CAPITOLO 12

76 4 0
                                    

Percy e Apollo erano tornati al Campo dopo che il dio lo aveva portato a vedere il Louvre a Parigi.

A quanto pare, Apollo aveva scoperto dell'appuntamento che Hermes aveva offerto a Percy e Annabeth, senza sapere esattamente i retroscena di quel momento (Percy aveva promesso che non avrebbe mai condiviso il fatto che Hermes era stato derubato, e quindi non ne aveva parlato nemmeno con Apollo), e aveva deciso che avrebbe mostrato lui stesso la città al semidio, convinto che Annabeth non avrebbe mai potuto mostrare tutta la bellezza della città.

Il fatto che si fosse messo in competizione con Annabeth faceva ridere Percy.
Ne avrebbe sicuramente parlato con la sua migliore amica.

All'improvviso, Apollo inclinò la testa, osservando qualcosa in lontananza.
Poi, confondendo Percy, si inginocchiò davanti a lui.

"Che diavolo stai facendo?" Chiese, imbarazzato, il semidio.

Il dio ridacchiò. "Hai le scarpe slacciate, Percy. Di certo non possiamo farti andare in giro con i lacci sciolti. Non hai idea di quante persone si feriscano in questo modo estremamente stupido e..."

"Apollo, per favore, non cominciare con le tue lamentele su come i mortali non si prendano cura di se stessi, ti prego."

"Ma vanno in giro con le scarpe allacciate male per la moda! Hai idea di quanto sia pericoloso?"

"Non ne avevo idea qualche mese fa. Adesso, grazie alla tua ossessione, lo faccio."

Apollo sorrise, prima di portare la propria attenzione ai lacci in questione.
Dopo aver costretto il semidio a sedersi su una panchina di legno lí vicina, iniziò a allacciarle.
Mentre li allacciava, disse. "Non capisco come facciano a slegarsi così facilmente" si lamentò.  "Hai bisogno di un nuovo paio."

"Questo è un nuovo paio," disse Percy, roteando gli occhi. "Non essere così sperperatore".

Anche Apollo alzò gli occhi al cielo. Poi alzò lo sguardo e ammiccò scherzosamente. "Ehi, sai a cos'altro serve questa posizione?"

Percy farfugliò mentre Apollo ridacchiava, ma lo tirò comunque vicino. "Il sesso è tutto ciò a cui pensi?"

Apollo gli baciò la sommità del capo. 
Percy, il suo adorabile amore, meritava di essere onorato e amato, di essere ricoperto di tutte le offerte e i doni che Apollo aveva ricevuto nel corso dei secoli dai suoi fedeli.

"In realtà stavo pensando a qualcos'altro", ammise malinconicamente. 

Il pensiero di perdere Percy, per una ferita o per il tempo, era insostenibile.
Apollo pensava che quello fosse il momento migliore per dirgli la vera estensione dei suoi sentimenti.
Percy era a suo agio con lui, si divertiva a parlare con lui e le loro sessioni di studio erano sempre più degli appuntamenti.
Anche al di fuori del loro piccolo accordo, Apollo sapeva che il loro comportamento era più simile a quello di due amanti, che a quello di semplici amici.

Percy sorrise, dicendo. "Cosa?"

Apollo non era sempre insicuro, ma quella confessione avrebbe potuto rovinare la cosa più bella che avesse avuto nell'ultimo secolo, forse anche di più.

"Devi promettere di non ridere", supplicò Apollo.

"Non lo farò," promise Percy, già ridacchiando un po'.

KintsugiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora