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Charles

Il lunedì è giornata di ricarica, fisica e mentale. Io invece avevo bisogno di scaricare tutta quella rabbia che avevo dentro, per questo mi sono vestito e sono uscito per andare a correre. I miei amici mi hanno dato appuntamento al Tabacs des Moulins per le 10:30, per cui devo organizzarmi bene, odio fare tardi, sono un tipo piuttosto puntuale. Ho calcolato il tempo della corsa, la doccia e il resto, se rispetto la tabella di marcia farò tutto in perfetto orario.  

Mi piace allenarmi sul mare, sentire le onde infrangersi sulla spiaggia e il chiacchiericcio delle persone. Inspiro l'aria frizzantina a pieni polmoni cercando di svuotare la mente e focalizzarmi solo su me stesso e il campionato. Forse ha ragione Lewis quando dice che avere una persona al proprio fianco ti distrae e porta via energie; ma non posso lasciare Charlotte, c'è ancora qualcosa che mi lega a lei.

Ogni volta il mare mi sorprende... la sua bellezza, potenza, inarrestabilità, maestosità, è un po' come la vita e a me piace godermela a pieno, ogni secondo, ogni istante, nel bene e nel male. 

Amo la vita. Quella vita che mi ha tolto tanto e me l'ha dato allo stesso tempo; mi ricordo tutte le persone care che mi ha portato via, le lacrime che ho speso per loro e quella voglia di riuscire per loro in primis e per me stesso. Voglio dimostrare a me stesso che mi merito quello che ho, che quello che sogno posso raggiungerlo perché io sono Charles e non so se sarò il "Predestinato", come molti mi apostrofano, ma voglio provare ad esserlo, non tanto per non deludere gli altri, ma per non deludere me stesso. 

Il mare è imprevedibile, può cambiare in un secondo, in una notte  e io prego perché la vita possa portare nella mia esistenza qualcosa o qualcuno che cambi tutto, che distrugga con la forza di un uragano quello che c'è per costruire poi qualcosa di nuovo. Lo voglio al 99,9% ma vi è sempre quello 0,1% che ha paura e non vuole cambiare. Le mie preghiere stavano per essere realizzate e io ancora non lo sapevo.

Sono le dieci del mattino quando mi trovo davanti l'uscio di casa a riprendere fiato, estraggo le chiavi dalla tasca e le infilo nella toppa, apro e le lancio sul comò prima di dirigermi verso il bagno. Metto il completo nel cesto dei panni sporchi e mi infilo sotto la doccia; l'acqua calda inonda il mio viso dandomi una sensazione di relax. Appena finito mi sento come rinato. Appoggiato al lavello del bagno mi guardo allo specchio e noto i segni della notte precedente carichi di dolore e amarezza. Vorrei tornare spensierato come qualche mese fa in cui per essere felice mi bastava una macchina rossa e una carezza. 

Infilo i miei amati jeans e un pullover verde come i miei occhi grandi; prendo le chiavi della mia Ferrari e parto alla volta del bar. Ovviamente quando arrivo non c'è nessuno, sempre così, ho degli amici che sono dei ritardatari cronici. 

Entro e saluto Enzo, il proprietario del bar, un signore anzianotto dai capelli color zucchero, le mani grandi e un bel sorriso contornato da due baffoni brizzolati che non si sono arresi al tempo. Veniamo spesso qui ed Enzo ci accoglie sempre con la sua simpatia e dei caffè fumanti; sono ottimi e come dice sempre lui: "specialità della mia casa, la mia Napoli".  Mi sono affezionato a lui. 

Mi siedo a un tavolo fuori che da sulla strada e inizio a giocare con il portachiavi finché la mia attenzione non viene richiamata dalla figura di una donna che attraversa la strada in direzione del bar. Ha un bel portamento, sembra molto sicura di sé. Indossa un pantalone e una giacca verde smeraldo con una camicia e una cinta nera rifinita in oro. Ha i capelli fino alle spalle acconciati in leggeri boccoli morbidi. Appena sale sul marciapiede volgo lo sguardo per non farmi notare oltre che a nascondermi dietro un enorme quotidiano. 

Incognita rossaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora