Capitolo 8.

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ILARY VOICE:

Nei giorni di riposo passati in clinica avevo avuto tempo per pensare un po' a me e a chi mi stava intorno. Avevo pensato a Carlotta: lei era felice e appagata, aveva un compagno e una figlia, insomma, una famiglia tutta sua. Ma non era soddisfatta di se stessa. Aveva passato la maggior parte della sua vita a viaggiare per il mondo e ad esplorare posti sconosciuti, fino a quando non è tornata in Italia, a Milano, e ha conosciuto Manuelito. Si era innamorata e si è dedicata totalmente a lui, dimenticandosi di fare quello che le piaceva, ovvero viaggiare. Non lo faceva da anni e sapevo che per lei era una tortura. Diventò una delle tante donne monotone, tutta casa,pulizie e bambini, nonostante non fosse quello a cui maggiormente aspirasse. Avevo pensato a Alex: Era diventata una pediatra, era intelligente e colta, ma alla fine per amore ,stupidamente stava dietro a Mauri, che per dispetto continuava ad uscire con altre a sua insaputa, nonostante anche lui fosse innamorato di lei. Per dispetto o per vecchi rancori, si rovinano rapporti interi. Se Alex fosse venuta a conoscenza della situazione, probabilmente la sua felicità sarebbe svanita. Avevo pensato a loro come persone che hanno messo l'amore al primo posto dimenticandosi di quello che erano realmente, cioè donne con forti passioni. Poi avevo pensato a Camilla, era l'opposto delle altre. Era egoista. Continuava a fare quello che le piaceva senza doverlo mettere da parte per amore. Era la donna più felice che avessi mai conosciuto, rideva in continuazione, non aveva mai pensieri per la testa. Ma poi pensai: per quanto tempo si può vivere senza l'amore? Che poi, chi ha detto o specificato che la parola 'amore' debba essere per forza tra due persone di sesso diverso. L'amore può essere visto sotto tanti punti di vista. Ad esempio l'amore fraterno tra Camilla e Giulio, o tra me e la piccola Sofia. Anche quello era amore, un amore che non faceva star male. Dopo i miei tantissimi pensieri, arrivai ad una conclusione: non avevo bisogno di amare una persona del sesso opposto. Avrei evitato sofferenze e sarei stata bene. Forse gli altri mi avrebbero giudicato codarda e lo ero, ma io volevo solo prevenire il dolore.

Nei giorni successivi, uscita dalla clinica, ritornai alla vita di tutti i giorni. La prima cosa che feci fu far licenziare gli uomini che mi avevano dato della disagiata, in più, feci dare un aumento alla donna che aveva scritto che ero una forza della natura. Mai mettersi contro di me, le persone dovevano ricordarsi che io non scherzavo, non ne avevo nè voglia e neanche il tempo. Tramite Federico ero riuscita a scoprire delle novità importanti ma allo stesso tempo fastidiose. Emiliano stava uscendo con una ragazza, Miriam. Feci finta di niente e nonostante mi desse molto fastidio, lui era libero di rifarsi una vita sentimentale, anche se supponevo che questa Miriam, facesse parte più di una vita sessuale che sentimentale.

Avevo fatto un leggero cambio di look, ora quando uscivo di casa mi vestivo un po' più elegante. Ero comunque una donna matura e capo di un importante azienda di moda. Avevo trasformato una stanza inutilizzata della casa, in un ufficio. Lì avrei potuto lavorare in tutta tranquillità, senza avere le urla e i suoni forti della tv nelle orecchie. In alternativa potevo lavorare nel mio ufficio in azienda, ma sinceramente preferivo stare a casa per conto mio. La mia collezione era pronta, era a dir poco fantastica, ormai avevo tutti i campioni dei vestiti. Dopo aver proposto i miei capi in una sfilata inedita, sarebbero stati venduti in ogni negozio di alta moda. La sfilata si sarebbe tenuta a inizio dicembre, mancava veramente poco. Avevo l'ansia a mille. Ma come sempre, Dangerous avrebbe spaccato.

Avevo passato la mattinata a perfezionare gli abiti , con l'aiuto di una sarta. Avevamo riguardato tutti gli abiti, per filo e per segno, esaminando ogni minimo difetto. Ma di difetti ne trovammo ben pochi. Tornai a casa distrutta, il vestito che indossavo mi toglieva il respiro e i tacchi a spillo erano diventati una tortura cinese per i piedi. Non appena arrivai gettai la giacca sul divano, saltellando per il salotto levai i tacchi lanciandoli dove capitava. Sfinita sprofondai sulla poltrona. Chiusi gli occhi e cercai di rilassarmi. Sentì dei piccoli passi avvicinarsi verso di me.

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