eravamo soltanto degli iniziati.

«Adesso!»

Tutti si precipitano verso i pugnali, come bambini Esclusi intorno a un tozzo di pane, con foga eccessiva. Tutti tranne lei, con i suoi movimenti posati, la testa bionda che prova a farsi largo tra gli alti compagni. Non cerca di mostrarsi a suo agio mentre soppesa le lame tra le mani, ed è questo che mi piace di lei... intuisce che queste armi sono insolite e tuttavia trova il modo per maneggiarle.

Eric viene verso di me e io, istintivamente, indietreggio. Non voglio lasciarmi intimidire, ma so che è intelligente e che – se non sto attento – si accorgerà che continuo a fissarla, il che sarebbe la fine per me. Mi volto verso il bersaglio, un coltello nella mano destra. Avevo chiesto che questo esercizio venisse eliminato dall'addestramento, perché non ha nessuno scopo effettivo, a parte alimentare la spavalderia degli Intrepidi. Non è di nessuna utilità saper piantare un pugnale in un'asse di legno, a meno che non si voglia impressionare qualcuno, cosa che farò io tra un momento. Eric direbbe che, a volte, lasciare la gente a bocca aperta è vantaggioso, motivo per cui ha respinto la mia richiesta... ma è proprio questo ciò che detesto degli Intrepidi.

Afferro il coltello per la lama, in modo che il tiro sia ben bilanciato. Durante la mia iniziazione, il mio istruttore – Amar – accorgendosi che avevo la mente agitata da mille pensieri, mi ha insegnato a legare i movimenti al respiro. Inspiro e fisso il centro del bersaglio. Espiro e lancio. Il pugnale va a segno. Sento alcuni iniziati trattenere il fiato contemporaneamente. Prendo il ritmo: inspiro e passo il coltello successivo nella mano destra, espiro e lo giro tra le dita, inspiro e guardo il bersaglio, espiro e lancio. Tutto si fa scuro intorno a me, tranne il centro della tavola. Le altre fazioni dicono che siamo dei bruti, che non usiamo il cervello, e invece non sto facendo altro, qui.

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