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Buio.
Attorno a sè vedeva solo oscurità. Densa, appiccicosa, soffocante.
Faticava a respirare, come se quei filamenti d'ombra si tendessero subdoli con presa mortale attraverso esofago e polmoni, impedendo all'ossigeno di arrivare al cervello.
La gola secca implorava pietà, la saliva che a stento riusciva a ledere per pochi istanti quell'inferno riarso.
La testa pulsava, il dolore sordo e costante, i capelli appiccicati alla fronte a causa della patina di sudore freddo che macchiava la pelle. Brividi percorrevano tutto il corpo per via della bassa temperatura e forse anche a causa del terrore provato che ancora si agitava in lontananza.
Furono proprio quei piccoli, ma intensi spasmi a fargli riprendere coscienza, gli arti pesanti che rifiutavano di muoversi, in bocca un sapore amaro e sconosciuto.

Yeosang aprì gli occhi, ma le sue iridi non percepirono ancora null'altro che buio, pesante e fitto. Deboli flash gli rammentarono con esasperata lentezza gli ultimi istanti di coscienza, immagini confuse e tremolanti che gli fecero comprendere in pochi, pesantissimi momenti quanto ciò che percepiva fosse reale e non invece l'incubo dal quale aveva creduto di svegliarsi.
Il panico tornò a montare furioso dentro di lui, premendo contro la pelle, le ossa, i muscoli e il ragazzo si agitò, strattonando le braccia immobilizzate e tentando di gridare, di chiedere aiuto. Tutto ciò che uscì dalla sua bocca fu un sommesso mugolio, più forte quando si rese conto di non poter proferire alcuna parola, gli occhi che pizzicarono e piccole lacrime perlacee che scorsero sul suo viso.

Cercò ancora di dibattersi, il pianto più nervoso e più intenso mano a mano che i secondi passavano, la pelle dei polsi bruciante a causa dello sfregamento, finchè non si arrese - stremato da quello sforzo improvviso - e rimase adagiato contro la scomoda sedia alla quale era legato, singhiozzi spezzati che di tanto in tanto riempivano il pesante e freddo silenzio che lo circondava, mescolati agli affannosi tentativi di inspirare adeguatamente.
Il cuore pompava, il rombo violento del sangue che minacciava di fargli esplodere il petto, i battiti così intensi che l'organo pareva volesse schizzare fuori dalla propria sede.

Non riusciva a ragionare lucidamente, Yeosang, in preda al terrore di non sapere dove si trovasse, di non poter vedere alcunchè o muoversi liberamente. Seguitava a piangere sconnessamente, le lacrime scivolate sino al mento e le tempie incendiate dal forte mal di testa che pareva dovergli spezzare il cranio in due da un momento all'altro.
Una sola domanda prevaleva su tutti i pensieri disconnessi che vagavano senza senso tra una sinapsi e l'altra.

Perchè?

Cosa voleva quella gente da lui, da un ragazzino? Cosa aveva di così straordinario? O forse... forse era per la sua famiglia? Volevano denaro, guadagnare una carica politica?

Sobbalzò quando udì un rumore metallico risuonare da un punto imprecisato poco distante, forse davanti a sè, seguito da un debole fruscio sovrastato in breve dal suono di passi in avvicinamento. O almeno, credeva fossero passi, dal momento che presto percepì una mano toccarlo e voltargli il viso da un lato all'altro in modo rude, un dito che picchiettò con insistenza e forza sul punto in cui si trovava la voglia color ciliegia che aveva sin dalla nascita.
Gli parve più piccola di quella che invece l'aveva soffocato, ma non aveva importanza in quel momento, anzi era forse il dettaglio meno rilevante di tutta la situazione.
Yeosang pianse più forte, provando nuovamente a contorcersi contro le corde che lo tenevano bloccato, tentando di formulare la preghiera di lasciarlo andare, ma tutto ciò che ottenne in risposta fu uno schiaffo, la guancia colpita che si arrossò in fretta, pizzicando dolorosamente.
Le lacrime non smisero di scorrere mentre il ragazzo tirava su col naso, il capo chino e la paura che avviluppò ancora più strettamente il suo già terrorizzato cuore.

"Sector 1" | ATEEZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora