CAPITOLO CINQUE (PARTE UNO): FANGO E SANGUE

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Francia, colline delle Argonne, 26 Ottobre 1918.

Fango, melma, muschio e sangue.

Negli ultimi mesi ho visto molte cose, e questo fronte di guerra mi ha fatto venire alla mente molte domande per quanto riguarda i disegni che Dio vuole dipingere col nostro sangue.

Adesso siamo tutti al confine della nostra trincea, ad aspettare il momento della carica. In questi pochi secondi che mi rimangono (e probabilmente anche gli ultimi), mi limito a contemplare le forme che compongono questa foresta. È incredibile come la natura se ne fotta altamente degli esseri umani: se si riesce anche solo per un attimo il motivo per il quale si è qui, si potrebbe anche far finta di non vedere i tri corpi accasciati in giro, gli elmetti e gli arti dei caduti sparsi per l'erba e, in alcuni casi, sui rami più bassi degli alberi. Mai come in questi momenti mi sento così lontano dal cemento e dalle crepe dei muri che compongono il mio quartiere di New York.

Respiro con un affanno per poi espirare in una nuvola vaporosa l'aria gelida che mi ha pervaso i polmoni.

Un commilitone accasciato accanto a me mi da una pacca sulla spalla.

<< dai Lefty, fatti coraggio. Dobbiamo respingere quei cazzo di crucchi e vincere questa dannatissima guerra >>

Mi limito a far cenno di sì con la testa senza neanche girarla, mentre con la coda dell'occhio contemplo la cicatrice che copre anche la parte dove, almeno una volta, si trovava l'occhio sinistro.

Eravamo insieme quando è successo: non ci trovavamo molto lontani da qui quando una granata lanciata da un Prusso è esplosa non troppo lontana da lui, ma troppo vicina ad un albero. Una delle schegge di legno gli ha forato l'orbita.

Per quanto stia cercando di incoraggiarmi, posso vedere nell'unica pupilla che gli è rimasta lo sguardo di un ventenne terrorizzato. Posso quasi vedere le immagini di casa sua rimbalzare per tutta l'iride color nocciola. Mi ha parlato spesso di Dolores, sua madre, e delle due sorelle minori che lo aspettano a casa a braccia aperte. Tuttavia, se c'è una cosa di cui mi ha raccontato in particolar modo, è Samantha, la sua fidanzata. Ho perso il conto di quante volte ha promesso di tornare vivo da lei per poi sposarla e rimanere al suo fianco tutta la vita. Molto toccante...

Qui abbiamo tutti paura. Un giorno sopravvivi, quello dopo chissà...

Thomas, il soldato di fronte a me, non ha la minima idea di quante persone siano morte, o meglio, non lo sa bene quanto me.

Lui non ha la minima idea di quello che ho fatto, di quello che sono davvero...

Improvvisamente, nell'aria si ode uno stridio fortissimo, al che stringo istintivamente tra le mani il mio fucile springfield.

Quel suono...

Il fischietto del nostro comandante dà il segnale. Sentiamo le nostre stesse urla darci un minimo di carica e ci buttiamo nell'inferno.

La violenza che ho visto in queste scene è pari solo al fragore che ti sfonda i timpani. È così assordante che non si riesce nemmeno a sentire ciò che si pensa. Iniziando a correre, quasi subito riesco a vedere i ragazzi attorno a me che cadono come mosche. Thomas è alla mia destra, e come me cerca di passare nei punti dove, almeno a colpo d'occhio, sembrano i meno pericolosi, mentre nell'aria fischiano i colpi delle mitragliatrici che alzano piccole zolle di terra attorno a noi e i colpi dell'artiglieria prussa che cadono con dei tonfi fortissimi in punti che non riusciremmo mai a prevedere. Una delle salve cade vicinissima ad un ragazzo ad una ventina di metri davanti a noi. Subito dopo, vediamo il suo corpo frammentarsi in tanti piccoli pezzettini che, assieme al sangue, iniziano a piovere nei dintorni.

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