Talvolta questa confusione mi donava una strana ebbrezza,

11 2 0
                                    

Non esisteva.
Non aveva confini a separarla dal mondo.
Lei era il mondo.
Queste parole avevano un fascino innegabile.
Lei era una cosa sola col mondo.
Queste parole erano terrorizzanti, ma piacevoli.
Erano enormi, importanti.
Aveva una certezza.
Anche solo questo fatto sarebbe bastato a darle letizia.
Quel pomeriggio, esposta ai raggi d'un sole del quale non poteva sentire il calore, era calma.
Si sentiva in pace col mondo.
La sensazione di perdere la propria unicità, di mescolarsi con tutti gli elementi esistenti in una sorta di danza primordiale la tentava.
Non era più lei.
Nessun confine.
Nessuna identità.
Aveva perso sé stessa, ma aveva guadagnato il mondo.
Sentiva la gioia della libertà scorrerle nelle vene, come una strana droga.
Le donava una gioia strana, le donava brividi di emozione.
Sentiva i raggi del sole attraversarla, e sentiva che lei era quei raggi, era il suolo che colpivano, era il sole.
Non aveva rinunciato al verbo essere, ma gli aveva tolto ogni significato, ogni importanza.
L'aveva distrutto alla base.
Aveva distrutto sé stessa.
Nessun confine.
Nessuna identità.
Nessun dubbio.
Solo la primordiale danza dell'unione.
Dell'annullamento di tutto.
Si sentiva così pura, mentre il sole la attraversava ignorandola.
Lo sentiva parte di sè.
Lei si sentiva parte di lui.
Un mondo senza confini che collassa su sé stesso, annullandosi.
Quella visione si stagliava davanti ai suoi occhi.
Lei non era la sola a non avere confini.
Ogni limite era illusorio.
Ogni cosa era illusoria.
E di quella consapevolezza si ubriacava.
Sapeva che era orribile.
Ma era l'unica che aveva.
La sua unica certezza.
E per qualche scherzo della sua mente, la trovava terribilmente eccitante.
Se avesse avuto un cuore, avrebbe accelerato i suoi battiti.
Se avesse avuto un corpo, sarebbe stato sudato.
Se avesse avuto delle gambe, o qualunque cosa, avrebbe iniziato a correre.
Se avesse avuto un riflesso, lo avrebbe osservato nello specchio, per prepararsi al fatto che fosse solo un'illusione.
Ma lei non aveva più nulla ormai.
Solo i suoi pensieri, i suoi ricordi, e quella strana sensazione che la ubriacava, che le toglieva il poco che aveva.
Eppure ne era felice.
O magari era solo la sua rivincita, era un'invidia mai confessata che era esplosa.
Non era la sola a non esistere.
Tutti gli altri si stavano solo illudendo.
Non sapeva cosa fosse, ma le capitava raramente di sentirsi così euforica.
Così se la tenne stretta, qualunque cosa fosse.

InvisibileDove le storie prendono vita. Scoprilo ora