𝐭𝐡𝐫𝐞𝐞 ━━𝐢𝐧𝐟𝐞𝐜𝐭𝐞𝐝 𝐛𝐥𝐨𝐨𝐝.

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James Rhodes, dopo essersi impossessato dell'armatura Mark II e scontrato con lo stesso Tony Stark alla festa, fuggì per consegnare la corazza all'esercito. L'armatura venne fatta potenziare da Justin Hammer, in modo tale da essere pronta per l'esposizione alla Stark Expo, insieme al nuovo esercito creato da Ivan Vanko, il quale era convinto Hammer a non puntare su armature, bensì su droni da combattimento.
In realtà Vanko stava solo pianificando vendetta nei confronti di Tony che nel frattempo continuava a comportarsi in modi sempre più strani fino a quando venne contattato da Nick Fury, direttore dello S.H.I.E.L.D., dopo avergli rivelato che Nathalie Rushman era in realtà l'agente Natasha Romanoff sotto copertura, anche conosciuta come la "Vedova Nera", e dopo avergli affiancato l'agente Phil Coulson, Fury fornisce a Stark i vecchi appunti ed alcuni filmati del padre, che si scoprì essere un membro fondatore dello S.H.I.E.L.D.
Il miliardario guardò i filmati e gli appunti del padre non trovando nulla di così interesante rispetto a quanto gli aveva detto Fury,fin quando,nel momento in cui Tony aveva già gettato il quaderno con gli appunti nella pattumiera accanto a se, si sentì chiamare per nome ed alzò lo sguardo verso lo schermo notando che fosse proprio suo padre a parlare con lui. All'interno di quel filmato aveva nascosto un messaggio per Tony,messaggio in cui spiegava che la piantina alle sue spalle poteva rappresentare una semplice città del futuro ma che in realtà era tutta la sua vita,era la tecnologia del domani che con la tecnologia dei suoi tempi non sarebbe mai riuscito a completarla e quindi sarebbe stato compito di suo figlio risolvere quel rompicapo. Tony rimase sconvolto da quello che suo padre aveva detto scoprendo che fosse un'alternativa per alimentare il suo reattore ma rimase ancora più colpito dall'ultima frase detta dal padre, ovvero,che la sua più grande creazione era proprio lui.

-Signora Stark, suo marito...-.
L'assistente di Elizabeth era appena entrata all'interno dello studio per informarla dell'arrivo di Tony che non perse tempo a mostrarsi.
-Ciao tesoro, mi bastano pochi secondi- la informò Tony restando ancora vicino alla porta con un contenitore di fragole tra le mani.
Solo poche ore prima si era reso conto che la piantina del padre si trovasse alla Stark Industries, precisamente in quella stanza, ma l'obbiettivo di Tony non era solo quello di prenderla per completare il progetto ma anche di chiarire con la moglie.
L'aveva fatta grossa stavolta e la conferma gli era arrivata non appena notò lo sguardo non curante di Elizabeth.
La castana si trovava dietro alla scrivania a parlare al telefono e non ci aveva messo molto ad ignorare Tony.
-La ringrazio. "Bambi", giusto?- domandò all'assistente che dopo poco lasciò la stanza senza degnare anche lei di risposta a Tony.
Un sospiro esausto non tardò ad arrivare da parte di Stark. -Elizabeth possiamo parlare?-.
La donna era ancora rivolta da tutt'altra parte rispetto a Tony; continuava a non guardarlo e a non dare neanche attenzione alla televisione che parlava di lui e di come tutti fossero in dubbio sulla sua protezione. -Muto- ordinò Tony facendo così ammutolire il telegiornale.
-Bart, stammi a sentire! Non dirmi che abbiamo il miglior ufficio legale per brevetti se poi non possiamo andare fino infondo- proseguì Elizabeth al telefono muovendo nervosamente le dita contro la superficie della scrivania.
-Posso?- chiese Tony, consapevole che Elizabeth non gli avrebbe risposto neanche in quel caso. Girò attorno alla stanza coperta da scatoloni con all'interno cose sue e infine si soffermò in direzione dalla piantina, poggiata al muro. -Poi tolgo tutto-.
-Allora dì al presidente di firmare un'ordinanza. Ne parliamo alla Expo. Hammer ha detto che farà una presentazione domani sera- continuò Elizabeth sistemandosi meglio sulla sedia girevole della scrivania. -se Tony Stark ci sarà?-.
-Ci sarò?- domandò innocentemente il miliardario prendendo posto difronte alla scrivania di Elizabeth.
-No, non ci sarà- rispose infine lei mettendo fine a quella chiamata estenuante.
-Avrei tanto voluto...- confessò Tony facendo poi un sospiro profondo. -Finalmente hai attaccato! Possiamo parlare per almeno trenta secondi?-.
-Perché hai qualcosa da dire?- domandò Elizabeth facendo finalmente scontrare i suoi occhi chiari con quelli del marito. -Io al posto tuo starei in silenzio dopo ciò che hai fatto ieri sera-.
-Mi dispiace..- provò a iniziare il discorso Tony ma subito venne interrotto.
-Mi hai perfino cacciato di casa, ti rendi conto? Quando in realtà avrei dovuto prenderti io e cacciarti fuori!- esclamò visibilmente scossa Elizabeth. Di solito avrebbe parlato in maniera più tranquilla con la speranza che Tony capisse i suoi errori ma questa volta era fuori di sé.
Tony nel frattempo non riuscì a fare altro che distogliere lo sguardo a quelle parole e portarlo verso le sue mani, aggrovigliate a causa del nervosismo. Ricordava bene quella frase e anche il modo in cui aveva trattato Elizabeth la notte precedente, aveva tutte le ragioni del mondo di essere arrabbiata con lui, chi non lo sarebbe stato?
-Mi dispiace amore, mi dispiace da morire...ero ubriaco e so che non è nemmeno una giustificazione...io...-. Per la prima volta in tutta la sua vita, il miliardario, playboy,filantropo, non sapeva cosa dire. Aveva rimandato così a lungo la verità sul cosa gli stesse accadendo che adesso non sapeva come dire alla moglie che stava per morire.
-No, basta- negò con la testa Elizabeth -Io credimi ho provato a capire cosa cazzo ti passasse per la testa; in realtà l'ho sempre fatto però adesso non ci riesco più-.
Il tono di Elizabeth non risultò mai così fermo e deciso. Le faceva male anche a lei pronunciare quelle parole ma non trovava altra scelta. -Per me puoi prendere anche le tue cose in questo momento e andartene-.
Il volto di Tony si sollevò di nuovo in direzione della moglie. Sapeva bene di aver toccato il fondo, di essere stato il peggior marito e padre in quel periodo.
-No no no...Elizabeth ascoltami- cominciò allungando le mani in direzione della moglie, per afferrare quelle di lei che si scansò per non permettergli di toccarla. -Non posso perdere te e Gwen, io non posso...-.
-Avresti dovuto pensarci prima di comportarti come un ragazzino di dodici anni-.
-Avrei dovuto parlartene, avrei...- Tony si fermò di parlare sentendo i suoi occhi diventare lucidi e il petto bruciargli. -Avrei dovuto dirti tutto invece di affrontare i miei problemi come un adolescente...ma ho avuto paura, ho paura... -.
Si passò una mano sul volto per preparare se stesso alla rivelazione di quel segreto che ormai si portava dentro da settimane.
Un sospiro profondo uscì da Elizabeth e indietreggiò con la schiena per poggiarla sullo schienale della sedia; osservò il modo in cui Tony aveva pronunciato quelle parole. Sembrava davvero dispiaciuto. -Di cosa hai paura?- domandò questa volta con tono calmo.
-Di... - Tony si fermò e prese un respiro profondo per calmare il tremore della sua voce. -Di morire Elizabeth...Perchè sì, sto morendo-.
Era la prima volta che lo diceva in quel modo, ad alta voce e accettarlo era la cosa più difficile del mondo.
-Il palladio contenuto nel reattore mi sta avvelenando il sangue. In poche parole quello che mi tiene in vita mi sta anche uccidendo.
Ho cercato un modo per fermarlo ma non l'ho trovato. O almeno così credevo fino a poche ore fa.- Tony restò a guardare la donna che amava negli occhi nel frattempo che le lacrime gli bruciavano in gola. -Mi dispiace se non te l'ho detto, mi dispiace... Non riuscivo a dirti che avresti perso anche me dopo...d-dopo Jonathan. Non ci riuscivo...-.
Elizabeth era scioccata dalla rivelazione di Tony nonostante fosse a conoscenza già da tempo che gli stesse nascondendo qualcosa di importante, ma mai si sarebbe immaginata questo. Si sollevò dalla sedia sentendo un forte peso comprimerla tutto d'un tratto. Non sapeva cosa dire mentre i sensi di colpa iniziavano a mangiarla viva.
-I-io non lo so se mio padre ha ragione,non lo so, però credimi, farò di tutto, di tutto, per poter vedere crescere nostra figlia e ti prometto che migliorerò come marito e come padre-.
A quelle parole il miliardario non riuscì più a trattenere le lacrime, che senza che lui se ne accorgesse cominciarono a scorrergli lungo le guance:-Ti prego non lasciarmi...ho bisogno di te, io ho bisogno di te. Tu e Gwen siete la cosa più preziosa che ho-.
Elizabeth tornò a guardarlo, fino a quell'istante era rivolta di schiena per osservare distrattamente la vetrata dello studio che mostrava tutta l'azienda della Stark Industries.
Si avvicinò lentamente a lui per afferrargli dolcemente il viso e mostrandogli, dopo tanto tempo, le lacrime che stava trattenendo da giorni. -Mi dispiace.. scusami se non sono riuscita a capirti- disse. Non era solito mostrarsi così debole; in tutta la sua vita aveva pianto pochissime volte e la maggior parte di quelle era stato per Jonathan.
-No...non avrei dovuto trattarti in quel modo, non avrei mai dovuto.- Affermò negando con il capo. Il suo atteggiamento non era in alcun modo giustificabile, neanche in punto di morte. -E mi dispiace anche per Gwen...non volevo che mi vedesse in quelle condizioni-.
-Non fa niente..- continuò Elizabeth a tranquillizzarlo poggiando la fronte contro la sua. Non riusciva ancora a crederci di non essersi accorta del vero malessere di suo marito. Non era in grado di pensare una vita senza di lui, non ci riusciva e neanche voleva farlo.
-Quel cocktail, il piccolo pinguino, avrebbe dovuto lanciarlo a me-.
Il pensiero della figlia, con il suo pigiama, lo fece sorridere in mezzo alle lacrime e sembrava proprio una metafora della sua vita. Era stata Gwen a ridargli il sorriso dopo la morte del figlio e continuava a farlo, ogni giorno, anche nei piccoli momenti di sconforto.
Elizabeth ridacchiò al ricordo della figlia mezza sbronza in giro per l'hotel. A malapena erano riuscite a dormire quella notte; Haylee non faceva altro che muoversi e agitarsi per poi rendersi sempre conto che non fosse il modo esatto per superare quel senso di nausea. Un breve sospiro da parte della donna solleticò il volto del miliardario mentre lentamente allontanava quel pensiero per averne un altro.
-Tony, affronteremo anche questo insieme-.
Tony annuì scontrando il suo naso con quello della moglie. Il peso sul suo petto si alleggerì, così come il suo dolore, perchè adesso sarebbero stati in due a sorreggerlo. Tony ci sarebbe riuscito, ora ne era sicuro, sarebbe riuscito a guarire. -Sì...-.
-Signora Stark?-.
La porta dello studio si spalancò all'improvviso mostrando "Natalie" pronta ad entrare al suo interno che però, una volta notata la situazione intima tra Tony ed Elizabeth, si bloccò. -Mi dispiace, non volevo interrompere il vostro momento-.
-Nono, tranquilla-. Elizabeth si ricompose mettendosi in piedi. -Vieni pure-.
Ricevendo il consenso, Natalie tornò ad avanzare nello studio lanciando uno sguardo a Tony.
-Decolla fra 25 minuti-.
Gli occhi del miliardario evitarono di scontrarsi con quelli di Natalie, a maggior ragione dopo aver notato una piccola figura al fianco della porta.
-Ciao papà-.
Haylee era appena entrata, seguita da Happy; a differenza della notte precedente, la piccola Stark, indossava una tuta nera sportiva.
Era bellissima, con quei suoi lunghi capelli castani a decorarle il volto delicato.
-Amore mio- le sorrise Tony alzandosi dalla sedia per raggiungerla e prenderla in braccio come era solito da lui fare.
Haylee lo strinse forte a sé mentre il padre le lasciava un delicato bacio sulla testa. -Non ti nasconderò più nulla tesoro- disse quest'ultimo a Elizabeth lanciando un'occhiata a Nat. -Quindi non ti nasconderò che la qui presente Natalie Rushman è in realtà l'agente dello Shield Natasha Romanoff alias la vedova nera-.
Elizabeth sentendo la frase detta dal marito,distolse lo sguardo dall'agente Romanoff per porla su di lui. -E da quanto sai questa cosa invece? Era per questo motivo tutta quella voglia di assumerla? Tutti quei discorsi sul suo "Curriculum"?-.
Non appena il miliardario stava per rispondere  Natasha aprì bocca intromettendosi nel discorso. -No,posso assicurarle che suo marito non sapeva nulla di tutto ciò. Nick Fury mi ha affidato a lui quando si è ammalato.- Portò di nuovo gli occhi su Tony. -Così,abbiamo trovato un modo per aiutarlo e se lui collabora sarà molto presto come nuovo, In oltre...Mi ha detto anche di tenere d'occhio lei-. La sua bocca formò un sorrisetto non appena i suoi occhi incrociano quelli di Elizabeth. -Dice che lei nasconda qualcosa...non è la semplice moglie del miliardario Tony Stark o il capo delle Stark Industries ma bensì qualcosa di molto più grande. Qualcosa che potrebbe esserci utile.-











Stark, grazie ai consigli del padre, riuscì a costruire un acceleratore di particelle con il quale sintetizzò un nuovo elemento in grado di alimentare il Reattore Arc al posto del palladio.
All'improvviso Tony Stark ricevette una chiamata da Ivan Vanko dallo stabilimento delle Hammer Industries. Vanko avvertì Stark promettendogli vendetta; Tony, capendo le sue intenzioni, assemblò subito la nuova armatura, la Mark VI.
Con il nuovo elemento nel torace, che era riuscito a ripulire completamente il suo sangue, Iron Man si recò alla Stark Expo, dove Vanko, nel bel mezzo della presentazione di Justin Hammer, prese il controllo dei droni e dell'armatura di Rhodey.
Elizabeth e Nat, notando la situazione, andarono dirette dietro alle quinte della presentazione trovandosi faccia a faccia con Hammer.
Elizabeth stufa del comportamento di Justin, intenzionato a cacciare le due donne, lo afferrò sbattendolo di colpo contro il tavolo e iniziò a minacciarlo chiedendogli chi ci fosse dietro a tutta quella situazione.
L'uomo rivelò di Ivan e, dopo aver risposto alla domanda dove si trovi quest'ultimo, Natasha Romanoff, in compagnia di Happy Hogan, raggiunsero lo stabilimento delle Hammer Industries; posto in cui Ivan Vanko comandava i droni.
L'agente Romanoff riuscì a sbloccare l'armatura di Rhodey ma Vanko era fuggito.
Dopo un combattimento di enormi proporzioni, Iron Man e War Machine distrussero tutti i droni di Hammer per poi trovare e affrontare lo stesso Vanko, presentatosi con un'armatura completa dotata di fruste elettriche molto potenti. Sconfitto dagli avversari, Vanko fece esplodere l'intera area della Stark Expo in cui si trovava ancora al suo interno Elizabeth. Tony la salvò  portandola su un tetto e finalmente, una volta soli, la donna non perse tempo a chiedere le dimissioni da capo delle Stark Industries facendo tornare il miliardario come capo. Tony accettò dando dopo un enorme agonia un bacio ad Elizabeth.

𝐄𝐋𝐄𝐌𝐄𝐍𝐓𝐒, 𝘵𝘩𝘦 𝘭𝘰𝘴𝘵 𝘢𝘯𝘥 𝘵𝘩𝘦 𝘤𝘩𝘰𝘴𝘦𝘯.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora