-Cosa vuol dire felice?

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"Samantha non è quella che credi,so che pensi che sia cattiva e ti capisco,non ti biasimo,è così,ma ho fatto un grande errore:credergli.
Non so perché ti sto raccontando questo,non so perché io mi stia fidando,ma so che ho bisogno di dirlo a qualcuno.
Accadde tempo fa,non troppo,circa nei mesi successivi alla festa nel capanno,Samantha aveva cominciato ad uscire con me di nascosto,anche se a me non piaceva,non mi piacevano i suoi modi di fare,le sue bugie,lei.
Mi costringeva,non mi sentivo leggero,volevo essere libero ma non potevo.
Alla fine delle lezioni veniva a casa mia quando non c'era nessuno,mi seguiva ovunque,negli autobus,trovava un posto isolato e..,insomma,penso tu sappia come lei sia e cosa voglia.
Io non potevo fare niente,avevo bisogno di lei, dovevo farlo.
E se te lo chiedi, si, ci conoscevamo molto prima del mio trasferimento in questa classe.
Da piccoli la sua famiglia ha aiutato la mia economicamente per dei problemi,poi,perdemmo i contatti dopo l'intervento dei servizi sociali che presero me e mia sorella. Successivamente riuscì a ricontattarmi assicurandomi una casa ed una famiglia,così,su due piedi,accettai.
Scoprii successivamente cosa fece mio padre naturale a mia madre mentre io e mia sorella eravamo chiusi in quella casa,a distanza da tutti e da tutto.
Lei voleva sempre il mio silenzio,sapevo che non potevo fare niente per fermarla,volevo solo vedere mia sorella felice."

Le lacrime solcavano acidamente il mio viso,tremavo e singhiozzavo ininterrottamente,volevo urlare ma non volevo essere sentita,volare ma non essere vista,sognare ma non addormentarmi.
Volevo sperare che non fosse vero,una finzione per farmi preoccupare,uno scherzo dei suoi soliti e forse poteva esserlo, ma così,su due piedi, non mi venne altro che piangere,sentivo che c'era qualcosa che non andava,solo,ora,cosa è successo durante lo spettacolo?

Mi appoggiai al muro quasi stupefatta,gli occhi guardavano le parole a scatti,da una parte all'altra,come se le lettere mi colpissero una alla volta su tutto il corpo,lasciandomi dei lividi. Finii per accasciarmi a terra,travolta dalle lacrime dovute ad un solo pezzo di carta, delle parole così sole e unite allo stesso tempo, la scritta d'inchiostro come per confermarlo.

Lèssi nuovamente l'ultima frase,cercando di trattenere le lacrime.

"...volevo solo vedere mia sorella felice."

Ora mi viene da pensare:

cosa vuol dire felice?

Una parola così semplice ed utilizzata che non ha significato,così complicata nella sua facilità.

Insomma,una persona è felice quando sta bene,quando si sente bene,ma una persona può essere vista felice?

Se io sono felice perché gli altri dovrebbero vederlo?Cosa gli cambierebbe?
Perché le persone rendono la felicità una cosa bella?

Anche la tristezza lo è,ricordare che anche nelle avversità si è qui, tenere conto del graffio della tristezza che ha attutito la ferita.

La felicità è momentanea,arriva e vola via,la tristezza non passa mai,si accentua.

Ma può davvero accadere che qualcuno diventi felice per altri?

Fare di tutto per una felicità astratta di qualcun altro?

Non ho mai pensato a qualcuno che lo facesse veramente,lo leggevo nei libri,lo vedevo nei film, ma non ho mai creduto alla sua esistenza.

Forse però,anche io posso vivere per la felicità di un altro,forse anche io posso sperare che qualcun altro diventi felice,come il magari.

A Gioia,la protagonista del mio libro, questa parola piace molto, "magari",parola intraducibile in altre lingue, lo sperare che qualcosa accada per rendere il tutto perfetto,la ciliegina sulla torta,questo immagino,il magari.

Magari posso rendere felice qualcuno,magari posso trovare qualcuno che mi renda felice.

-come Luna e stelle-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora