𝐟𝐢𝐧𝐚𝐥━ 𝐢'𝐦 𝐢𝐫𝐨𝐧 𝐦𝐚𝐧.

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final
❛❛i'm iron man❜❜




-Possiamo dire che tutti conoscono i fatti accaduti alla Stark Industries ieri sera. Ci sono state voci ancora non confermate che un prototipo robotico, per via di un malfunzionamento, abbia causato danni al reattore arco.-
Rhodey aveva cominciato così il suo discorso alla conferenza stampa, cercando così di spiegare al meglio cosa fosse successo la notte precedente alla Stark Industries e allo stesso Tony Stark.
Il miliardario, insieme alla moglie e alla figlia, si trovava all'interno di una stanza d'attesa pronto a fare la sua dichiarazione sull'accaduto al mondo intero.
-"Iron Man" è orecchiabile, suona bene. Vero tesoro?— chiese Tony alla figlia restando seduto su una sedia a leggere il titolo di giornale che aveva tra le mani. —Tecnicamente non è esatto... l'armatura è composta da una lega di oro e titanio ma come immagine la definirei evocativa, non trovi?—.
La più piccola era in piedi difronte alla televisione con le braccia incrociate. Stava ascoltando attentamente le parole del migliore amico del padre ma a un certo punto non riuscì a trattenere un verso di noia.
—Perché Rupert sta dicendo che è stata una guardia a salvarti papà? Sei tu che hai salvato il mondo mica una guardia tipo come Happy— disse girandosi in direzione di Tony e di Elizabeth che stava provando a coprire con un filo di correttore le ferite sul volto del marito.
-A proposito di questo...- intervenne a un certo punto Phil Coulson avanzando verso la famiglia per tendere un piccolo foglio in direzione di Tony. -Ecco il suo alibi-.
-ok..- disse insicuro Stark afferrando quel pezzo di carta.
-Lei era sul suo yacht...- cominciò a spiegare l'agente senza distaccare l'attenzione dal miliardario.
-Si.-
-Dai documenti risulta che ha passato la notte ad Avalon, abbiamo le testimonianze di 50 ospiti- continuò Phil.
-Sa, stavo pensando che forse sarebbe meglio dire che eravamo solo mia moglie ed io- propose Tony lanciando poi un'occhiata a Elizabeth -noi da soli.. su un'isola-.
-E senza di me- aggiunse Haylee andandosi a divaricare contro l'unico divano presente nella stanza. -Passerò la mia vita con Happy- sospirò quest'ultima quasi rassegnata del fatto di non essere presente nell'alibi proposto da suo padre.
Coulson guardò la piccola e fece un cenno con la testa. -Non dirà questo perché è andata così-.
-Va bene- si arrese Tony.
-La legga, parola per parola.-
Stark fece come chiesto dando un'occhiata alle parole scritte sul foglio. -Non parla di Stane- notò sconcertato.
-Se ne stanno occupando- lo informò -Lui è in vacanza. I piccoli aeri hanno un pessimo primato verso la sicurezza-.
-Comunque senza offesa ma concordo con mia figlia: trovo anch'io assurda la storia della guardia del corpo- ammise Tony -Lui, la mia guardia.. è un pò debole, non trova?-.
-Questo non è il mio primo rodeo, signor Stark- lo zittì l'agente sulla sua professionalità. -Lui si attenga alle dichiarazioni ufficiali e presto sarà tutto dimenticato. Ha ancora 90 secondi- disse infine accennando un piccolo sorriso prima di incamminarsi verso l'uscita.
Elizabeth lo seguì con lo sguardo. -Agente Coulson!-.
-Si?-. Phil si girò notando come la donna stesse avanzando verso la sua direzione, lontana da Tony e dalla figlia.
-Volevo ringraziarla per il suo aiuto, per ciò che sta continuando a fare per Tony...- disse la donna con tutta la sincerità e rispetto che aveva nei suoi confronti e nei confronti del resto degli Agenti.
-A questo serviamo- rispose prontamente l'agente ampliando il leggero sorriso. -Avrà nostre notizie.. avrà notizie dallo S.H.I.E.L.D.- disse infine abbandonando in modo definitivo la stanza.
-Bene- Elizabeth fece un respiro profondo e si avviò in direzione del divano, su cui era ancora poggiata Haylee, per afferrare la giacca elegante del marito.
-È il momento di andare in scena-.
Tony si sollevò dalla sedia con ancora gli occhi puntati sul foglio che aveva tra le mani. -Già, a dire il vero non è poi così male. Lo credo anch'io che non sono Iron Man- disse prima di dare le spalle a Elizabeth per permetterle di aiutarlo a fargli indossare la giacca.
-Non sei Iron Man- gli ricordò l'alibi la moglie.
-Lo sono..-.
-Non lo sei-.
-Va bene, come vuoi- disse sconfitto Tony sistemandosi i polsini della giacca. -Se io fossi Iron Man, avrei al mio fianco una donna che conosce la mia vera identità, nonché mia moglie, che continuerà ad avere per colpa mia un esaurimento nervoso per paura di temere la mia morte ma nonostante ciò continuerà ad essere fiera dell'uomo che sono diventato. Sarebbe in continuo conflitto e questo la renderebbe ancora più pazza di me- rivelò con un leggero sospiro mentre si avvicinava lentamente a lei.
-Sicuramente...- commentò Elizabeth trattenendo un sorriso nel frattempo che allontanava le mani dai vestiti di Tony, adesso perfettamente in ordine.  -È tutto signor Stark?-
Annuì. -Si, è tutto signora Stark-.




-E adesso il signor Stark ha preparato un suo intervento. Non risponderà a nessuna domanda, grazie-. Lo presentò Rhodey facendosi da parte per dare spazio al miliardario alla conferenza stampa colma di giornalisti e fotografi.
Tony si schiarì la voce sentendosi in quell'attimo spaesato e privo di parole per la prima volta.
-Ne è passato dall'ultima volta ma oggi mi atterrò al copione- cominciò il discorso alludendo all'ultima conferenza stampa tenuta da lui; quella che aveva dato inizio a tutto il caos che si era creato.
Stark sollevò il foglio e fece un respiro profondo. -Ci sono alcune congetture che mi vedono implicato negli avvenimenti accaduti in strada e sul tetto...-.
-Mi perdoni signor Stark. Vuole davvero farci credere che una sua guardia del corpo era dentro un'armatura ed è apparso opportunamente al momento giusto?- lo interruppe una voce che ormai conosceva più che bene. Christine Everhart era seduta in prima fila con uno sguardo colmo di presunzione e di sfida nei confronti del miliardario. Tony sapeva bene quanto la donna non lo sopportasse e la cosa era più che reciproca.
-So che possa disorientare ma una cosa è dubitare della versione ufficiale e tutt'altra cosa è denunciare accuse campate in aria o insinuare che io sia un supereroe...-.
-Io non ho mai detto che lei è un supereroe- rispose prontamente la giornalista negando con la testa.
Tony si bloccò. -B-bene perché sarebbe una cosa strampalata e.. e fantastica- sospirò infine cercando di controllare il suo discorso, le sue parole, i suoi pensieri, praticamente ogni parte di lui. -Io non sono uno che fa l'eroe. Mi pare evidente vista la mia lunga lista di difetti caratteriali, tutti gli errori che ho commesso... principalmente in pubblico-.
Era chiaro quanto Tony si stesse agitando mostrando la sua vulnerabilità e questo portò il migliore amico, ancora in piedi al suo fianco, ad avvicinarsi a lui. -Attieniti al testo- gli mormorò Rhodey all'orecchio.
Tony annuì. -S-si certo- rispose subito rimettendosi composto e tornando a rialzare il foglietto davanti al suo volto.
-La verità è che...- i suoi occhi seguirono le parole segnate sul foglio, quelle che aveva già letto più e più volte con l'intento di impararle quasi a memoria ma più quel testo entrava nella sua testa e più si sentiva confuso: perché doveva raccontare quella falsa? Perché non doveva far sapere al mondo cosa era successo davvero? Perché nascondere che lui fosse un eroe?
-...io sono Iron Man.-



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post-credit.
❛❛avengers❜❜

Erano passati un paio di minuti da quando l'allarme scattò all'interno della villa degli Stark.
Tony fortunatamente era da quelle parti quando gli era giunta notizia che qualcuno si fosse intrufolato all'interno della sua abitazione; moglie e figlia sembravano distanti da quella situazione.
Tony era sicuro che Elizabeth si trovasse alla Stark Industries a vigilare sulle nuove riparazioni dell'edificio e Haylee al cinema a guardare "Il cavaliere oscuro" in compagnia di Happy.
—Jarvis?— chiamò una volta dentro la villa il miliardario la sua intelligenza artificiale che non lo fece attendere nella risposta: —Bentornato a casa, signore—.
La voce di Jarvis suonò pimpante e limpida nelle prime parole fino a sfumarsi e zittirsi tutto di un colpo.
"Io sono Iron Man"— affermò una voce attirando l'attenzione di Tony. Una figura scura restò ferma di spalle rivolta all'enorme vetrata del salone. —Pensa di essere l'unico supereroe?— domandò voltandosi ma restando comunque nell'ombra. —Signor Stark, lei è entrato a far parte di un universo più grande, solo che lei non lo sa—.
—Chi sarebbe lei?— chiese senza staccare la sua attenzione sull'uomo. Solo dopo un pò si rese conto che quella figura aveva un occhio coperto da una benda nera.
—Nick Fury— rispose finalmente l'uomo continuando ad avanzare per mostrarsi alla poca luce che c'era all'interno di quella stanza.
—Ah..— farfugliò Tony non sembrando particolarmente sorpreso, nonostante non avesse idea di chi fosse.
—Sono qui per parlare dell'iniziativa Vendicatori—.

𝐄𝐋𝐄𝐌𝐄𝐍𝐓𝐒, 𝘵𝘩𝘦 𝘭𝘰𝘴𝘵 𝘢𝘯𝘥 𝘵𝘩𝘦 𝘤𝘩𝘰𝘴𝘦𝘯.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora