9. Debates.

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JUNE

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«Allora? Come stanno andando le cure?» mi chiede il dott. Garful.

«Oh! Già...Molto bene» gli sorrido.

«Sicura? Dormi bene la notte?» posa una scatoletta di pillole che fino a poco teneva in mano e poi mi guarda.

«Sì, abbastanza».

«Bene. L'unica cosa che devi fare allora, è riposarti di più June. Sembri...Come dire...Stanca» dice lui, quasi dispiaciuto, come se cercasse di mettersi nei miei panni.

«Forse ha ragione. E' che sono impegnata con gli studi. Come sa, ora frequento un college e le cose si sono leggermente moltiplicate» lo guardo, sentendomi in colpa.

«Capisco perfettamente la tua situazione, ma devi trovare anche del tempo per riposarti. Non puoi fare finta che vada sempre tutto bene, altrimenti alla fine ti ritrovi a terra, che non riesci più a sorreggerti e crolli come pioggia» i suoi occhi pieni di compassione verso di me, mi fanno capire quanto sia io nel torto.

Faccio un semplice cenno con la testa, per poi rispondergli che ha ragione.

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Appena rientrata in camera, decido di fare una bella doccia calda. Mi ci vorrebbe proprio rimanere tra i miei pensieri.

Prendo ogni cosa da mettermi dal primo tiretto del comodino, accanto al letto, e li appoggio. L'unica e sola che in questo college ci si può permettere di tenere le proprie cose è un semplice comodino fatto di legno duro.

Di fronte al mio letto ci sono due armadi, purtroppo inutilizzabili.

Le bidelle ci hanno sempre detto di non poterli usare perchè servono per altre faccende, ma non ne trovo il senso.

Se sono in questa stanza, ci sarebbe una buona ragione, e cioè di poterli utilizzare.

Non badando a tutto questo, decido di andare in bagno e di fare una bella doccia.

Le vetrate sono di vetro trasparenti. Quindi l'unica cosa che posso fare è utilizzare l'acqua calda, per far sì che il vapore vada sui vetri.

Entro, faccio un respiro profondo e apro l'acqua. Sono già rilassata quando le gocce mi cadono in testa, bagnandomi ogni parte di capelli. Chiudo gli occhi e penso subito che da questo calore non me ne voglia andare mai più.

«Ti stai rilassando?» sento subito una voce maschile, indistinguibile da chiunque.

«Cosa!?» mi giro di scatto, non badando al fatto che possa scivolare.

«Tranquilla, non ti guardo» dice.

Riesco a vedere solo la sua figura offuscata a causa del vapore che si è formato sulle vetrate.

«Esci subito.» dico seria.

«Va bene, va bene signorina Clark».

Quando sento la porta chiudersi, faccio subito un respiro di sollievo, capendo subito che è uscito.

Sono passati venti minuti da quando sono entrata e appena termino, esco dalla doccia. Metto un asciugamano intorno al corpo e controllo per bene se mi sia coperta bene.

Esco dal bagno, chiudo la porta e subito vedo Derek steso sul mio letto, con un libro tenuto tra le mani.

«After.» dice, tenendo gli occhi puntati sul libro.

«Sì...» dico, mentre vado verso di lui per prendere le mie robe.

«Sai, la loro è una relazione tossica.» afferma sinceramente.

Chiude il libro e lo appoggia sul comodino con fare lussurioso.

«Lo so.» dico subito, guardandolo negli occhi. «Ma in realtà è cominciato tutto da quella festa.»

«Quale festa?» chiede, alzando un sopracciglio.

«Steph invita Tessa ad una festa e da lì incomincia tutto. Lei per un obbligo doveva baciare Hardin, ma rifiuta essendo fidanzata con Noah. Alla fine della storia, Molly fa vedere un video a Tessa di ciò che Hardin ha detto, ma lei non capiva che lui era veramente innamorato di lei, e a causa della sofferenza, lei non voleva più avere nulla a che fare.» respiro subito.

«Ora inizio io.» dice seriamente. «Se lui aveva avuto una infanzia di merda, con incubi che lo perseguitavano tutte le notti, come faceva ad avere una vita facile con Tessa? Lei non lo capiva-».

«Lei non lo capiva?» chiedo subito, sorpresa dalle sue parole.

«Sì.»

«E' lui che non riusciva ad essere distante da lei. Tessa lo capiva e percepiva ciò che sentiva, più di ogni altra ragazza al mondo.»

«Ma alla fine ha cesso!»

«Ha cesso perchè non riusciva più a sopportare i loro tira e molla!» dico subito seria, guardandolo con arroganza.

Lui si guarda intorno, come se non sa più cosa dire su questo dibattito, e la prima mossa che fa, è mettersi una mano tra i capelli.

«Beh, alla fine noi stiamo facendo la loro stessa e indentica cosa.» sorride, per poi continuare «Prima si conoscono, poi lei si lascia trasportare da lui».

Quando lo sento, mi viene subito da ridere. «Stai scherzando?»

«No. Insomma, si inizia così, no?» fa dei gesti indecifrabili con le mani.

«Mi ci vorranno più quattro mesi per conoscerti a fondo. E non credo di commettere lo sbaglio che ha commesso Tessa.»

«Giusto.» ride lui. «Tu non sei Young. Sei Clark.»

Gli sorrido, in modo tale da fargli capire che ciò che sta dicendo è giusto.

«Ora potresti uscire dalla mia camera?» tengo le braccia incrociate, per non fargli vedere nessuna - seppur minima - forma del mio corpo.

«Certo» alza subito le mani, per poi andare verso la porta con passo deciso.

Apre la porta e prima di sorpassarla, si gira e mi guarda negli occhi. Il suo sorriso scompare lentamente e ci faccio subito caso, perchè è la prima cosa che vedo dopo gli occhi in un ragazzo.

I suoi occhi...

Sono di ghiaccio...

Ma lucidi...

Starà piangendo?

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SPAZIO AUTRICE🥀

Salve Stranger, so che è da tanto che non pubblico un capitolo, ma alla fine sono riuscita, (come detto anche su ig lucy_manners_) ieri avevo iniziato a scrivere.

Come già detto in passato, i capitoli termineranno con una grande suspence, proprio come in questo capitolo.

Vi aspetto come sempre su instagram.

La vostra
Lucy🦋

The Unspoken TruthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora