Cap 21

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Izuku POV

Ogni giorno, lo stesso giorno

Era una nuvolosa mattina di martedì, ma per me poteva essere benissimo lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato o domenica. Il gioco, un tempo solo uno sfogo, un divertimento alleato era diventato un'ancora su cui mi aggrappavo senza forza, come se non avessi più vitalità.

In una sala dai coloro macabri, dove l'unico rumore era quello proveniente dalle slot e dai biliardi, mi scolavo senza ritegno bicchieri dai vari colori gaurdando il fondo senza davvero guardandolo mentre il bar man cercava senza molto successo di farmi smettere.
In una mano un gruzzolo considerevole di yen, nell'altra il drink che speravo abbastanza potente da uccidermi.

Osservavo le varie persone nella stanza come se mi trovavo in un mondo apparte. Come se fossi solo uno spettatore e loro gli attori di un film che non piaceva a nessuno.

<<Oi>>

<<Cazzo vuoi>>

<<Non è da te scolarti tutti questi bicchieri, hai fatto il tuo lavoro, ora torniamo a casa>>

Mi ammonì Dabi, il quale mi aveva accompagnato nel locale per conto di mio padre. In quel momento dentro di me la voglia di mandarlo a quel paese rimase zittita all'interno, mentre leggermente barcollante mi dirigevo verso la macchina con lui, lasciandomi dietro 5 vincite e un uomo svenuto nei bagni.
Avevo fatto il mio lavoro.

<<Mi dici cazzo hai? È da quando sei tornato da quella scuola che sei strano>>

<<Nulla, va tutto alla grande>>

<<Sei cambiato Zuzu>>

<<Le persone non cambiano, semplicemente imparano a vedere la vita com'è davvero>>

<<. . .>>

Guardavo dal finestrino il susseguirsi di ambientazioni, mentre il viaggio continuava in un silenzio tombale.

Arrivato al casinò principale, la mia casa, mi diresse senza troppi convenevoli nella mia camera, sentendo gli angelici occhi di Dabi scrutarmi mano a mano che mi allontanavo.

Chiusi la porta con un tonfo ovattato e mi appoggiai ad essa lasciando il mio corpo scivolare su quella liscia superficie.

Il telefono che avevo durante il mio soggiorno nella scuola era stato buttato per impedire che fossero rubati da esso miei dati personali e non fu rimpiazzato da un'altro, in fondo non mi serviva.
Ero sempre lì con loro.

Kacchan non lo rividi più, la sua famiglia ha un discreto dominio nel mondo del gioco d'azzardo e papà ha sempre preferito starne alla larga, per evitare problemi nelle nostre vendite.
Quegli occhi dalle sfumature rosse e possenti apparivano ogni volta che chiudevo gli occhi, come a ricordarmi che per me rappresentavano solo un sogno, un mondo da me lontano e distante.

La stanza, un tempo rifugio e riparo dal mondo esterno, in quel momento mi sembrava solo una grande prigione di carte, da dove era impossibile scappare. Ogni mio gesto era in realtà quello di qualcun'altro e ogni mio desiderio era il volere di altri.
Dagli occhi sentii colare calde lacrime e dentro di me la voglia di continuare a lottare contro tutto ciò andava ogni giorno scemando sempre più. Sentivo un peso, un dolore nello stomaco che mi accompagnava in ogni minuto e una costante disperazione nel cuore mi opprimeva come mai prima d'ora.

Durante le partite entravo in un limbo, un trans in cui dimenticavo tutto e che mi dava consolazione per quei pochi istanti e quando i miei avversari si disperano per la perdita, dentro di me ritorna quella sensazione di vuoto.
Alla fine, non so chi davvero vincesse quelle partite.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 29, 2022 ⏰

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