XVII. Di Notte

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Zalia

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Non riusciva a chiudere occhio quella notte

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Non riusciva a chiudere occhio quella notte.
Tutti i suoi pensieri erano focalizzati sul folle patto che aveva stretto con quel sicario, ancor più pazzo di lei e delle sue stupide idee.
Non aveva una soluzione.
Non aveva vie d'uscita.
Non sapeva dove trovare quella formula, né perché volessero avvinghiarcisi.

Si mosse nervosa nel letto. Lanciò le coperte all'aria. Aveva il cuore in gola e faceva improvvisamente caldo, sebbene mancassero pochi giorni ad Halloween.
Si mise seduta sul materasso, guardandosi intorno.
Yen non era ancora tornata, d'altronde erano appena le undici.
Doveva trovare una soluzione, qualcosa di quantomeno plausibile da consegnare a Maximillian senza farsi uccidere. Un falso che potesse avere delle sembianze reali. Non ricordava nemmeno più la propria scrittura. Avrebbe voluto urlare. Si passò le mani tra i ricci capelli, provando ad escogitare qualcosa che avesse un benché minimo di senso.
Si lasciò cadere nuovamente nel letto, affondando il capo nel cuscino.
Aveva un'opprimente sensazione al petto. Voleva gridare così forte da percepire le proprie corde vocali bruciare, ma la voce le moriva in gola.

Singhiozzò piano. Le lacrime le pizzicarono gli occhi, iniziando a scalfirle le guance, fino a bagnare le coperte. Si passò la manica del pigiama in volto, ripulendosi e sospirò. Doveva trovare una soluzione e anche alla svelta.

𝐅𝐚𝐦𝐢𝐥𝐲 𝐜𝐨𝐦𝐞𝐬 𝐟𝐢𝐫𝐬𝐭Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora