3. Dubbi

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Cosa dovrebbe fare?

È quello che Simone si chiede da quando ha lasciato l'università di Jacopo, perché da quel momento non fa altro che pensare all'invito di Manuel.
A Manuel.

Manuel. Manuel. Manuel.

Un'altra cosa che si chiede è cos'abbia quel ragazzo di così speciale da aver monopolizzato i suoi pensieri, ma il punto è che non ne ha idea.

Si sente come Ulisse attirato dal canto della sirena.
È una sensazione che lo mette in allerta, ma elettrizzante al contempo.

Come quasi ogni pomeriggio si dirige allo studio di Matteo, l'unico amico di lunga data che ha.

Matteo ha frequentato un corso per tatuatori e si è aperto un suo studio da poco, dopo aver fatto mille lavoretti per risparmiare qualche soldo da usare come caparra per l'affitto.
Certo è un locale piccolo, ma molto carino.
Simone lo trova oltremodo accogliente, al contrario di quelli anonimi che sono sparsi per la città.

Lo ha chiamato ‘Central Ink’ perché la prima volta che ha visto quel luogo, spoglio di mobilio, con i mattoncini alle pareti invece che la vernice gli ha ricordato il ‘Central Perk’, famoso bar dove i protagonisti di Friends -la sit com americana- erano soliti riunirsi per condividere le loro giornate.
Quindi ha ripreso la stessa idea per arredare il suo studio, con un divanetto in velluto, tavolini e sedie, facendolo diventate oltre che un posto di lavoro anche uno spazio di condivisione dove i clienti hanno modo di sentirsi a proprio agio, raccontare storie, scambiarsi opinioni e, perché no, creare le basi per nuove conoscenze che magari potranno evolversi in amicizie o chissà.

Ha anche fatto delle tazze personalizzate per il caffè con il logo del suo negozio proprio come quelle della serie tv.

Matteo è un ottimo padrone di casa, affabile, cordiale e pettegolo al punto giusto. Inoltre è bravissimo in quello che fa, sempre informato, aggiornato e soprattutto attento alle esigenze dei clienti.
È stato lui a tatuare a Simone e Jacopo un piccolo dinosauro stilizzato sul dorso del polso sinistro.

Simone è seduto ad uno dei tavolini del finto bar che costituisce la sala d'attesa, quello che Matteo usa come desk per la reception, sorseggiando un caffè che ha preparato poco prima e coccolando Choco, il barboncino marrone dell'amico.

«Matte’» richiama la sua attenzione il corvino.

«Sì?» mugola il ragazzo dalla stanza adiacente.

«Ma te ce credi nel colpo di fulmine?» chiede Simone.

«Che brutto nome colpo di fulmine Simo'» dice il biondo «Non trovi sia orribile descrivere una cosa tanto bella con un'immagine così dolorosa?»

«Beh-»

«’O sai che quando vieni fulminato nun c'hai manco er tempo de capì che t'è successo che stai già all'altro mondo?» continua Matteo «Invece quando te prendi 'na tranvata pe' qualcuno senti tutto Simo', tutto. Vedi 'na persona e la senti che te entra in ogni cellula del corpo, soprattutto nel cervello. Tipo che il suo pensiero ti ingloba e nun capisci manco tu come cazzo è successo. L'unica cosa che sai con certezza è che la vuoi.»

Simone si sente un po' con le spalle al muro mentre ascolta quello che Matteo gli sta dicendo.

«Vabbè ma tu ce credi o no?» gli domanda.

«Diciamo che ce credo. In parte. Credo più nel destino.»

«Cioè?»

«Eh cioè Simo'. L'amore a prima vista, il colpo de fulmine chiamalo come te pare, t'arriva ma nun sai se potrà mai realizzarsi. Con il destino invece, il fatto che tu e quella persona che t'ha fulminato finirete insieme, è certo.»

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