𝗠𝘆 𝗵𝗲𝗮𝗿𝘁 𝗶𝘀 𝗮 𝗹𝗶𝘁𝘁𝗹𝗲 𝘀𝗹𝗼𝘄

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Mi fa male la testa.

Da morire.

Credo che possa scoppiarmi da un momento all'altro se non chiuderò occhio al più presto.

Ma non... voglio, non ora.

La mia camera sta sul fondo della casa, il più lontano possibile da Tankhun e Kinn, che hanno sempre fatto casino. Chi per una scopata, chi perché obbligava le sue guardie a guardare qualche serie tv.

Anche per questo ho deciso di andarmene presto. Volevo la mia privacy, non le occhiate delle guardie come Pete che aspettavano di portare a casa un amico di Kinn facendo finta di non sapere che cosa accadesse durante quelle interminabili ore di ronda notturna.

Infilo la mano nella tasca del pantalone, apro piano la porta.

Porschè alza la testa dal cuscino, sorride appena ad occhi socchiusi quando mi nota all'ingresso.

È sommerso tra le lenzuola, con un braccio disteso dalla mia parte del letto.

Mi ha aspettato, davvero?

Non pensavo che...

Poso la scatolina al centro del letto, mi siedo appoggiando il peso su una gamba sotto di me. Con una mano mi avvicino al suo viso, gli scosto le ciocche scure dietro l'orecchio con attenzione, per guardarlo direttamente negli occhi quando si appoggia su un gomito per inclinare la testa verso destra.

Indossa una maglietta del pigiama e dei pantaloni lunghi oltre le ginocchia.

È dannatamente carino.

«Hai fatto un po' tardi.»

«Mi dispiace, ma Kinn aveva bisogno di aiuto con una cosa oggi pomeriggio. E poi sono andato... a prendere questo.» Spingo la scatolina verso di lui, sorrido d'istinto appena noto le sue pupille ingrandirsi. «Voglio sapere se ti piace, puoi aprirlo?»

Si siede a gambe incrociate sul letto.

Sospira.

«Non dovevi farmi un regalo, non era necessario.»

Apre la scatolina, sfila il fiocco.

Schiude le labbra.

E mi guarda dal basso, in silenzio.

Come per dirmi davvero?

Io che non ho mai lasciato nessuna briciola a qualcuno che è entrato nel mio letto, mi sono spinto oltre i miei stessi limiti.

Sono andato in gioielleria con Anon, abbiamo scelto assieme due collane gemelle che potessero rispecchiarci. È vero, io dovrei essere un uomo adulto che pensa a laurearsi, ma Porschè ha invaso così tanto la mia vita in meno di qualche settimana, che è stato alquanto difficile ignorare ciò che ogni giorno... mi scalda da dentro, come se fosse un fuoco alimentato dalle sue stesse mani.

Prende la collana con il ciondolo a forma di graffetta, la lega intorno al collo. Gli pende sulla maglietta bianca, il suo sorriso è così puro e sincero che mi sembra irreale.

L'ho reso felice.

Non l'ho fatto arrabbiare, non sono stato costretto a guardare il suo naso arricciarsi perché lo sto guardando in silenzio.

L'ho fatto per lui.

Allento la cerniera della felpa che mi copre fin sopra al collo, con le dita afferro il ciondolo a forma di graffetta che mi pende dalla collana intorno al collo, per mostrarglielo.

Sorrido ancora.

«Ti piace?»

«Si, mi piace.» Conferma sottovoce. «Kim, ma noi siamo...»

☽ 𝗳𝗮𝗱𝗲 ᵏᶦᵐᶜʰᵃʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora