7.Domenica di emozioni

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Finalmente domenica è arrivata. Alzarsi tardi, rilassarsi dopo aver avuto una lunga settimana di lavoro, stare con la famiglia e non pensare assolutamente a niente, non ci sono problemi solo pace e tranquillità tutto questo è la domenica. Vorrei che ogni singolo giorno fosse domenica, ma poi nessuno lavorerebbe più e il paese andrebbe in rovina. Poi la domenica accade sempre qualcosa, non lo so perchè, può essere una cosa importante o meno ma accade. Scorgo l'orologio sul comodino e sono le 8:30. Io sono veramente strana perchè aspetto la domenica per riposarmi e poi mi sveglio presto. Ho come l'innefrenabile voglia di fare qualcosa.
Mi metto addosso una canottiera bianca, giacchettina a quadri rossa, pantalone nero e delle vans rosso scuro.
Esco subito fuori in corridoio per vedere se anche Jonathan si sia già alzato , e invece lo trovo vuoto. Me ne scendo di sotto e sento qualcuno canticchiare in cucina, ma non è la voce di mio padre, entro e sta girato di spalle Jonathan intento a preparare qualcosa o quella che dovrebbe essere la colazione "Buongiorno!!" "Già ti avevo sentita arrivare, siediti che adesso è pronto" "Ho una domanda da farti" si avvicina con una padella in cui c'è una frittella e me la mette nel piatto "Puoi chiedermi tutto quello che vuoi" "I nostri padri dove sono??" "Ah si, mi hanno detto di dirti che non ci saranno quasi per tutta la giornata per una faccenda da sbrigare sempre per il matrimonio" addento la frittella "Com'è?" me lo chiede come se fossi un giudice di cucina "Buona" "Scusami ma è l' unica cosa che so cucinare, sai mio padre è più appassionato di me in cucina" "Si infatti". "Quei due ho l'impressione che ci abbiano lasciato soli apposta stamattina" constata "Anche secondo me" arrossisco senza motivo, abbassa lo sguardo, probabilmente ci sentiamo entrambi in imbarazzo. "Come va la faccia per... la pallonata intendo" "Meglio di ieri sicuramente, grazie" "Come vogliamo occupare oggi il nostro tempo libero?" "Non lo so" "Nemmeno io" ridiamo. "Certo che abbiamo molta fantasia eh?!" mi guardo in torno per cercare qualcosa da fare "Oggi vorrei rimanere a casa veramente" gli dico "Mh... che noia" "Dai ci sarà qualcosa che fai a casa tua no?!" "Se ho del tempo libero gioco a scacchi con mio padre ma con delle belle giornate come si fa a stare a casa?" "Si hai ragione ma non mi viene in mente proprio niente" "Hey stavo pensando stasera una volta che i nostri padri vanno a letto noi potremmo guardare un film horror se ti piacciono" "Oh si, nessun problema" è un problema eccome. Una volta ne vidi uno con mio padre ed era veramente bruttissimo infatti sono addirittura svenuta, ma non posso riufiutarmi di fare una cosa che comunque tutti trovano divertente da fare con un amico quindi dovrò fare buon viso a cattivo gioco. "Ho trovato qualcosa da fare" vado a frugare in un cassetto nel salotto "Che hai in mente?" tiro fuori un album di fotografie "Visto che ci dovremmo sposare penso che tu debba conoscere qualche parente almeno di vista" "Si hai ragione ottima idea" "Bene iniziamo".
Passiamo un'ora e mezza a sfogliare l'album della mia famiglia. Devo dire che più compleanni faccio e più le persone diminuiscono. Ride "Non immaginavo che in questa famiglia foste così numerosi" "Potremmo fare tranquillamente una squadra di football" "Quando eri piccola avevi la faccia da piccola peste" gli lancio un cuscino in faccia "Vuoi la guerra eh" prendo un altro cuscino di corsa e corro dall'altra parte del divano mentre lui si è munito di due cuscini "Non ho paura di te, fatti sotto" me ne lancia uno e mi sfiora "Pessima mira" neanche finisco la frase me ne arriva uno in pieno viso. Corre verso di me, cerco una via di fuga e l'unica che riesco a prendere è quella delle scale che portano di sopra, mi segue ed è veloce. Mi rifugio nella stanza da letto di mamma e papà, a mia sorpresa entra e gli lancio un cuscino del letto "Mamma non ti ha detto che si bussa" si mette dall'altra parte del letto, guardo la porta e la guarda anche lui, ci fissiamo per un attimo e poi corro più veloce che posso e mi aveva quasi preso la maglietta ma inciampa nel tappeto del corridoio "Tanto lo sai che ti prendo". Approfitto e vado di sotto e mi nascondo nell'armadio dei cappotti all'entrata, ansimo "Sherley dove sei?" ha un'inflessione di voce come quella di un film horror "Non puoi nasconderti a lungo, ti troverò" cerco di calmare il respiro per non farmi sentire ed è sempre più vicino all'armadio ma poi cambia strada e si dirige in cucina. Colgo l'opportunità per scapparmene in camera mia ma mi prende per il braccio "Colta sul fatto" mi dimeno per scappare alla presa e indietreggiamo entrambi fino a che non ci accorgiamo che dietro di noi c'è il divano e ci cadiamo sopra uno sull'altra. Ridiamo "Te l'avevo detto che ti prendevo" "Ok mi arrendo" mi sposta un capello dietro l'orecchio "È meglio che mettiamo tutto a posto" "Ti ho fatto male al braccio?" "No non preoccupparti sto bene, ora però dovresti alzarti sennò non posso alzarmi" "Ammetti che invece vorresti rimanere così" "No" "Bugiarda" "È la verità e ora lasciami alzare." si sposta "Perchè sei così cinica era per prenderti in giro" "Si certo" "Senti io metto a posto il divano e tu vai nella camera da letto" "Si" me ne vado svelta perchè mi sento in imbarazzo.
Mentre metto in ordine il letto si ferma davanti lo stipite della porta con le braccia conserte e un sopracciglio all'insù "Che guardi?" "Te o vedi altre persone nella stanza?!" "Spiritoso e perchè mi guardi?" "Perchè mi va" "Non è una risposta" "Va bene chiudo gli occhi, contenta??" sorrido "Aprili scemo" "Ammetilo sono simpatico" "La simpatia di un ornitorinco" ride "Questa è un'offesa agli ornitorinchi lo sai" "Fammi passare per piacere" si sposta e mi segue "Smettila mi metti ansia" mi giro non c'è "Ma dove sei finito?" si apre di colpo la porta dello stanzino scricchiolando "Mi hai fatto prendere uno spavento" si avvicina sorridente mi prende i fianchi "La ragione per cui ti guardavo prima è..." squilla il telefono "Qual è?" "Vai a rispondere non importa" "Vado e torno".
Rispondo a telefono "Pronto chi è?" "Piccola mia come sta andando?" "Ciao papà, dove siete?" "Stiamo decidendo gli addobbi floreali e dopo questi dobbiamo passare in pasticceria per l'ordinazione della torta e un'altro servizio che al momento non ricordo" dal telefono si sente la voce del signor Frederick che chiede di parlare col figlio "Frederick vorrebbe parlare a Jonathan" "Glielo passo subito" lo chiamo e gli passo il telefono. Nel frattempo cerco di trovare qualcosa da mettere sotto i denti e trovo del tonno e decido di fare due panini insalata, maionese, fette di pomodoro e tonno. Torna dalla telefonata "Non sanno a che ora torneranno" "Ti posso offrire solo un panino per pranzo" "No va bene" "Hey va tutto bene?Ti vedo giù" "Non è niente che ti riguarda" "Scusa se cerco di aiutarti eh?" "Non ho bisogno del tuo aiuto" "Sai che ti dico mi è passata la fame, vado a farmi i cavoli miei così non ti disturbo più" metto il panino in un piatto e lo ripongo nel frigo e lo lascio solo col capo chino. Mi chiedo come si possa cambiare umore dopo 5 secondi, ma chi si crede di essere, allora il mio intuito non sbaglia mai è solo uno sbruffone pieno di sè. Stamattina era un altro ed era sereno e ora cosa deve essere accaduto per farlo cambiare così. Nell'altra stanza lo sento sbattere qualcosa a terra e decido di intervenire "Che cosa è successo?" lo trovo sul letto con la faccia nelle mani "Ho sentito un tonfo per terra" "Ho sbattuto la mia valigia per terra, ora puoi tornare a farti i cavoli tuoi" mi avvicino e mi inginocchio "Hey dai cosa c'è, dimmelo prima che mi sfasci casa" "Vai via per favore" ha la voce strozzata e penso sia sull'orlo di piangere. Gli prendo le mani e gliele stringo e gli do un bacio sulla guancia e lo abbraccio, all'inizio rimane esterrefatto e poi mi stringe forte "Per qualsiasi problema io sono qui, non vado da nessuna parte" scoppia in lacrime e continua a stringermi forte "Grazie Sherley ma non c'è rimedio alla cretinaggine degli uomini" "Perchè dici così" "Il mio migliore amico è morto per uso di stupefacenti, ha cominciato due mesi fa e non ha più smesso. Prima di venire qui avevamo litigato per quel motivo e oggi l'hanno trovato morto a casa sua con una siringa nel braccio" "Mi dispiace molto per te, posso capire come ti senti in questo momento ero così quando mamma è morta ed era straziante ma non preoccuparti ti aiuterò a superare tutto se vuoi" si scioglie dall'abbraccio e mi prende il viso tra le mani e mi accarezza la guancia col pollice "Grazie Sherley" "Hai mangiato?" "No" "Adesso andiamo di sotto e ci finiamo i miei panini magici che fanno passare la tristezza" fa un piccolo sorriso "Ok" lo prendo per una mano e lo trascino con me.
Il pomeriggio ci mettiamo un po' sul divano e mi parla del suo amico Dylan, che come mi racconta lui era un ragazzo pieno di energia e divertente, andava dietro a tante ragazze e mi ha fatto vedere anche una sua foto sul cellulare ed era un ragazzo carino. Biondo con occhi azzurri e aveva il suo stesso fisico, mi ha detto che stavano sempre insieme e infatti li chiamavano i gemelli diversi. Poi propongo di accendere la TV così che si distraeva un po', dopo cinque minuti era crollato. Mi avvicino perchè vedo che è turbato nel sonno, mi accovaccio sotto il suo braccio e mi appoggio al suo torace e pian piano prendo sonno anche io.
Quando mi sveglio non c'è più e sono stesa sul divano da sola, mi guardo in giro per vedere dove sia e non c'è da nessuna parte. Vado in cucina e c'è mio padre "Buon pomeriggio Sherley, se ti stai domandando dove sono i nostri ospiti sono andati a casa loro per un problema con un amico di Jonathan e tornano domani o stasera dipende come si mette" "Ah peccato" "Vi abbiamo trovato a dormire insieme cosa è successo oggi eh?!" "Niente siamo crollati sul divano" "Sherley io lo so che tu ti sei innamorata di lui, te lo leggo negli occhi" "Ma quando mai, siamo amici" "Un amico speciale a quanto pare" "Ma finiscila papà" "Sherley sono tuo padre e lo so quando menti e quando mi dici la verità" "Mi sta solo simpatico tutto qui" "Quindi ammetti di esserti divertita quando sei uscita con lui e che era tutta una farsa" "No... Forse ma non tanto" "Va bene ho capito, ti piace" "Siamo solo due amici e ora se permetti vado a fare i compiti che mi hanno dato" "Ok piccola".
La sera arriva e ancora nessuna notizia di Jonathan quando ad un tratto squilla il telefono "Pronto" sono al settimo cielo "La signora Fiore?" "No ha sbagliato" e riattacco incavolata "Chi era?" "Hanno sbagliato. Papà scusa ma non ho fame stasera resto in camera mia" "Lo so io che hai, le farfalle nello stomaco" "No non ho fame" mi fa il solletico "Ok vado anche io, ho sonno. Mi vuoi fare compagnia finchè non mi addormento?" "Certo paparino" "Allora andiamo". E così finisce una delle tante domeniche in cui ancora una volta è successo qualcosa.

Mi sono innamorata di mio marito Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora