𝗜𝗳 𝗜 𝗵𝗮𝗱 𝗷𝘂𝘀𝘁 𝗼𝗻𝗲 𝘄𝗶𝘀𝗵

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Ho fatto un errore.

Ma non potevo trattenermi in alcun modo.

E ho perso la testa, lo so.

Però, avevo le mie buone ragioni.

Nessuno, neanche uno sconosciuto può...

«Hai fatto una cazzata, papà si arrabbierà appena lo verrà a scoprire.» Sussurra Tankhun, che si china verso di me, con un fazzoletto bagnato tra le mani, prima di premerlo sul mio naso ricoperto di sangue. «Capisco che ti piaccia Porschè, però hai letteralmente picchiato una delle guardie del corpo della casa, per...»

«Non mi importa, aveva le sue ragioni.» Ribatte Kinn, che si siede al mio fianco con un sospiro. «Questo casino è nato per colpa mia, perché stavo litigando con Porsche e ha perso la testa, e si è portato via suo fratello.»

Deglutisco a vuoto.

Ho appena picchiato Big, con una violenza inaudita, davanti all'ingresso.

Ma ha spinto Porschè.

E cazzo, io non potevo permetterlo.

«Ti piace sul serio, Kim?»

Alzo un sopracciglio.

Kinn si china verso di me, sbuffa poi.

«Porschè, ti piace sul serio?»

La mia vita privata è sempre stata un segreto per i miei fratelli. Tankhun è un'eccezione, che sa perfettamente da quanto porto avanti questa cosa con Porschè. L'ultima volta ha provato a mettermi in imbarazzo a pranzo, prima di chiudersi la bocca dopo aver ricevuto il mio calcio sotto al tavolo, davanti a papà, ma non immaginavo che potesse raccontarlo a Kinn.

Anche se non c'è nulla da raccontare, è chiaro che...

«Non me l'ha detto Tankhun, ho solo collegato i pezzi con ciò che è successo poco fa.» Aggiunge rapido, con gli occhi rivolti verso qualcosa di impreciso nella stanza. «O te lo scopi o vuoi usarlo, ti conosco fin troppo bene.»

Tankhun cerca di nascondere un sorriso, fa un piccolo verso contrariato appena prendo il panno dalla sua mano e lo scaccio con uno sguardo.

Lo ignoro.

Mi copro il naso ancora bagnato.

Fanculo, Kinn.

«Non me lo scopo, non lo uso e non voglio farti un torto perché te la fai con suo fratello.»

Kinn accenna un sorriso, inclina leggermente la testa verso di me.

Siamo seduti entrambi sul divano, con Tankhun che giocherella con la vestaglia davanti a noi, sulla poltrona di velluto.

Non siamo mai stati uniti, in alcun modo. Anche se da bambini giocavamo sempre assieme, persino con Vegas e Macao, io sono sempre stato distante da qui. Non mi importa del mondo qua fuori, né dei progetti, né della Mafia.

Sono egoista, non dovrei esserlo.

Dovrei essere un mafioso, un buon figlio come Kinn che si prende carico di tutte le responsabilità.

«Ci manca il terzo fratello che si piglia Tankhun.» Azzarda Kinn, con un sorriso.

Tankhun alza un sopracciglio.

«Io non mi sposerò, papà dovrà metterselo in testa!» esclama sottovoce, prima di uscire dalla stanza con uno sbuffo. «E neanche voi mi costringerete!»

Tankhun non ha mai detto apertamente chi... è. A differenza mia e di Kinn, è come se vivesse in un mondo tutto suo. A noi, sta bene così. Ognuno ha la sua gatta da pelare, non ho intenzione di immischiarsi in affari che non mi riguardano.

☽ 𝗳𝗮𝗱𝗲 ᵏᶦᵐᶜʰᵃʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora