CAPITOLO 7

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Quando quella mattina Percy aveva finalmente lasciato l'arena, non si aspettava di vedere, seduto a gambe incrociate davanti alla propria cabina, Apollo stesso.
"Ehy, che ci fai qui?"
Il dio gli rivolse un sorriso enorme, che Percy si ritrovò costretto a ricambiare senza nemmeno volerlo.
"Ti porto a vedere i diversi corsi al college di New Rome. Ti sei iscritto, ma devi decidere su cosa focalizzarti."
Il semidio accettò il braccio che gli veniva offerto, chiudendo gli occhi e riaprendoli nell'atrio del college.
Apollo aveva già in mano dei depliant.
"Vedi, hanno corsi dedicati alla teoria della musica, storia dell'arte, poesia e poemi. Incredibile, hanno anche lo studio della lingua!" 
"Sono dislessico, Apollo."
Il dio si fermò, guardando Percy come se si fosse appena reso conto del piccolo dettaglio.
"Giusto, magari lo studio della lingua lo lasciamo per chi ha la pazienza di stare seduto a leggere, giusto? In cosa sei bravo? Per vedere cosa farti fare."
Percy scrollò le spalle, non rispondendo al dio che si bloccò improvvisamente, fissandolo intensamente.
"Cosa c'è?" 
"In cosa sei bravo? Un talento che hai e di cui sei fiero?"
"Sono bravo a far arrabbiare gli dei. Posso trasformarlo in un corso di studi?"
Apollo sorrise al semidio, contenuto, prima di dire. "Sei un abile spadaccino, questo lo so. Sei un ottimo amico, e un figlio straordinario. Ma queste sono qualità che, sebbene importanti, non possono offrirti una grande prospettiva futura. Se si potesse guadagnare dall'essere buono, molte poche persone sarebbero ricche, in questo mondo."
Percy annuì al dio, prima di scrollare la spalle. "Non so di particolari talenti che ho. Voglio dire, sono bravo con le creature marine..."
"Un biologo marino? Magari impegnandoti con l'aiutare nel futuro quei progetti mortali sulla depurificazione delle acque?"
Apollo aveva attirato a sè i corsi di studio che affrontavano l'argomento, ma Percy aveva una smorfia in viso.
"Rovinerei tutto, Apollo. Lo faccio praticamente sempre..."
"Intendi, quando hai salvato il mondo da Crono o quando hai aiutato a sconfiggere Gea?"
Percy sospirò, mormorando. "Smettila di far sembrare che fosse tutto merito mio."
"Smettila di incolparti di tutto, allora."
Percy guardò il dio, senza rispondergli, preferendo spostarsi lungo i tavoli per vedere da solo i corsi offerti dal college.
Apollo cercò di attirare ancora la sua attenzione, ma l'arrivo di Reyna lo impedì.
"Percy."
Percy si voltò con un enorme sorriso sul viso, sempre felice di vedere un amico.
"Reyna! Come vanno le cose alla legione?"
Reyna abbracciò il semidio. "Tutto bene." Disse, una volta che si furono separati. "Sono sorpresa di quanto sia competente Frank come pretore. Me lo avevi detto, che sarebbe stato visto come un leader, ma non ho mai visto la stessa cosa. Sei davvero bravo a giudicare le persone."
Percy sorrise alla ragazza che poi osservò i fogli che aveva in mano.
"Problemi nel capire cosa vuoi fare?"
"Abbastanza. Consigli?"
"Molti semidei hanno questo problema. Viviamo in una legione o una città strettamente legata ad essa, quindi i lavori disponibili sono piuttosto ridotti. E pochi semidei possono vivere fuori dal Campo in sicurezza."
Reyna si allungò per prendere un foglio, stampato in bianco e nero.
"Abbiamo ideato questo programma. Mostra dei corsi generali di diversi indirizzi. Puoi scegliere da questo quali ti interessano davvero e poi decidere dopo cosa vuoi fare. La nota positiva di frequentare un college in un Campo di semidei, è che se ti assenti per una ricerca, viene preso in considerazione. E nessuna nota di demerito viene assegnata."
Percy sorrise, pensando alla fatica che aveva dovuto affrontare per sistemare il casino dovuto all'azione di Era.
"Aiuta?"
"Vedi cosa ti piace fare, per decidere il tuo futuro."
Percy annuì, osservando l'elenco e segnando diversi corsi, tenuto sotto controllo da un sorridente e soddisfatto Apollo.
Poi, consegnò il foglio completato a Reyna, che lo iscrisse con un enorme sorrise.
"Sono felice che abbiamo risolto questo. Vai. La scuola inizia tra un mese, e prima di quella data ti verrà assegnato un appartamento. Sei un ex Pretore, ci sono dei vantaggi insieme."
Percy sorrise, sospirando. "Una volta che rischiare la vita porta dei vantaggi."
Reyna rise, divertita, prima di allontanare il ragazzo con un cenno della mano.
Poi, guardò l'orologio.
"Devo andare, stiamo pensando di migliorare l'allenamento della coorte. Se hai tempo, vieni a dare un'occhiata al programma? Mi sentirei meglio con il punto di vista di un esperto."
Percy annuì, prima di domandare. "Hai intenzione di includere delle mosse greche? Insegnare un po' di stile da solista?"
Reyna annuì gravemente. "Sebbene sia stato vantaggioso per la nostra missione, sono abbastanza delusa dalla facilità con cui voi greci abbiate abbattuto i romani."
"Eravamo io e Nico. Sono sicuro che altri semidei avrebbero avuto maggiori difficoltà."
Reyna annuì, non sicura, ma Percy continuò. "Sebbene, non possa fare male conoscere più mosse di attacco e difesa."
Reyna sorrise grata al ragazzo, prima di uscire a passo deciso dalla struttura.
Percy guardò Apollo.
"Perché non ti ha detto niente?"
"Non ha visto che ero qui."
"Quindi se ti avessi parlato, sarei sembrato fuori di testa?"
Apollo scosse la testa. "Mi sarei reso visibile nel caso. Ma sembrava una conversazione privata. E ho pensato che avresti provato piacere nel parlare con una tua amica."
Percy annuì.
Gli aveva fatto piacere, ovviamente, e trovava dolce da parte del dio pensare a quello.
Lo faceva sentire curato in un modo che non sentiva da un po' di tempo.
Apollo poi gli offrì la mano, e, dopo che Percy la prese, i due si ritrovarono sul carro del dio.
Dopo qualche minuto passato in completo silenzio, Apollo finalmente ruppe la quiete.
"Non sei obbligato a rispondere, ovviamente."
Percy guardò interrogativo il dio, confuso e suo malgrado curioso nel sapere cosa gli sarebbe stato chiesto.
"Per quale motivo tu e Annabeth non state più insieme? Afrodite non avrebbe mai smesso di parlare del vostro amore."
Percy fece una smorfia, come ogni volta che veniva menzionata la strana ossessione della dea per il suo rapporto con Annabeth. Aveva fatto visita a entrambi, in momenti diversi del loro rapporto, per parlare della loro storia.
E solo quello bastava a far rabbrividire entrambi i ragazzi.
Percy preferiva avere Ares intenzionato a ucciderlo, piuttosto che Afrodite convinta che la sua storia sarebbe stata incredibilmente interessante.
"Solo... ho fatto una cosa mostruosa e Annabeth ha voluto difendersi. Proteggersi dalla distruzione che causerò sicuramente nel mio futuro."
Percy poteva sentire il peso dello sguardo del dio.
"Non sei un mostro, Percy."
"Non sai quello che ho fatto."
"Non importa. Solo il fatto che provi dolore e rimpianto per azioni che sono state quasi sicuramente legittima difesa, implica che ti importa. E i mostri non provano quei sentimenti, Percy."
Percy fece una smorfia, non d'accordo con l'altro, ma non desiderando di iniziare una discussione per fare capire perché fosse effettivamente un mostro.
