8. Edna

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Due mesi di attesa. Ne è valsa la pena? Decisamente no.

Merito i pomodori addosso mentre faccio la camminata della vergogna come Cersei Lannister, lo so. Ma tant'è.

Se volete, ancora, fatemi sapere cosa ne pensate.

Besitos 😘

con la speranza di non impiegarci altrettanti mesi per il prossimo capitolo...

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«Tre appuntamenti» ripete Manuel.
Simone non fa altro che scuotere la testa su e giù in segno affermativo.

«Perché tre?»
«Per la regola delle probabilità» risponde il moro «Se fosse stato solo uno» dice contando con le dita «Ipoteticamente, non sarebbe bastato per capire se avrebbe potuto funzionare, con due invece sarebbe stato troppo azzardato perché sì, potrebbero andare entrambi bene o entrambi male ma c'è una terza opzione secondo cui uno potrebbe andare male e uno bene e allora sarebbero praticamente inutili mentre con tre-»
Manuel blocca lo sproloquio, premendogli un dito sulle labbra.

«La mia pausa è finita» fa risoluto, dirigendosi quindi verso il lato del bancone su cui aveva poggiato lo shot di tequila lasciando Simone da solo.

Il corvino resta per qualche istante interdetto, poi vede Manuel trafficare con il barman dopo aver mandato giù il drink che gli aveva ordinato appena arrivato.

Pochi istanti più tardi, si ritrova sotto al naso un biglietto che penzola dalla mano del bar tender.
Si ridesta e glielo strappa dalle dita con un po' troppa foga, tanto che sente l'uomo mormorare un «Piano ragazzi».

Legge:
'Non sono mai stato bravo con la matematica, e ammetto che la tua spiegazione me stava a fa casca' le palle (senza offesa) ma ho sempre sentito dire che il tre è simbolo di perfezione. A me piace pensare ad una versione forse più romantica che ho letto da qualche parte non ricordo quando, secondo cui il tre rappresenta la spinta ad uscire da sé stessi per superare i propri limiti.
È quello che voglio, provare a superare i miei limiti. Con te.
Facciamolo.
Questo è il mio numero. D'ora in avanti vivrò in attesa di un tuo messaggio e del nostro primo appuntamento. Non metterci troppo!
PS: È stato un piacere conoscerti, Simone. E grazie per la tequila. -M.
PPS: me sa che me so fatto prendere dall'entusiasmo e ho esagerato come sempre, ma è... lo sai. Scusa.'

Simone alza gli occhi al palco e sorride mentre sente le note di una canzone che non conosce risuonare nella sala.

Da quel momento passano giorni, undici per l'esattezza.
Legge e rileggere il biglietto di Manuel, crede d'averlo consumato a furia di passarlo tra le mani.

«AO!»
Simone trema a quell'urlo.
«M'hai fatto prendere un colpo Ja»
«Ah, io? Guarda che ce pensi già da solo a fa spavento nun te servono mica i miei scherzi»

Il corvino alza gli occhi al cielo.
«Quando Dio distribuiva il tatto, tu eri sicuramente a fare la fila per qualche scemenza» dice poi al gemello.
«Invece de fa er simpatico che nun te riesce, la smetti?» gli chiede Jacopo.
«Di fare cosa?»
«Di maciullare quel povero biglietto. Mi dici che c'hai?»
«Niente»
«Moe»
Simone sospira prima di prendere parola, che lo sa che quando Jacopo lo chiama in quel modo non può esimersi.

«Ho fatto una cazzata?» domanda. «Con... con Manuel intendo, secondo te ho fatto una cazzata?»
«Ne hai fatte molte più di una Simo’, dovresti saperlo»
«Idiota» lo apostrofa «Voglio dire... a chiedergli di concedermi tre appuntamenti, ho fatto una cazzata?»
«No» ribatte convinto il ragazzo «Perché tu credi di sì?»
«No, credo di no. Io...voglio davvero farmi conoscere e lasciargli la possibilità di scegliere. Voglio che si fidi ma-»
«Ma?»
«Non so come fare. Non ho idee, ché non organizzo un appuntamento da tipo... mai!» ammette Simone sconsolato «Sono sempre stato quello invitato, quello che non doveva prendere decisioni, quello-»
«Quello coglione che se sceglieva ragazzi ancora più coglioni? Sì lo sei stato» lo interrompe Jacopo «Ma lui è diverso»

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