12.B

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Mi vergognai di me stesso quando mi accorsi di essere riuscito a prepararmi con tutto quell'anticipo. Non mi era mai successo di essere così felice di uscire di casa, non mi era mai piaciuta tanto la sensazione di dover incontrare qualcuno, non avevo mai sentito quello sfarfallio così invadente nel mio stomaco prima di un appuntamento.

Mentre mi guardavo allo specchio e mi sistemavo i bottoni della camicia mi dovetti dare del cretino per quanto ci fossi dentro a quella storia e per il color porpora che invadeva le mie guance appena la mia testa andava a pensare a un ciuffo biondo sempre spettinato.

Sbuffai quando il colletto prese a stringermi il collo: ero agitato, era inutile nasconderlo, e forse era ora di accettare che le persone normali si sentissero così, e che fosse più strano che fino ad allora, non avevo mai provato tutte quelle sensazioni al dover uscire con un ragazzo.

Guardai l'orologio al mio polso sinistro e notai che l'anticipo era ancora più largo di quello che pensavo.

Decisi comunque di uscire, magari potevo fare una sorpresa a Matti, magari potevo guadagnare del tempo da passare con lui gratis, magari ottenere anche qualche abbraccio e bacio in più.

Mi sbottonai la camicia fino al petto mentre mi dirigevo verso la sua camera. Molto meglio.



Bussai poco dopo ma non ricevetti nessuna risposta, eppure vedevo uno spiraglio di luce sotto la porta di legno.

"Matti, posso entrare?" Chiesi.

La risposta esitò ad arrivare per secondi che mi sembrarono interminabili mentre mi rendevo conto che il problema della sensazione di soffocamento non fosse dovuto ai bottoni ma al mio disturbo d'ansia.

"Arrivo ad aprirti" anche la sua voce non sembrava particolarmente tranquilla.

Mi chiesi cosa stesse succedendo, ma non feci in tempo a darmi una risposta che mi aprì la porta con un'aria trafelata che cambiò immediatamente mentre i suoi occhi azzurri scrutavano il mio corpo da capo a piedi.

Mi soffermai a guardarlo anch'io, così, per pareggiare i conti e perché quella vista me l'ero sudata per ore e ore ormai. Era in pigiama ed era grazioso con quei pantaloncini fluorescenti e la maglietta grigia stropicciata.

"Ciao" mi salutò con un sorriso raggiante.

"Ciao tesoro" schioccai un bacio sulle labbra. Tesoro? Da quando ero così sdolcinato?

"Sei in anticipo" mi fece notare mentre mi faceva entrare.

Arrossii. Era ovvio che l'avrebbe notato, ma non avevo pensato a come mi sarei difeso.

"Sì, ero particolarmente emozionato per questo nostro appuntamento" mi lasciai andare sul suo letto rendendomi conto che non solo ero sdolcinato, ma avevo perso addirittura ogni filtro. Patetico. "Dove mi porti?" Continuai senza riuscire a nascondere la curiosità. Probabilmente gli sarò sembrato un bamboccio.

"Pensavo a una bella partita a bowling e una cenetta insieme, che ne dici?" Si sedette vicino a me con lo sguardo imbambolato sulla porzione di petto lasciata scoperta dalla mia scollatura e a me piaceva, e molto, anzi, forse fin troppo, quando mi guardava famelico, come se potesse morire se mi fosse stato lontano per altro tempo. Ero pronto a riempirlo di baci, ma lui decise di esagerare: "dio, sei bellissimo" gli scappò dalla bocca come una confessione che si vergognava a esternare, come se fosse un segreto non destinato ad essere svelato, ma io quelle cose volevo saperle, sempre, così da potergli rispondere che, alla fine, lui lo fosse sempre più di me.

"Senti chi parla" strofinai il mio naso sul suo. "Adoro il tuo programma" gli sorrisi e quando vidi come la luce gli colpiva il viso mettendo in risalto i suoi lineamenti così dolci, capii di essere arrossito. Mi stupii di come quella sensazione di battito accelerato e innocente vergogna sembrasse non passare più. Ma era quello il bello del nostro rapporto, era puro, genuino, e soprattutto sincero.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 26 ⏰

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