"Perché non impari a tirare con l'arco?"
L'improvviso cambio di argomento confuse Percy.
"Cosa?"
"È l'unica abilità nel combattimento che ti manca, vero? Sei eccellente con una spada, e so che sei bravo con i pugnali. Ma l'arco è un tuo difetto."
"Sono abissale nel tiro con l'arco."
Questa volta, Percy stava guardando Apollo e poté vedere lo sguardo divertito e offeso che gli venne rivolto.
"Ho già sentito questa scusa, sai? L'hai già usata per evitare di allenarti con me."
"Non è una scusa, se sto dicendo la verità. Ho colpito Chirone ed era dietro di me."
Apollo scosse la testa e Percy sospirò. "Se non avessi paura di uccidere qualcuno, te lo dimostrerei."
Apollo sorrise. "Allora, andremo in un posto dove non puoi fare troppi danni."
Percy lo guardò dubbioso, prima di notare che il carro si stava dividendo, una parte concentrata nel compito di trascinare il sole, l'altra, con loro due sopra, che guidava verso una direzione opposta.
"Dove siamo andando?"
"Lo scoprirai molto presto."
Percy sospirò al gesto del dio di lasciarlo a domandarsi dove fossero diretti, preferendo chiudere gli occhi e rilassarsi con la luce del sole sul proprio viso.
Non era ben chiaro come potesse sentirla, considerando che erano alla stessa altezza del carro e che erano lontani da esso. Forse aveva a che fare con la presenza del dio del sole al suo fianco.
Quando sentì il carro fermarsi, aprì gli occhi, spalancando la bocca alla vista davanti a lui.
Il mare era limpido e brillante, come se fosse cosparso della divina essenza di suo padre.
L'isola era quasi più bella.
Lupi, cervi e caprioli correvano liberi, nessun tentativo di attaccare l'altro provato dai predatori.
Percy si guardò intorno per vedere i fiumi puliti, la foresta rigogliosa e in fondo, un enorme palazzo completamente d'oro.
Il semidio osservava il tutto con uno sguardo curioso, incantato, uno sguardo che soddisfaceva il dio al suo fianco, che lo osservava camminare con una possessività pericolosa, considerando soprattutto dove si trovavano.
"Questo posto è straordinario. Non posso credere che non sia stato distrutto dall'uomo. Ha un sacco di risorse per loro."
Apollo osservò Perseo indicare il legno degli alberi e i metalli preziosi dei monumenti e delle statue.
"I mortali non hanno mai avuto accesso a questo posto. La devastazione che avrebbero portato non avrebbe avuto paragoni e la loro punizione sarebbe stata ricordata in eterno."
"Punizione?"
Perseo lo fissava confuso e Apollo sorrise. "Non hai capito dove ci troviamo?"
Il semidio si guardò intorno, prima di fermarsi quando vide una statua del dio al suo fianco.
"Mi hai portato a Delo?"
Apollo annuì, sorridendo quando vide il sorriso sul viso del semidio.
"Grazie! Davvero, sono... non credevo mi avresti portato nel luogo in cui sei nato!"
Apollo scrollò le spalle, prima di rispondere. "Serviva un posto senza esseri umani in giro. Per mostrarmi quanto sei scarso con la mia arma."
Percy gli rivolse un sorriso imbarazzato.
Apollo ricambiò con un proprio sorriso, comprendendo in quel momento l'errore commesso portando il semidio nella sua città sacra.
Non sapeva se sarebbe stato capace di lasciarlo andare, dopo.
Perseo stava osservando tutto con interesse, prima di guardare ancora una volta Apollo.
"Grazie comunque per avermi portato qui. C'erano sicuramente altri posti in cui potevo mostrare che non sto esagerando. Quindi, grazie."
Apollo sorrise al semidio, avvicinandosi per passare una mano sulla sua testa.
"Non devi ringraziarmi, Percy. Adesso, il poligono di tiro è da quella parte."



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