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Quando 7 rimise piede nel corridoio, la borsa a tracolla e le mani infilate in tasca, San si era già dileguato, certamente diretto a terminare le pulizie assegnategli prima che fosse troppo tardi e potesse nuovamente incorrere nella rabbia del capitano o del suo secondo.
Quell'ingrato compito gli avrebbe tenuto compagnia per parecchie altre notti a venire, ma non era di sicuro un problema di 7, anzi: i pasticci causati dal collega accadevano più frequentemente di quanto si potesse immaginare, tuttavia nessuna punizione pareva abbastanza esemplare per indurlo a cambiare condotta in favore di una più obbediente e meno problematica. Ciascuno di loro aveva le proprie ragioni per trovarsi unito al gruppo, che fossero conosciute da tutti loro o meno, eppure c'erano occasioni in cui 7 faticava davvero a comprendere come 1 non si fosse ancora liberato del ragazzo, ricacciandolo nelle stesse strade dalle quali l'aveva raccolto.
San mancava di disciplina e - a detta di 7 - le sue molte altre doti non bastavano a sopperire a questo vuoto. Si trattava comunque di un'opinione strettamente personale, benché il diretto interessato ne fosse a conoscenza, così come lo erano 1 e 2, anche se ciò non aveva avuto particolari conseguenze: 4 rimaneva comunque fin troppo simile ad un felino esagitato chiuso in uno spazio troppo piccolo per lui.

Il giovane uomo si incamminò giù per il corridoio, diretto verso la cucina a recuperare uno spuntino prima di recarsi come suo solito in palestra, ma verso la fine del tragitto - mancava qualche passo alla soglia del salotto - dalla tasca esterna della sacca provenne un insistente pigolio, segno che qualcuno lo stesse cercando. Fu rapido a recuperare il vecchio cercapersone e leggere il codice sul piccolo display, invertendo immediatamente il senso di marcia e dirigendosi a passo spedito verso la zona in cui si trovavano l'ufficio di 1 e la sua stanza, il consueto training mattutino lasciato in disparte in favore di un'urgenza ben più grave.
Non era passata neppure una settimana da quando era accaduto l'ultima volta...
Fece mente locale, elencando in silenzio il contenuto della sacca per essere certo ancora una volta di avere con sé tutto ciò che sarebbe potuto occorrergli in quel frangente, poi girò l'angolo e senza bussare o annunciarsi in qualsiasi altro modo, oltrepassò il battente che portava alle stanze di 1. Un acuto e sofferente grido lo convinse a muoversi più in fretta e dopo qualche istante piombò nello studio, individuando immediatamente la figura di 2 china accanto al piccolo divano, un'espressione preoccupata che raramente gli si poteva scorgere in viso.

<< Sono qui >> disse soltanto, lasciando a terra la sacca e scostando l'altro con un fermo gesto della mano. << Come l'ultima volta? >> chiese, ricevendo un cenno d'assenso. 7 annuì di rimando, senza staccare lo sguardo dal volto pallido di 1, i cui lineamenti erano contorti dal dolore e la minuta figura scossa da un tremore diffuso, piuttosto evidente sulle dita serrate attorno al semplice tessuto che copriva il busto.
<< Prendi la borsa, lo porto in camera >> diede istruzioni il giovane, infilando un braccio dietro le spalle di 1 e l'altro sotto le sue ginocchia per poi fare leva flettendo i muscoli e rialzarsi in piedi, il corpo altrui al sicuro nella propria presa e i passi che lo portarono qualche metro più in là, oltre la cornice di una porta coperta solo da una lunga tenda scura, fino al letto che sostava in un angolo. 2 lo seguì, silenzioso come il suo solito, gli occhi che non perdevano di vista il suo capitano, forse mai così turbato prima come lo era in quel momento. Era già accaduto altre volte, eppure questa sembrava davvero essere la peggiore di tutte.

Un altro gemito strozzato lasciò le labbra di 1, secche e rossastre in più punti, segno che avesse tentato di sopportare il dolore mordendosele a sangue. 7 gli posò una mano sulla fronte sudata, percependo immediatamente che fosse più calda di quanto normalmente avrebbe dovuto essere. Cercò 2 con lo sguardo, individuando la sua longilinea figura a qualche passo dal letto.
<< Per favore, bagna un asciugamano con acqua fredda e strizzalo bene >> chiese per poi sbottonare velocemente la leggera camicia che 1 aveva addosso. << Hongjoong, respira >> ordinò, chiamandolo per nome e sentendo i passi di 2 che si allontanavano verso il bagno. << Inspira ed espira... No, piano. Segui la mia voce. Inspira... espira, così... >> ripetè le stesse istruzioni date a Yeosang circa mezz'ora prima sul pavimento della piccola cella. << Quando sono cominciati i dolori questa volta? >> indagò mentre procedeva a controllare l'avanzare del tremore. Non ottenne alcuna risposta, soltanto un verso sofferente quando premette un poco più intensamente la zona addominale. Non rifece la domanda, sapeva perfettamente che se non gli rispondeva poteva significare soltanto che non avesse abbastanza energia e lucidità per farlo.
Seguitò ad esaminare il resto del corpo, constatando come gli spasmi si fossero diffusi un poco di più rispetto alle volte precedenti e come le estremità degli arti fossero scosse più violentemente del solito. Tastò delicatamente i muscoli, facendo attenzione a non applicare troppa forza e cercando di ignorare i gemiti dell'altro, l'ombra di alcune lacrime che aveva fatto capolino tra le palpebre semichiuse.

&quot;Sector 1&quot; | ATEEZDove le storie prendono vita. Scoprilo ora