Charles
Avete mai creduto alle maledizioni? Io no, ma la f1 è un mondo avvolto dalla magia, Monaco lo è... ed oggi ancora una volta la mia casa mi aveva tradito, la mia famiglia rossa lo aveva fatto... ancora una volta, ancora una.
Provavo un misto di rabbia, risentimento, delusione. Volevo colorare la mia Monaco di rosso Ferrari invece avevo fallito. Avevo fallito. Ancora una volta. Ancora una.
Il mio avversario aveva preso il podio, il suo compagno la vittoria e a me era rimasto invece solo il sapore di essa. Vincere a Monaco non è come vincere in altre piste, è speciale, unico. Il gran premio più atteso, più glamour, più difficile... un tracciato che non perdona mai. Io lo conoscevo a memoria; ci avevo camminato un milione di volte. Quelle vie, quelle curve, quei muretti... conservavano pezzi della mia infanzia. Monaco era tante cose diverse per tutti, ma per me era solo casa. Non esisteva nessun posto come casa mia. Vero Monaco è piccola e non ha chissà cosa di speciale, è esclusiva certo, ma non è di certo paragonabile alle grandi metropoli; eppure ognuno ci vorrebbe andare almeno una volta nella vita. Il motivo? Probabilmente l'aria di Monaco fa sentire tutti un po' Vip e chi in fondo in fondo non vuole esserlo? Tutti almeno una volta vogliono provare cosa si prova.
Io non sapevo identificare il sentimento collegato a quel tipo di vita; insomma era gratificante da una parte, ma alcune volte assolutamente fastidioso. Non perché le persone facciano qualcosa di male, ma per il fatto che non hai un secondo per te, per sfogarti senza che qualcuno dica qualcosa. Vedere tutto quello che la gente pensa o immagina su di te alcune volte è divertente, altre assolutamente irritante, ma avresti voglia di dirgli cose come: «si hai ragione» o «ci hai preso» o magari «ma come ti è venuta in mente questa cosa?!». Vorresti dire un milione di cose e concludi invece con un lungo silenzio.
Quella sera dopo il debriefing con la Ferrari su quanto successo, Charlotte mi aveva incatenato ad un serata in discoteca; era l'ultimo posto in cui sarei voluto essere, ma per farla contenta ci andai. Il mio umore pessimo di certo non la rendeva felice, ma come potevo avere un mood diverso se la giornata più importante per me era andata storta? Lei non lo capiva, non poteva capire. Poi ultimamente era ossessionata dall'ipotesi che la tradissi... che idea stupida.
Non avrei mai potuto farlo.Me ne stavo in un angolo dopo aver bevuto il mio mojito e vidi in lontananza Carlos, il mio compagno, insieme alla sua ragazza; non sembrava ci fosse un buon clima tra loro.
Rimasi per i fatti miei sbuffando di tanto in tanto e aprendomi la camicia per il gran caldo. Dopo poco mi raggiunse Charlotte:«hai ricominciato a vedere Giada Charles?!»
«cosa?!» sgranai gli occhi
«i nostri amici dicono che hai ricominciato a vederla, Charles» sbraitò
«non è così» cercai di rimanere calmo
«ma lo dicono tutti» precisó puntandomi il dito al petto
«credi a loro o a me? Mh?»
«il dubbio mi viene, visto come ti comporti ultimamente»
«ora basta! Giada lasciala fuori dalla questione. Le cose tra noi non stanno andando ultimamente per i tuoi comportamenti, per la posizione in cui mi metti alcune volte, lo capisci?" Scandì tutte le parole
«sei fuori di testa Charles»
«me ne vado» sbuffai e lasciai il locale.
Presi la giacca lasciata all'ingresso:
«ecco a lei signor Leclerc» disse la signorina davanti a me passandomi il cappotto
«grazie» sospirai.
La indossai insieme alla sciarpa che sistemai dietro il colletto. Passai una mano tra i capelli e controllai l'orologio che avevo al polso: era l'una e mezza. Ero stanco, non fisicamente, mentalmente... ero stanco delle polemiche, delle chiacchiere, dei litigi, delle decisioni sbagliate.
«signore la macchina» mi disse il ragazzo in frac alla mia sinistra mostrandomi le chiavi della mia Ferrari.
«ho bisogno di un po' d'aria, tornerò tra un po'»
«va bene signore» disse portando le mani dietro la schiena e facendosi da parte.
Volevo stare solo, solo con la mia Monaco. Misi le mani nelle tasche dei pantaloni e mi incamminai con la brezza fresca che mi gelava le guance. Con il volto basso e il desiderio di andare il più lontano possibile... di scappare da tutto, da tutti e da me stesso.
Non so gestire le emozioni, mi hanno sempre divorato e anche in questo caso sentivo la marea dentro di me; nessuno riesce a capirmi. Mi sento come il mare: tutti ti amano d'estate, ma chi rimane quando viene l'inverno?
Con Charlotte le cose non andavano o meglio andavano a tratti. Non c'è più quel trasporto iniziale, quella voglia di conquistare il mondo insieme, di essere una cosa sola, di vincere tutto anche la morte. Ho bisogno di una scarica di adrenalina, qualcosa che mi riporti a vivere qui ed ora, non imprigionato nel passato. Ho bisogno di qualcuno che mi faccia bruciare l'anima, che mi faccia diventare matto, che mi facesse tornare a vita; forse non esiste davvero... una persona così esiste nelle serie, nei libri, non nella realtà. Sono stanco di tutta questa falsità... la mia vita stava diventando una farsa e io non riuscivo più a starci dentro. Volevo darci un taglio. Volevo chiudere tutte quelle relazioni tossiche che avvelenano la mia vita, ma non ho il coraggio.
Mi poggio alla ringhiera che dava sul porto, vedo mille luci degli yacht nella baia e mi sento solo, perso, con la tempesta dentro. Tutte quelle persone perse tra le note delle canzoni anni 2000, che bevono, ridono e si divertono... mi sembrano così lontane, così felici e spensierate. Io non riesco e me la prendo con me stesso. Ho la vita perfetta: una famiglia è una ragazza che mi ama, faccio il lavoro più bello del mondo, le persone impazziscono solo per vedermi, ho soldi, possedimenti, amici, mille impegni eppure non sono felice... potevo comprare tutto quello che volevo ma non la felicità.
Ho un peso sullo stomaco, preme e non se ne va; mi sento soffocare. Vorrei urlare, ma ho un nodo in gola che non fa uscire nemmeno un filo di voce, voglio piangere, ma non ho lacrime, nemmeno una.
Volevo spaccare il mondo e invece è lui che ha distrutto me.
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Incognita rossa
Fanfiction"Ciao Charles, ti lascio questo messaggio in segreteria sperando che lo sentirai. Ti ho aspettato per ore, invano, visto che non ti sei presentato. Mi dispiace, davvero stavolta. Confido che un giorno mi perdonerai, hai un cuore grande; sei troppo b...