1. un mazzo di tulipani

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3 anni dopo

Ciro finalmente era uscito dal carcere minorile, non aveva scontato nemmeno la metà degli anni, ma a suo padre serviva fuori per affari quindi pressando giudici e avvocati era riuscito a farlo uscire molto prima.

Ciro in testa non aveva solo gli affari, ma ricercare quella ragazza dagli occhi blu da cui era tanto ossessionato.
Non pensava l'avrebbe rivista, ma ora che sapeva fosse a poca distanza da lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per averla.

Ognuno aveva un destino scritto, e il suo era destinato a condividerlo insieme a lei.

Ciò che Ciro non sapeva è che lei non si ricordava affatto di lui, poiché aveva perso la memoria dopo essere stata coinvolta in un incidente stradale un mese dopo il suo arresto.

<Ciro, tu nun sij comm e pat't.
Cambia prima che sia troppo tardi> si raccomandò il comandante quando aprirono i famosi grandi cancelli verdi che segnavano o l'inizio della permanenza lì dentro o la fine.

Ciro si limitò ad annuire, ma era in bilico dentro di sé.
Da una parte a lui piaceva quella vita, aveva il controllo di tutto e si sentiva potente.
Dall'altra avrebbe voluto abbandonarla, era in costante pericolo, ogni giorno nemici nuovi.

Ma non poteva lasciare la camorra, una volta entrati in quella vita non ci si poteva più uscire.

La verità era che lui voleva rendere fiero suo padre, era degno di prendere il suo posto di boss in futuro, e non voleva deluderlo.
La famiglia era tutto, e non andava tradita per nessub motivo al mondo.

Suo fratello gli aveva fatto trovare il suo sh nero opaco fuori di lì, salì in sella sfrecciando a massima velocità per le strade di Napoli.

La sua prima meta? Il liceo linguistico dilel Vomero, dove attualmente Irene frequentava il terzo anno.

Irene, era lei la principessina dagli occhi blu.
Nonostante la lontanza non l'aveva dimenticata nemmeno un giorno, occupava la sua mente costantemente.

A lui non concedevano mai i permessi, ma quando i suoi fedeli uscivano li mandava a darle un occhiata.
In cella aveva anche una foto che li ritraeva, all'epoca lui aveva quindici anni e lei tredici.
Si erano conosciuti a scuola, alle medie, gli ultimi anni che passò prima di abbandonare gli studi e arruolarsi nel clan di suo padre come membro attivo.

La loro storia era finita male, a causa dei suoi genitori che non accettavano che la loro figlia fosse fidanzata con uno dei camorristi più potenti di Napoli.
L'avevano portata ad odiarlo facendole il lavaggio del cervello, e lui non si era vendicato soltanto per l'amore che provava e prova per lei, sa quanto lei tenga alla sua famiglia e non si azzarderebbe nai a torcergli un capello.

Ma ora lui era fuori e aveva bisogno di averla di nuovo nella sua vita, la sua borghesuccia, è cosi che la chiamava poiché era del Vomero.

Ed era stato difficile averla sua, ora che lei nemmeno si ricordava della sua esistenza lo sarebbe stato il doppio.

Prima di svoltare all'entrata della scuola si era fermato a comprare un mazzo di tulipani, i suoi fiori preferiti.
Era venuto a conoscenza della sua scuola tramite Edoardo.

Quando entrò si avvicino al bancone dei collaboratori scolastici che si irrigidirono soltanto a vederlo.

<sono per Irene Coppola, terza c linguistico.
Ce purtat?> domandò con aria spavalda.

Uno dei collaboratori annuì prima di afferrare il mazzo di fiori e dirigersi verso l'aula.

Era l'ora della professoressa di inglese che spiegava l'epoca del Medioevo.
Quando il collaboratore fece il suo ingresso
nell'aula con quel mazzo di tulipani tutti lo guardavano con sguardi confusi, di certo mon capitava tutti i giorni che qualcuno spedisse mazzi di fiori a scuola.

<Irene Coppola?> si guardava in giro cerca della ragazza, e quando la ragazza vide la sua mano alzarsi si stupì.

Quella ragazza era educatissima, ogni giorno salutava tutti loro in modo formale e si ppteva notare da lontano che fosse una brava ragazza, non capiva cosa ci dacesse con uno come Ciro Ricci.

Irene guardava quel mazzo tra le sue mani con uno sguardo confuso, e si meravigliò quando vide che quella persona aveva scelto proprio i suoi preferiti.
Esaltò all'occhio un fogliettino di carta che aprì frettolosamente per scoprire chi si celasse dietro quel regalo.

"faccio qualsiasi cosa x averti
-Lov, Ciro"

Era quello il contenuto del bigliettino, aveva una scrittura elementare, e inoltre lei non conosceva nessun Ciro.

<ueue e chi è?
Hai un fidanzato e non mi dici nulla?> domandò la sua migliore amica con un sorrisino malizioso.

<Alì io non so nemmeno chi è questo Ciro>
le rispose lei.

Poi la professoressa riprese a spiegare.

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La capanella finalmente suonò segnando la fine di quel giorno scolastico.
Un po' per volta tutti uscirono dall'istituto soffermandosi a chiacchierare all'esterno.

Irene e la sua amica Alice si incamminarono sulla via per tornare a casa.

Seduto sul motorino vide lo stesso ragazzo che notò qualche anno prima mentre viaggiava con altri ragazzi.

Lui la stava già guardando sorridendole, aveva ancora il mazzo di fiori in mano, lei gli rivolse uno sguardo confuso prima di tornare a camminare.

A lui gli si formò un cipiglio sul volto e si chiedeva come mai di tutta quella indifferenza.
Così partì con il motorino seguendo le due ragazze, e non appena l'amica imboccò una strada apposta alla sua non perse tempo a fermarsi dinanzi a lei.

Così partì con il motorino seguendo le due ragazze, e non appena l'amica imboccò una strada apposta alla sua non perse tempo a fermarsi dinanzi a lei

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p t'arricurdá//Ciro RicciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora