CAPITOLO 6

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Apollo, in quei giorni, tendeva ad evitare il monte Olimpo, consapevole che prima o poi il dio del mare avrebbe scoperto della sua vicinanza con il figlio prediletto e avrebbe ricercato la propria giustizia.
Purtroppo, essere un dio richiedeva anche affrontare le riunioni del consiglio e quindi costringere Apollo a interagire con il dio del mare, sperando che non fosse ancora consapevole dell'interesse di Apollo nei confronti del figlio prediletto mortale.
Tuttavia, Poseidone quel giorno sembrava preso da questioni personali, non interessato a esprimere la propria opinione nelle questioni che venivano presentate al consiglio.
Apollo lo osservò lasciare la sala poco dopo che Zeus aveva dichiarata chiusa la riunione, forse desiderando le profondità del mare e la calma alla sua corte, così diversa dalla caotica situazione sull'Olimpo.
Apollo era ben contento di rimandare il più possibile il proprio confronto con il dio.
Quando anche lui si stava per ritirare dalla sala, sperando forse di rivedere Percy un momento, sua sorella gemella interruppe i suoi movimenti.
"Apollo."
"Artemide."
Nonostante solitamente Apollo preferisse infastidire la sorella gemella, poteva dire che non era quello il momento.
Inoltre, il suo atteggiamento sciocco era a vantaggio dei semidei di quel secolo, così che non si sentissero troppo spaventati da lui.
"Desidero parlare con te delle tue ultime attività."
"Ultime attività, sorella? Non ho idea di cosa..."
"Non fare lo sciocco, fratello. Percy Jackson non è un giocattolo a tua disposizione. Presta attenzione alle tue azioni successive."
"Perché Poseidone mi distruggerà altrimenti?"
"Percy Jackson non merita di diventare un'altra tragedia, Apollo. Non rovinarlo."
Apollo guardò colpito la sorella, cercando di ricordare l'ultimo uomo che sua sorella avesse difeso così strenuamente.
Nessun nome venne in mente al dio dalla memoria infallibile.
Il dio splendente annuì, guardando in lontananza prima di dire. "Percy gode della protezione di suo padre. Molti dei non oseranno compiere le azioni che Eros o Zephiro hanno compiuto verso Daphne e Giacinto. Inoltre, Percy, oltre ad essere il più grande semidio di tutti i tempi, è diffidente verso noi dei. Ci disprezza, quasi. Nessun dio avrebbe un minimo vantaggio con lui. Non è come gli altri miei amanti. Suo padre ucciderebbe tutti quelli che osano agire contro la volontà del figlio, se Percy non lo avesse già fatto."
Un altro sorriso sul volto del dio.
"Inoltre, non riconoscerebbe un flirt nemmeno impegnandosi."
Il dio si stava per allontanare dalla sorella, chiedendosi vagamente quanti altri avrebbero compreso il suo gioco e cercato di impedirlo.
La mano della sorella si strinse intorno al suo braccio.
"Percy non merita di essere un gioco, Apollo. Non trattarlo come tale."
"Non è un gioco per me, Artemide." Gli occhi di Apollo bruciavano d'oro, mentre il dio diceva. "Non lo è mai stato."
Artemide lasciò la presa, riconoscendo la serietà e sincerità provenire dal fratello.
"Ma da quando difendi così ferocemente i semidei maschi, Artemide?"
"Percy Jackson è qualcuno per cui vale la pena non unirsi alla mia Caccia, fratello. Non permetterò a nessuno di rovinarlo."
Apollo sorrise, un sorriso quasi crudele che riportava alla mente di Artemide l'Antica Grecia, quando Apollo era meno gioviale e più il dio iracondo che i miti celebravano e temevano in eguale misura.
"E siamo in due a combattere per quello."



Percy aveva lascia da poco tempo la propria cabina, il giorno precedente passato a rassicurare Annabeth della propria sicurezza e della sincerità di Apollo nell'aiutarlo.
Il dio aveva ragione. Non doveva mettere in pericolo gli altri, ma nemmeno se stesso.
Mentre camminava verso l'arena, pensando di allenarsi un po' in solitario, una figura più bassa lo affiancò.
"Perce."
"Nico."
Percy sorrise all'amico, prima di sollevare lo sguardo e osservare il silenzio del Campo ancora addormentato.
"Non hai sonno?"
"Volevo... parlarti senza orecchie indiscrete intorno."
Percy corrugò la fronte. Solitamente quando qualcuno doveva parlare in privato con altri, i semidei tendevano a lasciare loro la privacy necessaria.
Sapevano tutti com'era difficile e nessuno di loro voleva rendere le cose più difficili per nessun altro. Ognuno di loro aveva subito una perdita a causa delle due guerre, contro Titani e Giganti.
"Parlo di Annabeth. Ha buone intenzioni ma sembra non capire che sei diverso da lei."
"Siamo stati insieme lì, Nico. Lei mi può capire."
"Può? Avete affrontato le stesse consapevolezze nel Tartaro?"
Percy non rispose, pensando ad Akhlys.
"Ho avuto una diversa esperienza anche io, lì, Percy. Così come tu e Annabeth avete sofferto per motivi diversi."
Percy sospirò. Annabeth piangeva la notte per Damaseno, per il suo destino.
Percy era corroso dal senso di colpa per Giapeto, sceso solo per aiutarlo, e dalla paura di quello che poteva fare. Della crudeltà di cui era capace se spinto.
"I tuoi poteri sono come i miei. I tuoi, quelli di Jason, Talia, Hazel. Siamo più potenti degli altri semidei perché i nostri poteri sono legati alle nostre emozioni. Reagiscono ad esse, cercano di allievare il dolore, alimentare la gioia e soddisfare la rabbia. Ho trasformato una persona in un mania per la mia rabbia. Posso capire il tuo dolore nel vedere quello che puoi fare."
Percy annuì. Aveva sentito quello che Nico poteva fare. Ma non avrebbe mai potuto pensare diversamente del ragazzo.
Era diventato come un fratello minore, nel tempo, qualcuno da proteggere. E qualcuno che non aveva bisogno di alcuna protezione, ma che accettava lo stesso.
"Lo so che mi serve una mano. Non voglio ferire nessuno, con i miei poteri e il mio dolore."
Nico annuì. "So come ti senti nel chiedere una mano, ma perché non chiedi a Will, o Polluce e Dakota? Will è il figlio del dio della medicina, e Dioniso è il Dio della follia. I loro figli hanno ereditato in modo particolare questi loro domini. Potrebbero aiutarti. Magari tutti e tre."
Percy annuì. "Sai, Annabeth aveva suggerito di frequentare un college a New York."
Nico stava scuotendo la testa, spaventato per cosa sarebbe potuto succedere all'amico, ancora spaventato dai propri poteri.
"Non puoi. Perce..."
"So che è pericoloso. Apollo mi ha consigliato diversamente. Vado a New Rome. Ma lui si è offerto di farmi da orecchio di ascolto. E di sicuro niente di quello che ho fatto io potrebbe sconvolgerlo, no? Ha visto cosa possono fare gli uomini nel loro peggio, no?"
Nico si fermò, guardando il cugino.
Si ricordava di aver annuito e sorriso, lasciando poi il cugino diretto all'arena per dirigersi verso la propria capanna.
Seduto sul letto, Nico sospirò pesantemente.
Sebbene fosse contento che Percy non avesse ascoltato Annabeth in quella situazione, il motivo che lo aveva fermato lasciava da pensare.
Apollo era un dio tutto sommato non male. Nessuno dei suoi figli era mai rimasto dimenticato nella capanna dodici.
E Nico ricordava che aveva offerto loro un passaggio, inoltre aiutando Percy nella sua impresa.
Salvando sua sorella un paio di volte.
Inoltre, durante la guerra contro Gea, aveva fornito la cura necessaria per salvare la vita di Leo, in quel momento mancante dal Campo e creduto morto da quasi tutti.
Ma il fatto che Percy Jackson, probabilmente il semidio più irrispettoso e incurante degli dei avesse deciso di ascoltare la sua idea e non quella della sua migliore amica?
Diceva molto sulla stima che Percy aveva per quel dio in particolare.
Un dio con una brutta storia in amore.
Nico sospirò, alzando gli occhi sul soffitto della capanna e lasciandosi cadere su di essa, stanco improvvisamente.
Nico non dubitava che Apollo avesse un secondo fine con il suo aiuto. Sapeva che Hermes e Efesto erano due dei che apprezzavano onestamente Percy. Avrebbero chiesto dei piccoli favori e fatto a loro volta dei doni a Percy, cammuffandoli come ricompensa.
Ma Apollo non era un dio che perdeva dietro ai mortali verso cui non provava particolare interesse, un interesse destinato ai suoi figli, specialmente quelli immortali con cui poteva interagire liberamente, e verso i suoi amanti.
O coloro che attiravano le sue attenzioni romantiche.
Nico sospirò di nuovo.
D'altra parte, Apollo era il dio della guarigione e doveva molto a Percy.
Nico non poteva sapere quello che era davvero successo, ma immaginava che Percy avesse convinto Zeus a fare un passo indietro e a non punire Apollo per le azioni di Ottaviano e il suo ruolo nella guerra contro i Giganti e Gea, un ruolo che aveva quasi portato alla distruzione dell'Olimpo.
Apollo forse voleva sdebitarsi del suo aiuto disinteressato, fatto senza chiedere niente in cambio.
Era un dio, e nessun dio aveva bisogno di essere difeso. O nessun dio, soprattutto non il loro re, veniva spesso corretto da un semidio.
Nico supponeva che Percy offrisse una fonte di intrattenimento per il dio.
Aveva passato un po' di tempo vicino all'Elisio, quando stava cercando sua sorella Bianca per riportarla in vita. Aveva visto gli eroi greci e Percy sembrava assurdamente greco, vivo e vibrante come solo gli eroi antichi potevano essere.
Nella bravura di Achille, nel coraggio di Ettore, nella forza di Ercole, nell'astuzia di Odisseo.
Percy incarnava quello spirito greco, il sangue di suo padre che scorreva potente in lui.
Nico sospirò ancora una volta.
Percy era potente, molto potente. Sapeva che aveva tenuto testa a dei primordiali nel Tartaro. Aveva ingannato Nyx e quasi ucciso Akhlys stessa.
Se qualcuno poteva gestire un olimpionico, allora era Percy.
E in quel momento, Nico desiderava troppo vedere Percy guarire dalla sua insicurezza per preoccuparsi delle conseguenze dell'avvicinarsi in particolare ad Apollo, tra tutti gli dei.
Sperava solo di non sbagliarsi sulla valutazione complessiva.
Non se lo sarebbe mai perdonato.

Angolo autrice
Si chiama Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo e non ci sono molte interazioni tra Percy Jackson e gli dei dell'olimpo.
Non ho capito molto il senso, ma okay.
Quindi, sono stanca e non dormo dalle 7. Ma comunque, sono riuscita a finire il capitolo!
(Eventuali errori non verranno corretti, perché non penso di vederli nemmeno dopo. Se volete farli notare, vi ringrazierò profusamente)
Quindi, ho deciso che Artemide, Hermes e Efesto adorano Percy. Artemide perché è un ragazzo decente, Hermes per il rispetto che Percy ha avuto per Luke dopo la sua morte, Efesto perché gli piace il ragazzo che non lo giudica per il suo aspetto.
Poi, penso che tutti gli dei abbiano un punto debole verso Percy per il suo essere un semidio greco. (Lo accetto come canon.)
Apollo soprattutto.
Non penso di avere altro da dire.
Alla prossima
By rowhiteblack

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