Eight.

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"È un difetto tipicamente umano: apparire duri per nascondere l'anima fragile."

- Paul Jack

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Pensavo che una volta scoperto cosa avessi la situazione sarebbe migliorata, che avrebbero trovato la cura e che me ne sarei ritornata finalmente a casa.

Ma evidentemente non è stato così.

È passata una settimana dalla sera in cui il dottore ha rivelato la mia diagnosi, e nessuno si è degnato di dirmi di che cosa si tratta con precisione, nemmeno i miei genitori, che improvvisamente si sono fatti più appiccicosi e mielosi. Il dottor Hiddleston mi visita due volte al giorno nella mia stanza, e a differenza dei miei, lui è diventato freddo e distante.

Non capisco più nulla, ma una cosa la so: voglio delle risposte.

Pamela si fa sentire sempre, a volte passiamo ore al telefono, ma non si fa vedere da quando Marcus ed io abbiamo litigato nei bagni dell'ospedale.

Il mio migliore amico, o forse dovrei dire ex migliore amico, non si fa vedere e né sentire da quel giorno. Ho provato a contattarlo via sms o a chiamarlo, ma niente.
È come se fosse morto.

L'unica persona con cui vada veramente d'accordo in questo schifo di posto è Lucinda, la psichiatra. Ho scoperto varie cose su di lei: ha ventitré anni e si è laureata da un paio di mesi a Oxford, ha iniziato a lavorare qui grazie a suo fratello, che a quanto ho potuto capire è un dottore, ma lei aspira a veri e propri ospedali psichiatrici. È molto timida, va nel panico facilmente, ma è un genio e sa immergersi nella mente e nei pensieri dei pazienti meglio di chiunque altro.

《Vorrei tanto uscire, fare una passeggiata in giardino, respirare un po' d'aria.》Sospiro malinconica, mentre guardo fuori dalla finestra.
L'Ospedale ha un giardino interno dedicato ai pazienti, ma è inutile dato che la maggior parte di loro sono obbligati a non uscire, e tra quelli ci sono pure io.

《Lo sai che non puoi, Charly, è per il tuo bene.》Scuoto la testa e mi volto verso di lei.

《Non esco da settimane, sto sempre in questa stanza a non fare niente.》Vado a sedermi sul letto, afferro un cuscino e lo stringo fra le mie braccia. 《Un'altra settimana chiusa qui dentro e rischio di ammalarmi di claustrofobia.》

《Beh, se dovesse succedere, io sono sempre qui.》La guardo e mi rivolge un sorriso, ricambio, per poi distogliere lo sguardo verso la finestra.

《Potresti dedicarti a qualcosa, un hobby per esempio.》Emetto una risatina nervosa.

《Non ho hobby.》

《Io dico che almeno uno ne avrai.》

La fotografia, mi viene spontaneo pensare.

Amo fare foto e modificarle su Photoshoop. Da quando ho iniziato a bere come una spugna ho abbandonato l'ambizione di poter diventare una fotografa.

《Vedi?》alzo gli occhi su Lucinda, che mi sta guardando con un sorriso pieno di soddisfazione. 《Qual è?》

《La fotografia.》Le sorrido un po' timida. 《Catturare un momento e immortalarlo per sempre, aggiungere effetti e sfumature...》Per un attimo parlo con gli occhi persi nel vuoto. Adesso mi rendo conto quanto diamine mi manchi fotografare, modificare gli scatti, svilupparli in foto cartacee, per poi venderle o incorniciarle nelle pareti della mia camera.

La mia convinzione del cogliere l'attimo è stata così limitata e stupida che adesso io mi sento tale. Bere e fumare mi hanno tenuto lontano da ciò che è realmente il carpe diem.
Ho solo peggiorato le cose, anticipando la mia morte prima del tempo.

Oltre il Confine | Tom Hiddleston Fan FictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora