𝗜 𝗰𝗮𝗻'𝘁 𝗳𝗼𝗿𝗴𝗲𝘁

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↳ La storia non segue le vicende (e anche il carattere dei personaggi) che avvengono all'interno della serie, è sconsigliata (ma non da seguire questo mio consiglio, in fondo son solo dei personaggi) a chi non ha ancora letto la novel.
Dato che mi ha sempre incuriosito la side story di Kim e Porschè, mi sono chiesta come si sono conosciuti (in questo capitolo e nei prossimi ho dato una mia interpretazione, in quanto nella novel dicono che si conoscono quando Porschè si trasferisce con il fratello a casa di Kinn, ma Kim quando lo incontra che parla con il padre, sembra conoscerlo già) e si sono innamorati nel corso del tempo.
Qualcosa potrebbe ricondurre alla serie, altre cose al suo interno saranno di mia interpretazione.
Per tenere fede alla novel, che ripeto, non tutti conoscono, ho deciso di mantenere il nome originale di Porschè, ma usare il nome della serie per il tag della fan fiction.

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Mi fa un po' tutto schifo, ultimamente.

Non torno quasi mai a casa, non credo che ne valga davvero la pena.

Gli affari li gestisce Kinn, mentre Tankhun inizia una nuova serie da vedere con le sue guardie del corpo. Io faccio... ciò che mi pare, anche perché non ho alcuna intenzione di sprecare del tempo dietro a libri o documenti del cazzo.

A malapena mi presento se devo dare qualche esame in Università.

Però...

Cazzo, è un sogno.

Non ci credo, merda.

Quel fottuto ragazzino.

«Ci penso io, papà.»

Borbotto sottovoce, dopo che le guardie caricano Porschè dentro a un salotto del piano di sopra, nonostante le sue continue lamentele.

Coraggioso, eh?

Me lo ricordavo come il ragazzino timido che aveva una cotta, e adesso me lo ritrovo a fare il gradasso con mio padre, per convincerlo a lasciare andare via Porsche da qui.

«Sicuro?»

«Sicurissimo, 'pa. Te l'ho detto, lo conosco e so come fare.» Confermo.

«Mm, non fare danni. E prova a convincerlo a scendere a cena, oggi non c'è Porsche a casa e possiamo... stare tranquilli fin quando non torna.»

Annuisco.

Salgo le scale con un sospiro.

Fottuto Porschè.

Apro la porta del salotto, lancio un'occhiata rapida a Big che mi guarda dal divano tenendo Porschè dietro le spalle, con forza, piantato su quest'ultimo.

«Lascialo, Big. Ci penso io, se ho problemi chiamo Pete.»

Big annuisce, e Porschè si dimena non appena quest'ultimo lo libera, ma rimane seduto sul divano con lo sguardo fisso nel mio.

Sei un cazzo di ragazzino, merda.

Chiudo la porta a chiave, subito dopo che Big esce dal salotto.

Mi giro, lo guardo con un piccolo sorriso.

«Ti ricordavo diverso, ragazzino.»

Porschè sospira, assottiglia lo sguardo.

«La tua musica fa schifo.»

«Una volta pensavi che la mia musica fosse eccezionale.»

«Prima di sapere chi cazzo eri, coglione.» Ribatte piccato, per poi alzarsi dal divano. «Voglio andarmene via e voglio che mio fratello venga con me, che cosa c'è di tanto difficile da capire? Anche tu hai una famiglia, perché non puoi convincere tuo padre a -»

☽ 𝗳𝗮𝗱𝗲 ᵏᶦᵐᶜʰᵃʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora