Capitolo 7

564 48 13
                                    

Logan's POV

Prendo il portafoglio che ho lasciato sul tavolo e controllo di avere ancora dei soldi, una banconota da 10 e qualche spicciolo dovrebbero bastarmi
"Dove vai?" Mi chiede Dean andando in cucina per prendere qualcosa dal frigo, ha i capelli biondi completamente arruffati
"Te l'ho detto ieri, vado a prendere un caffè con quella ragazza alla quale sono state affidate le due bambine che sto seguendo" gli spiego mentre lui torna da me con l'intera confezione di succo d'arancia in mano
"Ah giusto, credevo non ci saresti andato sul serio" Mi giro a guardarlo, prende una grossa sorsata di succo
"E perchè non dovrei?"
"Non so amico, è una storia strana, tu sei strano da quando hai cominciato ad occuparti di questa tizia e di solito non vai a prendere un caffè con chiunque ti capiti di lavorare" mi fissa con sguardo indagatore, ma ancora con gli occhi stanchi di chi si è appena svegliato
"Prima di tutto la tizia si chiama Alexandra, secondo, io non sono strano e poi ci saranno anche Charlotte e Eleanor, so che non dovrei frequentarle al di fuori delle ispezioni o altre visite ufficiali, ma penso abbiano davvero bisogno di aiuto, Alex soprattutto" il mio amico scrolla le spalle e torna in camera sua
"Come ti pare".

Mi ritrovo di fronte al locale deciso da Alexandra, è un bar parecchio frequentato, c'è molta gente a fare colazione, molti sono seduti al tavolo e leggono il giornale, altri sono al banco che aspettano il bicchiere da portare via.
Cerco un posto all'ombra per ripararmi dal sole che illumina la cittá ed aspetto. Controllo ancora una volta l'ora e comincio a pensare di aver sbagliato il posto o l'orario o forse semplicemente Alexandra non è riuscita a venire. Mi passo una mano tra i capelli sospirando, forse dovrei andare via, è più di un quarto d'ora che aspetto e poi non dovrei essere nemmeno qui, cosa diavolo mi è preso? Se lo venisse a sapere il mio responsabile potrebbe licenziarmi.
Riprendo gli occhiali da sole e li indosso pronto ad andare via, quando la vedo arrivare a passo veloce. Si sostiene abilmente sui suoi tacchi alti, indossa un paio di jeans aderenti ed un top senza spalline verde chiaro, vederla elimina ogni dubbio, voglio stare qui. Sta rovistando nella borsa in modo frenetico, non penso mi abbia visto, faccio un passo verso il centro della strada
"Alexandra" attiro la sua attenzione, lei alza subito lo sguardo e sembra quasi sorpresa di vedermi, i capelli leggermente ondulanti le ricadono sul viso, li sposta con un gesto veloce della testa
"Ehi Logan, scusa per il tremendo ritardo" si scusa con la voce affannata, continua a cercare qualcosa nella borsa, riesce finalmente a tirare fuori il suo telefono che sta squillando
"Pronto?" Resto in silenzio mentre lei parla al cellulare "no, te lo sto chiedendo per favore, questione di un paio d'ore" si sposta i capelli su una spalla "non è poi così terribile, ce la farai, ora devo andare, sono giá in ritardo per colpa tua" mette via il telefono senza aspettare una risposta dalla persona all'altro capo e torna a guardarmi sfoggiando il suo grosso sorriso, si alza gli occhiali da sole sulla testa e lascia scoperti i suoi occhi azzurri, con la forte luce del sole assumono il colore chiaro del ghiaccio, potrei rimanere ore a guardarli, ipnotizzato e catturato
"Mi dispiace davvero tanto, avrei dovuto avvisarti"
"Non c'è problema, ora sei qui" le sorrido
"Ti chiedo ancora scusa"
"Non ci sono Ellie e Charlie? Credevo sarebbero venute con te" il suo sorriso si smorza leggermente
"No, ho pensato sarebbe stato meglio essere solo noi due, è un problema?"
"No no, affatto, entriamo?" Lei annuisce ed io le faccio strada verso l'entrata, lo ammetto, sono sollevato nel vederla da sola, è interessante passare del tempo con lei, non saprei neanche dire il perchè, forse perchè è così diversa da me, è sempre così distratta, confusa, ma allo stesso tempo sicura e decisa
"Cosa prendi?"
"Un caffè normale" le rispondo riprendendomi dai miei pensieri
"Un caffè normale e uno doppio"
"Che ne dici se andiamo a berlo da qualche altra parte?" Le propongo notando le troppe persone racchiuse nel bar, lei mi sorride ancora una volta e avvisa il barista di preparare due bicchieri da portare via.
Al momento di pagare prendo il portafoglio dalla tasca posteriore dei miei pantaloni, ma Alexandra mi ferma subito
"Ho detto che avrei offerto io"
"Non devi, sul serio" afferro la banconota con due dita
"Logan, no" mette una mano sulle mie e le allontana in modo da poter pagare da sola "te lo devo" la lascio fare, è anche parecchio testarda.
Ci ritroviamo a passeggiare uno accanto all'altro lungo le vie di New York, ci facciamo strada tra la folla che cammina nel senso opposto cercando di scambiare qualche parola sino a quando arriviamo all'entrata di Central Park.
Finalmente riusciamo a camminare tranquillamente lungo il largo viale alberato e ci sediamo sulla prima panchina libera che troviamo
"A volte odio New York" dico prendendo un sorso di caffè
"Se non fosse così caotica non sarebbe più New York" mi risponde semplicemente con un leggero sorriso sulle labbra
"Come stanno andando le cose?" Lei sospira
"Vanno, non è per niente semplice, ma piano piano migliorano" appena finisce di parlare sbadiglia portandosi una mano davanti alla bocca e poi prende una grossa sorsata dal suo bicchiere
"Hai fatto le ore piccole?" Mi rivolge subito lo sguardo ed accenna una risata
"Diciamo di sì, parecchi incubi" abbassa lo sguardo per nascondere il viso, non c'è più il suo sorriso, ha la stessa espressione che aveva quando l'ho incontrata in ospedale
"Ieri Charlie sembra essersi divertita" cambio discorso, odio quello sguardo, l'ho vista piangere talmente tante volte in pochi giorni che la conosco, gli occhi rossi e gonfi, spenti. Invece ricordo ancora la sua espressione quando mi ha scontrato e mi ha fatto rovesciare il caffè. Quel giorno ero nervoso, la giornata era iniziata male e non stavo guardando dove andavo, avevo appena discusso con un avvocato che aveva concesso l'affidamento di una bambina al padre, nonostante tutti sapessero quanto fosse violento quell'uomo. Stavo camminando per i fatti miei mentre cercavo un modo di dare a quella bambina una famiglia in cui vivere serenamente, quando Alexandra mi scontrò. In condizioni normali le avrei detto che non era nulla, era solo una camicia, lei sembrava veramente dispiaciuta, invece le ho risposto male, me ne sono andato di fretta lasciandola lì, con i suoi occhioni azzurri. L'unica cosa più bella dei suoi occhi è il suo sorriso, la prima volta che l'ho visto ho pensato di volerla vedere sorridere in ogni momento, ma con tutto quello che ha passato è raro vederla sorridere in modo sincero. La maggior parte delle volte si sforza di farlo, si limita a piegare le labbra verso l'alto per far vedere che sta bene
"Assolutamente, è arrivata a casa e continuava a parlare di come le fosse piaciuto essere una principessa, le è piaciuto il vestito, il set e anche il cavallo, non penso di averla vista così felice da quando..." si interrompe per un secondo scrollando leggermente la testa "non vede l'ora di vedere le foto"
"Non sono ancora riuscito a farle sviluppare"
"Non c'è fretta"
"te le farò avere al più presto e spero di non averle rovinate"
"impossibile, bastava premere un pulsante, era a prova di idiota" appena finisce la frase mi guarda rendendosi conto di ciò che ha appena detto "non intendevo dire che tu sei idiota"
"lo spero bene" rido bevendo ancora il caffè "Tu hai cominciato a liberare la stanza che usi come studio?"
"si" sospira con una leggera smorfia "so che è la cosa più giusta da fare, ma da quando sono arrivate Ellie e Charlie ho dovuto camboare totalmente la mia vita e so che cambierá ancora. Ero così abituata a stare per conto mio, ad avere i miei spazi, dovevo adattarmi solo ai miei impegni e alle mie abitudini. Ora tutto ciò che faccio devo farlo pensando ad altre due persone ed ho il terrore di sbagliare" i suoi occhi si velano di paura, può sembrare sicura di se, ma quando si tratta delle sue nipotine diventa la persona più fragile ed insicura di questo mondo
"Alex, te l'ho giá spiegato, ce la farai, adesso è difficile perchè sei nel pieno del cambiamento, devi solo abituarti" annuisce fissando il marciapiede di fronte e poi torna con lo sguardo su di me
"parlami un po' di te"
"di me?" chiedo sorpreso "perchè?" lei scrolla le spalle e sorride
"se non ti va basta dirlo"
"no no, solo non so che dire"
"hai sempre voluto fare l'assistente sociale?"
"sì, ho sempre voluto aiutare le persone, specialmente i bambini, questo lavoro mi permette di aiutarne tanti"
"e non hai mai voluto fare qualcos'altro?"
"in realtá mi sarebbe piaciuto fare il medico, ma non penso di avere abbastanza stomaco per alcune situazioni" ammetto, lei si mette a ridere "e quando avevo 5 anni avrei voluto tanto diventare un grande attore di Hollywood" la sua risata aumenta e manda la testa all'indietro senza riuscire a trattenersi "ehi, ti prendi gioco dei sogni di un povero bambino?" protesto senza riuscire a nascondere un sorriso
"scusami, mi dispiace" tenta di fermare le risate "non volevo"
"non importa, mi piace sentirti ridere" Logan! usa il cervello prima di parlare, non riesco a guardarla per vedere la sua reazioni, perchè l'ho detto?
"erano comunque sogni molto ambiziosi" interrompe il silenzio, spero non si sia accorta di quello che è uscito dalla mia bocca, ma credo sia solo troppo gentile per farlo notare più del dovuto
"tu invece hai sempre voluto fare la fotografa?"
"sì, sempre e solo quello, ho sempre pensato che se non fossi riuscita a trasformare la fotografia in un lavoro sarei finita a fare qualcosa che avrei odiato, quindi mi sono impegnata per fare qualcosa che mi piace"
"lavori per qualche agenzia?" scuote la testa sorseggiando ancora il caffè
"no, mi procuro da sola i lavori, almeno il guadagno va interamente a me e Rachel mi da una mano, mi occupo principalmente di servizi di moda, mi muovo abbastanza bene in quell'ambiente"
"ed è quello che hai semepre sognato?" si prende qualche momento per rispondere, guardo il profilo del suo viso, è così rilassata quando parla di ciò che ama
"ciò che vorrei veramente è esporre le mie foto in una mia mostra, fotografo tutto in ogni momento della giornata, ho sempre la macchina fotografica con me, anche in questo momento"
"potresti farlo"
"no, soprattutto non dopo quello che è successo, una mostra significa tanto denaro, tante conoscenze, io non ho nulla di queste cose, per ora è un traguardo molto lontano" fa una piccola smprfia con le labbra e poi scrolla le spalle. Il suo telefono squilla un'altra volta, lo prende dalla borsa e sbuffa guardando lo schermo
"mi sa che devo tornare a casa"
"hai lasciato Eleanor e Charlotte con il tuo ragazzo?" quell'ultima parola mi esce con difficoltá dalla bocca, non so spiegarne il motivo, non me lo chiedo neanche, non saprei che cosa rispondermi
"chi, Simon? No, assolutamente e poi non è il mio ragazzo" chiude la borsa e se la mette sulla spalla alzandosi, mi alzo anche io
"ah, beh credevo lo fosse, è uscito da casa tua.."
"lo so, ma non lo è, diciamo che le relazioni serie non fanno per me, adesso c'è Rachel a casa e continua a chiamarmi per pregarmi di tornare, non ama molto i bambini" annuisco sentendo un peso sullo stomaco dissolversi
"grazie per il caffè"
"te ne dovevo uno e forse dovrei ricomprarti anche la camicia" sorrido scuotendo la testa
"mi basta il caffè"
"allora ci vediamo"
"credo passerò tra qualche giorno per un'altra ispezione, devo ancora completare il rapporto sul tuo caso"
"certo, e questa volta sará tutto perfetto" indossa gli occhiali da sole "ciao Logan"
"salutami Eleanor e Charlie" la guardo allontanarsi, mi trattengo più del dovuto a studiare la sua camminata, a guardarla sembra una ragazza del tutto normale, con la sua vita semplice, invece nasconde molto di più ed io voglio conoscerla.

Appena arrivo di fronte al portone del mio palazzo incontro Dean che sta uscendo con la chitarra sulle spalle e gli stessi capelli arruffati di quando si è svegliato
"giá di ritorno?"
"era solo un caffè" rispondo
"e i tuoi occhi luminosi dove li hai lasciati?"
"di cosa stai parlando?"
"prima di uscire di casa ti brillavano gli occhi, ora sono esattamente adatti alla tua faccia da idiota" mentre lo sorpasso gli tiro una spallata
"smettila"
"quella tizia ti fa davvero male, non ti ho mai visto così"
"Alexandra"
"quando comincerai a non correggermi più sul suo nome sarò più tranquillo" ride cominciando a camminare per allontanarsi. Scuoto la testa mentre salgo le scale, Dean non sa cosa sta dicendo, io sono quello di sempre e Alex è solo una ragazza che sto aiutando.

- - - Angolo Autrice - - -
MI DISPIACE DAVVERO TANTO!!
Scusatemi, sono in tremendo ritardo, ma come vi ho detto il tempo si è dimezzato, cerco di scrivere un po' tutti i giorni, ma sono parecchio indietro.
Ho riletto mille volte questo capitolo e ancora non mi soddisfa, lo avevo immaginato diverso, quindi vi devo chiedere ancora scusa per lo schifo che è uscito, spero possiate apprezzarlo lo stesso. Come avrete ben capito non so se riesco a far uscire un capitolo a settimana, quindi quando avrò qualcosa di pronto lo pubblicherò e spero di portarvi presto il capitolo 8.
Continuate a farmi sapere cosa ne pensare e grazie a tutti quelli che mi sostengono.
Un bacio.

In a minute all the world can changeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora