10.B

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Era stato solo grazie a Mattia se avevo capito, a un certo punto della mia vita, che gli occhi sono veramente lo specchio dell'anima.

Non c'era niente che io non riuscissi a leggere nei suoi che erano così limpidi, e quella sera, dopo quel bacio che tanto avevo agognato, vi vidi l'intera barriera corallina. Le sue iridi erano un oceano profondo, reso ancora più buio dalle luci soffuse dell'atmosfera, abitate da un intero mondo di creature sconosciute e affascinanti. Vidi migliaia di pesci che nuotavano felici, un po' impetuosi ed eccitati, vidi centinaia di specie di coralli e di piante, vidi le stelle marine, i delfini, le balene ed infiniti tesori.

Ci caddi dentro assumendomi il rischio di poterci annegare, di essere catturato e intrappolato da qualche piovra gigante, ma l'acqua era calda e i colori al suo interno così accesi che mi lasciai trasportare dall'invito di rimanerci per sempre. Scoprii che il mondo sulla terraferma poteva essere molto più spaventoso, che alla fine quegli occhi erano un mondo tutto da scoprire e che una nuova casa, là sotto, non stava aspettando altro che il mio arrivo.

Tutto era ovattato intorno a noi e all'intreccio che i nostri corpi avevamo creato: la musica era solo un accompagnamento di sfondo e il casino delle persone assomigliava quasi a un cinguettio. Ma, forse, era normale non sentire niente sott'acqua.

C'eravamo io, lui, il bacio che ci eravamo appena dati e le nostre pelli che chiedevano insistenti di potersi sfiorare ancora. Lo vidi guardarmi, le guance arrossate e le labbra rosa gonfie, e non ebbi più alcun dubbio: ero innamorato in modo così intenso da crearmi del dolore da solo, un dolore che mi faceva sentire vivo e pieno di adrenalina. Il suo cuore mi faceva venire voglia di provare a essere felice e il suo viso così bello mi faceva venire voglia di prendergli il labbro inferiore, che ormai sapeva del mio sapore, e succhiarlo fino a consumarlo. Avrei preso quel ragazzo e l'avrei fatto mio, quella volta e altre cento, perché non avevo mai voluto una cosa così tanto in vita mia.

Avrei voluto dirgli tutto, sputargli in faccia i miei sentimenti, rischiare di finire l'ossigeno e morire cullato dalle onde nei suoi bulbi oculari, avrei voluto confessargli che mi rendeva debole, ma fortissimo allo stesso tempo, impavido, pieno di voglia di vivere. Ma non lo feci, mi cucii la bocca perché una brutta scintilla, all'improvviso, scoccò nei suoi occhi,

Si allontanò di colpo facendomi sentire freddo.

"Cosa?" Percepii la sua preoccupazione ma ero confuso, e lo si intuiva da quella domanda.

"Non avrei dovuto" mi disse.

Per quanto ancora doveva andare avanti quel gioco in cui ci inseguivamo senza mai prenderci?

Avrei fatto di tutto per finirlo io stesso, quella stessa notte, pure mettere da parte il mio orgoglio e le mie paure.

"Ma ti è piaciuto" cercai di convincerlo di ciò che ero sicuro che pensasse, cercai di metterlo a suo agio con il suo stesso flusso di coscienza.

"Ma non avrei dovuto" mi ripeté lui.

Indietreggiò con uno sguardo triste, improvvisamente malinconico, che mi spezzò il cuore.

"Perché scappi da me?" La mia sicurezza scivolò via, ma gli afferrai comunque il gomito, cercando di intrappolarlo nella paura che potesse scappare, ma si divincolò dopo una breve esitazione.

La paura di averlo ferito veramente mi balenò davanti agli occhi.

Stava andando tutto come avevo previsto nei miei incubi.

"Lo sai il perché" mi rispose confermando ciò che avevo in testa. Il suo tono acido mi fece mettere sull'attenti. "Tu non mi vuoi nel modo in cui io vorrei e lo posso anche accettare se non continui a girarmi intorno".

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